Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DRUIDICI MONUMENTI
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Cesare, era la gran scuola dei Druidi, e la loro sede ; principale era nell'isola di Mona di Tacito (oggi : Anglesey). Quivi accorrevano a compiere i loro stu- j dii i nativi della Gallia e della Germania che vo- , levano essere istruiti nei misteri del druidismo, j Molte sono le opinioni intorno all'origine del loro j nome. I più lo fanno derivare dal greco Spi*, quer- j eia, perchè abitavano e insegnavano nelle foreste, ; o, come dice Plinio, perchè mai non sagrificavano ! se non sotto una quercia. Ma egli è difficile l'im- ; maginarsi come i Druidi venissero a prendere il : nome da una lingua straniera. Alcuni però dedu- ' Cono questo nome dall'antica voce britannica dru \ o dretc, che significherebbe pur anche quercia, e i da cui anzi si vorrebbe che derivasse il Spi»; dei j Greci. Fra le molte derivazioni orientali che si sono j proposte, la migliore è la forma sanscrita druwidh, ; che significando povero, indigente, troverebbe la ' sua applicazione parlando di sacerdoti i quali per ; lo più, presso tutte le nazioni; fan professione di ; essere staccati dai beni mondani.
Gli argomenti in favore dell'origine orientale dei j Druidi meritano grande attenzione, comecché siano ; troppi per essere qui paratamente accennati. Dio- j gene Laerzio ed Aristotile mettono insieme i Druidi coi Caldei, coi magi persiani e cogli indiani, nel ; che vengono seguiti da altri scrittori. Le divinità dei Bramini sono da taluni con una sottile indagine riconosciute nei nomi delle divinità druidiche. L'importanza in cui i Druidi tenevano i buoi, è un'altra singolare coincidenza. Si vuole pure che i misteri druidici siano grandemente analoghi ai riti di Bhawani e di Eleusi. Similmente nella verga magica dei Druidi si vede il bastone sacro dei Bramini. (Ili uni e gli altri avevano pallottole consecrate, facevano lustrazioni quasi infinite, portavano tiare di tela, e così il circolo simbolo di Brahma, come la mezzaluna simbolo di Siva, erano ornamenti druidici. Eravi pure una gran rassomiglianza fra l'idea che avevano i Druidi di un Essere supremo e quella che trovasi negli scritti sacri degl'Indù. : Tenevansi in gran venerazione dal popolo: menavano vita austera e sequestrata dal consorzio degli uomini ; vestivano in modo singolare, per lo più con tonaca scendente poco oltre i ginocchi. Dotati del supremo potere, infliggevano pene, dichiaravano guerre, facevano pace a loro voglia, potevano deporre i magistrati e fin anco i re, quando le loro azioni fossero state in qualche modo contrarie alle leggi dello Stato ; avevano il privilegio di nominare i- magistrati che annualmente presiedevano alle città, e non si creavano re senza la loro approvazione. Ad essi era affidata l'educazione dei giovani e la cura di ogni cerimonia religiosa. Insegnavano la metempsicosi, e credevano nell'immortalità dell'anima. Professavano l'arte magica, e dalle loro cognizioni astrologiche traevano pronostici dell'avvenire. Nei sacrifizii immolavano spesso umane vittime, usanza che durò lunga pezza, e che gl'imperatori romani tentarono di abolire, ma con poco effetto. Il loro potere e i loro privilegi venivano riguardati con venerazione dai loro compaesani, e molti si profferivano come candidati del sacerdozio. Una buona parte però si ritraevano per l'austerità del lungo noviziato, e pochi volevano assoggettarsialla fatica di caricarsi per quindici o venti anni la memoria delle lunghe e fastidiose massime della religione druidica. CeBare dice che i soli membri del*a nobiltà gallica potevano entrare nell'ordine dei Druidi ; ma Porfirio lo dice aperto a quanti avessero il consenso dei concittadini. Egli è però difficile che un còrpo così potente come il sacerdozio drui-dico s'inchinasse a ricevere ogni persona che si presentasse.
Quanto al loro sapere, diremo che presso tutte le nazioni primitive dell'antichità pare che una casta sacerdotale qualunque, mediante l'osservazione delle stelle e dei fenomeni della natura, formasse per sè una specie di religione scientifica, se così può dirsi, diligentemente raccolta dall'ordine sacro e resa inaccessibile al volgo. Quindi le tradizioni orali sempre confinate tra i limiti del santuario, e i sacri libri chiusi alla turba dei profani. Tali erano presso gli Etruschi i libri acherontici e rituali di Tage o Tagete, contenenti precetti di agricoltura, di legislazione, di medicina, regole di divinazione, di meteorologia, d'astrologia ed anche un sistema di metafisica: tali presso gli Egizii i libri di Ermete Trismegisto; presso gl'Indù, i Yeda, i Purana, gli Anga, cogl'infiniti loro commenti; e tale era pur anche la scienza sacra dei Druidi gallici.
L'opera migliore che siasi scritta intorno gli antichi Druidi è quella dell'Higgins, avente per titolo Celtic Drtiids, e stampata a Londra nel 1829, in-4°. Quivi è copia grande di notizie risguardanti il sacerdozio dei Druidi. Secondo questo scrittore, i Druidi professavano le dottrine di Pitagora, adoravano cioè un Essere supremo, credevano in uno stato futuro di premio e di pena, nell'immortalità dell'anima e in una metempsicosi. Queste dottrine, il loro odio per le immagini, i templi circolari e scoperti, l'adorazione del fuoco come emblema del Sole, l'osservazione della pia antica festa taurica quando il Sole entrava in toro, l'alfabeto di diciassette lettere, e il sistema dell'istruzione orale segnano e caratterizzano il Druido di ogni tempo e di ogni paese, sotto qualunque nome sia conosciuto.
Vedi: D. Martin, La religion des Gaulois (Parigi 1727, 2 voi. in-4°) — Barth, Ueber die Druiden der Kelten (Erlau 1826) — Friekius, Commentalo de Druidis (Dima 1744) — Davies, The celtic My-thology of Druids (Londra 1809) — Maury, Les fées du moyen-àge (Parigi 1842) — A. Thierry, Histoire des Gaulois (ivi 1845).
DRUIDICI MONUMENTI (archeol.). — Denominazione di una classe di monumenti di remotissima antichità, formati di pietre grezze piantate verticalmente nella terra, sole o con altre poste sopra orizzontalmente a guisa di architravi o di tavole, e generalmente senza traccia di lavoro della mano dell'uomo. La quantità dei monumenti di questa specie trovati nei paesi abitati dai Galli o Celti, la cui religione era la druidica, e l'uso di essi che sembra principalmente religioso, li fece chiamare monumenti druidici, e talvolta anche celtici (V. Celti e Celtica architettura). Ma siccome si trovano dei monumenti di simil fatta in quasi tutte le regioni della terra, cosi vi è motivo di credere che i druù dici non appartengano soltanto ai Celti, ma a mol» k tissimi altri popoli nell'infanzia della civiltà. Si sat^iOOQLe
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