Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DRAGONE
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timo poema burlesco, rarissimo, non fu pubblicato che il primo canto.
Vedi Melzi, Bibliografia dei poemi e romanzi cavallereschi italiani (Milano 1838).
DRAGONE (mitol.). — 11 dragone è una delle creazioni più celebri della mitologia antica e del medio evo. L'importanza data a quest'essere nella storia favolosa presenta uno dei fenomeni più singolari della mente umana, in quanto la sua esistenza venne fermamente creduta dagli antichi d'ogni nazione così delle regioni orientali come delle occidentali. Incontrasi nelle allegorie sacre degli Ebrei egualmente che nelle leggende dei Cinesi e dei Giapponesi; e i poeti così greci come romani abbondano in descrizioni di quest'essere immaginario. E perciò troviamo che gli oscuri recessi dei numi del paganesimo e i boschi sacri erano guardati da dragoni; da essi era tirato il carro di Cerere, e da un dragone custoditoli giardino delle Esperidi. Ciro aveva fatto di quest'animale l'emblema della milizia meda e persiana. Sotto gl'imperatori romani e greci un serpente alato era alzato in cima a tutti i vessilli. Nei misteri scandinavi il dragone era ministro di vendetta (Grimm, Deutsche Mythologie)\ e gli antichi Britanni, avvolti nelle superstizioni drui-diche, ne avevano la stessa idea. L'allegoria del dragone trovò pur luogo fra molte nazioni che hanno abbracciato il cristianesimo. Nell'Apocalisse (cap. xx) viene descritto un angelo che afferra « il dragone, quel serpente antico, che è il diavolo e. Satanasso » ; quindi nella pittura e nella statuaria rappresentasi spesso il trionfo del cristianesimo sugl'infedeli e sui pagani per mezzo di un dragone trafitto e calpestato. Questa rappresentazione forma pure l'attributo di più santi nelle leggende cristiane, e più specialmente di san Michele, di san Giorgio e di santa Margarita mai-tire. Il dragone degli antichi era una specie di serpente mostruoso colle ali e coi piedi, e pare avesse assai qualità comuni colle gorgoni, colle idre e colle chimere.
DRAGONE (eool.). — Dal nome di questo animale favoloso gli zoologi denominarono dragonidi (dra-conidce) una famiglia di saurii che distinguonsi daiFig. 2180. — Draco fimbriatus.
loro congeneri per avere le sei prime false costole che, invece di accerchiare l'addomine, stendonsi in linea quasi retta e sostengono un prolungamento della pelle formante una specie d'ala alquanto si-
mile a quelle dei pipistrelli, ma indipendente dai quattro piedi. Quest'ala sostiene l'animale a guisa di paracadute quand'esso salta da ramo a ramo, ma non ha la facoltà di percuotere l'aria e perciò d'inalzare a volo il rettile, come avviene negli uccelli. Tutte le specie sono piccole, intieramente coperte di scagliette embriciate, tra cui quelle della coda e delle altre estremità sono carenate. Hanno lingua carnosa, ma poco estensibile e alquanto striata. Sotto la gola pende una lunga giogaja puntuta, sostenuta dalla coda del joide, e ne sono due altre più piccole ai lati sostenute dai corni dell'osso medesimo. Hanno coda lunghissima, cosce senza pori, e piccola dentellatura sulla nuca; a ciascuna mandibola quattro piccoli denti incisivi e a ciascun lato un canino lungo e appuntato, e dodici molari triangolari e trilobati. Cuvier, dal quale abbiamo tolta questa descrizione, dice che i dragoni hanno le scaglie e le appendici della gola simili a quelle delle iguane, e la testa e i denti degli stellionidi. Le specie conosciute, che Daudin fu il primo ad illustrare, vengono dalle Indie orientali.
DRAGONE (astr.). — Costellazione boreale composta di ottanta stelle nel catalogo britannico. Ebbe dagli antichi i nomi di draco, serpens, anguis, Hesperidum custos, JEsculapius, Python, ecc. Al dire dei poeti, questo dragone è il mostro (mon-strum mirabile) che Giunone aveva posto in guardia dei giardini delle Esperidi, e che poi fu ucciso da Ercole. Apollonio gli dà il nome di Ladon, che fu anche quello di un fiume, ciò che fa credere che questo dragone significhi il fiume o i bracci di mare che circondavano i giardini delle Esperidi. La costellazione del Dragone è situata tra il Cigno e l'Orsa maggiore (vedi Tav. CCXVIII).
DRAGONE {art. mil. e stor.). — Milizia a cavallo che tiene il mezzo tra la cavalleria pesante e la leggiera, tanto pei cavalli sui quali è montata e per le armi che adopera, quanto per le sue fazioni in guerra. Molto si è disputato tra gli eruditi sull'etimologia di tal voce, ma nulla essendosi detto di plausibile, noi ci atterremo all'opinione del Grassi, che foise dragoni furono detti a renderli con tal nome più terribili nella volgare opinione. Altra disputazione di maggior interesse sorse tra gli scrittori oltramontani ed i nostri; quelli vogliono i dragoni una istituzione tutta francese, e questi tutta italiana. Il P. Daniel, tra gli altri, ne dà tutto il merito al maresciallo di Brissac, affermando che apparvero la prima volta sul campo di battaglia nella giornata di Cerasole (anno 1544). Ma è fatto incontrastabile che questa milizia trae la sua vera origine dagli archibugieri a cavallo italiani, che Camillo Vitelli condusse, l'anno 1496, alla guerra del regno di Napoli, e che furono introdotti in Francia dallo Strozzi. 11 Bembo nella sua Storia Vinisiana riferisce che nell'anno 1497, cavalleria con gli scoppietti all'oste dal Senato fu mandata (lib. iv); e se questa testimonianza non basta, ne citeremo un'altra che i Francesi stessi aver non possono per sospetta. Brantòme, scrittore contemporaneo, parla della meraviglia colla quale furono la prima volta veduti in Francia gli archibugieri a cavallo condottivi dallo Strozzi. Ecco le sue parole: « Le seigneur Strozzi quitta l'Italie, et viat
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