Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DRAGONE — DRAGONE (BOCCA DEL)
      « trouver le roy au camp de Marole avec la plus
      < belle compagnie qui fùt jamais vue de 200 ar-
      < quebusiers à cheval, le mieux dorés, le mieux « montés, le mieux en point qu'on eùt su voir, car t il n'y en avoit nul qui n'eùt deux bons chevaux « qu'on nommoit cavatitis, qui sont de légère taille, « le morion dorè, les manches de maille, qu'on « portoit fort alors, la plupart toutes dorées, ou c bien la moitié, les arquebuses et fourniments « de méme ; ils alloient 6ouvent avec les chevaux t légers et coureurs, de sorte qu'ils faisoient rage ; t quelque fois ils se servoient de la piqué, de la « bourguignote, et du corselet dorè, quand il en c faisoit besoin ; et qui plus est, c'étoient tous vieux « capitaines et soldats bien aguerris, sous les bannières et ordonnances de ce grand capitaine « Jeannin de Médicis, qui avoient quasi tous été « à lui, tellement que quand il fallait mettre pied « à terre on n'avoit besoin de grand commande-t ment pour les ordonner en bataille, car d'eux « mémes se rangeoient si bien qu'on n'y trouvoit t rien à redire, etc. » ( Vie des homm. ili. étran.).
      Questa milizia durò in Italia per tutto il xvi secolo, e sul principio del susseguente si trova ancora ricordata spesse volte dagli scrittori delle guerre di Fiandra e da quelli delle guerre civili della Francia. Si aggiunga che i dragoni di cui parla il P. Daniel erano appunto comandati dallo Strozzi alla citata battaglia di Ceresole. ! Ma tale arma scadde presto nell'opinione degli uomini di guerra, conosciuto il poco effetto del suo t fuoco; e fin oltre la metà del secolo xvn questi cavalieri servirono come fanti, facendoli al bisogno montar sopra ronzini per inquietar coi loro tiri di moschetto la fanteria nemica, o per correre ad occupar posti importanti, senza entrar mai in linea colla cavalleria.
      Il maresciallo di Brissac mutò il nome di questi archibugieri a cavallo in quello di dragoni; ma i nomi non bastano a mutar la natura delle cose. Furono armati di scure, d'una pistola, di spada e d'archibugio, e, in occasione di assedii, di ronca o di accetta per far il servigio di guastatori. Nel secolo xvu fu loro dato il fucile con bajonetta. Furono adoperati ai passi dei fiumi o delle gole dei monti, al servigio delle trincee negli assedii, alla scorta dei parchi, a battere le strade, ad occupare con celerità i posti dove la fanteria doveva poscia accampare o schierarsi in battaglia. Ponevansi inoltre tra gl'intervalli de' battaglioni per difendere la fanteria da un subito assalto o per proteggerla nelle ritirate.
      Luigi XIV gli ordinò in reggimenti e squadroni per combattere a piedi e a cavallo, con bandiere e stendardi particolari, con trombe e tamburini, coi granatieri ad ogni squadrone, colle spade lunghe e coi fucili; e ne aumentò il numero siffattamente che nel 1690 n'ebbe quarantatre reggimenti. La Francia non poteva mantener tanta truppa, ed alla pace di Ryswick (anno 1698) ne furono licenziati ventotto; i quindici che rimasero furono poi recati a venti tra il 1701 e il 1710. Al tempo della rivoluzione erano diciotto; crebbero sino a trentuno sotto l'Impero; variarono dal ritorno dei Borboni sino a questo tempo dagli otto ai dodici.
      Tutte le nazioni europee hanuo oggidì i loro reggimenti di dragoni. L'Inghilterra ne conta oggidì venticinque reggimenti, sette della guardia e diciotto di linea; l'Austria otto; la Prussia otto, quattro dei quali della landtoehr; la Russia diciotto, ed uno di questi della guardia imperiale.
      La Spagna fu la prima dopo la Francia ad aver reggimenti di quest'arma.
      I dragoni francesi si distinsero in assai circostanze ; ma alla revoca dell'editto di Nantes commisero pure grandi eccessi nelle campagne del mezzodì della Francia, e soprattutto nelle Cevenne (V. Drt-gonate). Sotto l'Impero la loro antica riputazione fu macchiata un istante sotto le mura di Ulma; ma in altre occasioni lavarono questa vergogna.
      Riconosciute le male prove d'una milizia destinata a due fazioni tanto opposte fra loro, si avvisò miglior consiglio il lasciarla sempre a cavallo nelle fazioni di guerra, per sottentrare al bisoguo alla grossa cavalleria e per afforzare la leggiera. Per questo gli odierni dragoni hanno cavalli di mezzana grandezza, insellatura tutta propria, vestire tra il grave delle corazze ed il leggiero delle lance; hanno un elmo a lunga criniera, e per armi offensive la sciabola lunga ed il fucile.
      DRAGONE (stor. mil.). — Insegna particolare della coorte romana, come il vessillo della centuria e Y aquila della legione.
      Fu uso di alcune nazioni, come i Persiani, i Parti e gli Sciti, di portare effigie di draghi per insegne, onde queste medesime furono chiamate draghi (dracones). Si crede da molti che i Romaui prendessero in ciò ad imitare i Parti; ma Casau-bono pensa che togliessero quest'uso dai Daci, e con ragione, poiché quest'insegna non fu usata dagli eserciti romani se non dopo il ritorno di Trajauu dalla Dacia. I dracones dei Romani erano figure di draghi di color rosso, come si ricava da Aiu-miano Marcellino e da Claudiano, ed erano o dipinti o formati con un pezzo di panno cucito sulla tela dell'insegna; ma fra i Persiani ed i Parti erano, come le aquile romane, figure di tutto rilievo portate in cima ad un'asta. 11 soldato o porta-insegna cui era affidato questo dragone era detto dai Romani draconarius, e dai Greci opoocovapto? e oouuv-Tc.ó^opo;, poiché gli imperatori portarono seco questo uso nel passare a Costantinopoli.
      L'insegna del dragone fu poscia adottata anche dagl'imperatori d'Occidente che vennero dopo l'invasione dei Barbari ; e troviamo in Matteo di West-minster all'anno 1016 che il re d'Inghilterra stava, ex more, in battaglia, inter draconem et stendardum. Riccardo Cuor di Leone recò quest'insegna in Palestina contro i Saraceni l'anno 1131, nel qual tempo pare che fosse stendardo del duca di Normandia. Perduto però questo Stato, i re d'Inghilterra continuarono a spiegare l'insegua del dragone in battaglia; e la spiegarono i conti di Fiandra ed altri, sicché in sostanza si può dire che il dragone fosse insegna comune a quasi tutte le nazioni europee.
      DRAGONE (bocca del) (geogr.). — Nome di due stretti del Nuovo Mondo. L'uno è nell'America meridionale, e separa l'isola della Trinità dal continente, riunendo il golfo di Paria coll'estremità S. E. del mare dei Caraibi. L'altro, nell'America centrale, e sulla
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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