Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DRAMMA
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che ridicolaggini, intrighi, manie nella società mediana? Non vi s'incontrano altresì passioni ed in-fortunii? A noi piace rider sovente, non ha dubbio, ma anche piangere alle volte. I piaceri provenienti dall'intenerimento e dalle commozioni d'ogni fatta sono, stiam per dire, per molte persone più vivi di quelli provenienti dalla gajezza.
Ben puossi adunque concepire un genere intermedio fra il patetico, il sublime e il terribile da un lato, il piacevole, il comico e il motteggevole dall'altro. Ora, questo genere intermedio è il dramma.
In tutte le letterature le opere drammatiche, al tempo in cui meritano attrarre gli sguardi, si dànno un gran pensiero dell'ideale; l'azione, i caratteri, passando dalla vita sulla scena, hanno subito una trasformazione di molto momento : non hanno cessato di rassomigliare alla natura, e non pertanto non è più la natura reale, ma alcunché superiore. La natura ha fornito il modello, ma l'artista l'ha dirozzato, raggentilito; la vita umana si riconosce, ma attraverso un prisma che la trasfigura. È quello il dramma delle epoche aristocratiche, il dramma riforbito e veramente poetico: grave e solenne è la tragedia, piacevole e scapigliata è la commedia.
Ma queste società aristocratiche sono transitorie, e con lo sviluppo progressivo dell'umanità la democrazia subentra in loro luogo. L'umanità progredisce, ma l'arte declina e dee rivestire una forma appropriata al nuovo stato sociale.
Siffatta decadenza, o,se piùvxiolsi, trasformazione democratica manifestasi soprattutto nelle arti che stanno a contatto immediato con la moltitudine, le arti plastiche, la pittura, la scultura e l'arte drammatica. Nelle società aristocratiche l'arte è spiritualista e raffinata, in attinenza con le facoltà che sviluppansi in queste società. A misura che la democrazia predomina, essa discende dal sub piedestallo, si frammescola alla folla ed indirizzasi meno all'ammirazione che alla passione. Il culto d'un ideale che più non si comprende, somiglia freddezza e difetta di naturalezza. L'arte si fa carne allora, si sensualizza, e alla tragedia e commedia subentra il dramma.
Fino a tanto che le repubbliche greche furono rette da un'aristocrazia senza mistura, Eschilo e Sofocle furono apprezzati secondo i loro meriti ; ma quando la società greca cominciò a trasformarsi, quando la borghesia si fu seduta a fianco dell'aristocrazia, i grandi tragici parvero freddi ; si richiese qualcosa più reale, più rimesso, più umano; gli Dei parvero troppo elevati, gli eroi troppo eroici; Euripide ne fece degli uomini, non più idealizzati, ma reali, buoni cittadini d'Atene, quali Aristofane ce li mostra alle volte. Euripide non crede più all'eroismo de' suoi personaggi, alla divinità de' suoi Dei, e se ne fa beffe assai spesso, ma esprime maravigliosamente il loro lato umano e volgare ; quello che i suoi personaggi hanno perduto in grandezza e in ideale, hanno ricuperato in realtà e in patetico, e gli è invano che, dopo questa trasformazione, egli intitoli le sue opere tragedie ; queste pretese tragedie sono drammi.
Quando la letteratura comincia a fiorire a Roma, la vecchia aristocrazia agonizza soffocata dal popolo che la sopraffà ; la tragedia e la commedia tentanoporvi piede e vi brillano infatti ai primordii con Nevio e Plauto, ma non tardano a scomparire. Il solo autore drammatico di cui la società romana democratizzata degni ancora ricordarsi alle volte, è Terenzio, vale a dire il dramma. Gli scrittori dei primi secoli dell'èra nostra citano spesso Terenzio, m a h an no dim enticato pressoché in tie ramente Plauto e Nevio ; quanto alle tragedie di Seneca, esse non sono che una fantasia di retore, posciachè non furono nemmeno rappresentate.
Il vero padre del dramma moderno, non ostante le molte composizioni drammatiche della Spagna di un genere a questo molto affine, e che signoreggiarono i teatri anche d'Inghilterra avanti lui, pare a noi sia lo Shakspeare, e molte delle sue composizioni drammatiche intitolate commedie si avrebbero a chiamare più ragionevolmente drammi, come quelle che accoppiano il serio e il faceto, il sentimentale ed il ridicolo, e mirabilmente ritraggono l'umana vita nella sua alterna perpetua vicenda di riso e di pianto — la vera caratteristica del dramma. Yeggasi infatti il suo Mercante di Venezia; È tutto bene quel che finisce bene; Molto fracasso per un nonnulla ; Misura per misura, ecc., e troverannosi, frammezzo a poche scene e caratteri gioviali, scene, caratteri, situazioni patetiche, sentimentali, com-moventissime, imitate, copiate le cento volte dai moderni drammaturghi. Anche la Tempesta e il Sogno di una notte di metta estate sono modelli inarrivabili del dramma fantastico, in cui enti incorporei, benefici o malefici, framinescolansi alle azioni e peripezie degli uomini.
In Francia, nel mentre le idee filosofiche scalzando i pregiudizii aristocratici spianarono la via alla democrazia che celebrò dipoi i suoi saturnali nel 1793, Diderot tracciò la pratica del nuovo genere drammatico, attingendo buona parte delle sue idee dalle teoriche già molto prima stabilite da Lope di Vega. E mentre questi andava inculcando agli accademici di Madrid che bisogna mescolare il tragico e il comico ; che questa varietà di gran diletto è cagione ; e la natura ce ne dà un bell'esempio, che per così fatto variare solamente ha bellezza, egli non ripudiando nè la tragedia nè la commedia, domandava un nuovo posto pel patetico borghese, per la tragedia casalinga e di famiglia, per la commedia non più filosofica, ma sociale, in cui avesse a por mente più alle condieioni che ai caratteri, ed accoppiando ai precetti l'esempio, compose due drammi, Le pére de famille e Ze fils naturel. Gli adoratori dell'ideale, gli amici delle tradizioni s'impennarono, protestarono; ma la moltitudine avea adottato il nuovo genere, che corrispondeva a un bisogno. L'audace Beaumarcbais esordi con due drammi immortali, Le Barbier de Séville e Le mariage de Figaro ; Sedaine edificò il capolavoro della tragedia intima, Le philosophe sans le savoir, dramma sì reale, sì commovente, sì pieno di lagrime, e Mercier ne fece la teoria e ne diede la pratica nel suo teatro.
In Germania Lessing inaugurò il dramma con due capolavori che non furono per avventura superati finora, Emilia Qalotti e Minua von Barnhelm, e sulle orme di Lessing, un gran numero di scrittori, fra' quali primeggiano Goethe, Schiller, Kotzebue,
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