Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DRUMMOND (ISOLA) - DRUSI
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iuorto il 4 novembre 1649, fu educato in Edimborgo, e studiò legge civile in Francia ; ma morto il padre nel 1610, abbandonò la sua professione, e conse-cro8SÌ intieramente alle lettere. Mortagli la sua promessa sposa la vigilia delle nozze, viaggiò per distrarsi in Germania, Francia ed Italia, e raccolse una libreria di gran valore, di cui una parte trovasi al presente all'Università di Edimborgo. Ei mori di cordoglio per la decapitazione di Carlo I. Southey ha osservato che Drummond fu il primo poeta scozzese che scrivesse bene in inglese, e la sua versificazione ha una gran somiglianza con quella dei poemi minori di Milton. Delle sue poesie, oltre i sonetti, voglionsi mentovare : Tears on the death of Moeliades (1662), ciclo d'elegie sulla morte del principe Enrico, figlio di Giacomo I, e The Wande-ring Muses on the viver Forth feasting (1617). In prosa ei compose, oltre alcuni trattati e pamphlet8, un'istoria dei cinque Giacomi re di Scozia, intitolata: Ri8tory of Scotland, ofannals of the reigns of Kings James J-F (Londra 1655), di cui fu pubblicata una continuazione (1700), e Notes of Ben Jonsons Conversation icith W. Brummond, Ja-nuary 1619, le quali contengono molti curiosi particolari sulla letteratura inglese di quei tempi, e furono per la prima volta stampate nel 1842 dalla Shakspeare Society, sotto la cura di Davide Laing, che scopri il manoscritto. Un'edizione dei poemi di Drummond fu pubblicata con la vita dell'autore da P. Cunningham (Edimborgo 1852).
DRUMMOND (isola) (geogr.). — È nel lago Huron, nel Canadà, essendo la parte più occidentale della catena Manitoulin.
DRUMMOND (luce di) (fis. e tecn.). — Intenso è il calore dato dalla combustione di una mistura di gas idrogeno e di ossigeno; e quando la fiamma è diretta sopra una sostanza infusibile, come la calce, si ottiene una brillantissima luce. Fu il capitano Drummond, inglese, che pel primo propose l'uso di questa luce nei lavori trigonometrici di rilevamento operati in Inghilterra, e costruì l'apparato da ciò (V. Illuminazione).
DRUPA (bot.). — Frutto semplice, indeiscente, di cui l'endocarpo forma un nocciolo legnoso. Nella susina è polposo, carnoso nell'albicocco, secco, friabile e coriaceo nella mandorla e nella noce (V. Frutto).
DRUPACEE PIANTE (bot.). V. Amlgdalee.
DRUSACCO (geogr.). — Comune nella provincia di Torino, circondario d'Ivrea, con 2011 abitanti.
DRUSE (miner.). — Cavità più o meno considerevoli che s'incontrano nei filoni ; le loro pareti sono frequentemente rivestite di cristalli.
DRUSI (etnogr.). — Nome di un popolo della Siria che abita la catena del monte Libano, che è sotto il governo di proprii capi ed ha pure una religione sua propria. La lingua che usano i Drusi è l'araba. Quantunque i montanari del Libano obbediscano generalmente all'emir o principe dei Drusi, tuttavia non sono tutti Drusi, ma una gran parte, e forse i più, sono cristiani maroniti appartenenti alla Chiesa occidentale, ossia romana (V. Maroniti). V'hanno altresi Greci siriaci o melchiti che appartengono pure alla Chiesa d'Occidente, e la principale differenza fra essi ed i Maroniti è che questihanno il loro rituale in siriaco e gli altri in arabico.
I Drusi vivono nelle città e nei villaggi insieme coi cristiani ed in perfetta armonia, ma senza contrai* matrimonii con essi. Sono specialmente stanziati nella parte settentrionale del Libano, all'È, e al S. E. di Bairut, e si stendono verso il mezzodì sino al distretto di Hasbeya verso le sorgenti del Giordano. Ma la giurisdizione dell'emir dei Drusi si stende pure sulla parte settentrionale del Libano sino alla latitudine di Tripoli, la qual parte delle montagne è abitata specialmente dai Maroniti, il cui patriarca risiede a Canobin, al S. E. della detta città. Inverso levante la giurisdizione dell'emir si stende su parte del Bekaa, ossia della pianura che è fra il Libano e l'Antilibano. Al N. di questa è il Belad o distretto di Balbek, abitato specialmente da musulmani, e posto sotto un emir della setta dei metuali, soggetto al pascià di Damasco; ma sembra che l'emir dei Drusi abbia ottenuto qualche autorità anche su questo distretto dopo il tempo del viaggiatore Burckhardt. Questo emir è tributario del pascialato d'Acri a condizione che nessun Turco risieda nel suo territorio (Burckhardt, Viaggi in Siria; Light, Viaggi in Egitto, Nubia, Terra-santa, Libano e Cipro nel 1814). La sua capitale è Deir-el-Kamr, in una bella valle sul declivio occidentale del Libano, distante otto o nove ore di cammino da Bairut. Dicesi che la città abbia 5000 abitanti, parte Drusi e parte cristiani. Essa contiene due chiese di maroniti e due di melchiti, ed è costrutta al modo delle città italiane.
II capitano Light vi vide circa venti telai da seta in opera attorno ad una delle piazze. L'emir risiede nel palazzo o castello di Bteddin, a un'ora da Dèir-el-Kamr. Alcuni degli appartamenti del palazzo vengono descritti come bene addobbati, con pavimento di marmo, ricche cortine di drappi e divani, le mura rivestite d'avorio e di dorature, e ornate di passi del Corano e delle Scritture in arabo, in grossi caratteri rilevati. L'inglese Guglielmo Jowett (Ricerche cristiane nella Siria), il quale visitò Bteddin nel 1823, descrive il palazzo come una piccola città, in cui o presso cui dicesi che vivano da 2000 persone, negozianti, soldati, scrivani, falegnami, muratori, fabbri, cozzoni, cuochi, ecc. Drusi e cristiani erano misti assieme, e la Corte era anche frequentata da preti cristiani, non mostrando l'emir preferenza per alcuna religione e trattando tutti i suoi sudditi colla medesima imparzialità. L'emir Bescir, come era chiamato, pervenne alla sovranità col mettere a morte molti de' suoi competitori. Avendo poi nel 1822 sostenuto il ribelle Abdallah pascià d'Acri,incorse nella disgrazia della Porta e rifugiossi in Egitto, ma ritornò tosto dopo per mediazione di Mehemet-Ali. L'emir ha sotto di se altri emir subordinati o capi locali, in varii distretti delle montagne, alcuni dei quali sono Drusi ed altri Maroniti. Siccome l'intera popolazione è armata ed allevata all'uso delle armi, dicesi che in caso di bisogno l'emir possa in brevissimo tempo mettere insieme 30,000 uomini, cosa probabilissima,; poiché la popolazione intera dei Maroniti oltrepassa le 200,000 anime, e quella dei Drusi non può essere minore di molto.
L'origine dei Drusi, i quali non cominciarono ad*
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