Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DRYMIS WINTERII — DUALISMO
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ne degradarono l'ingegno. Shadwell e Setti, due versificatori caduti ora in obblio, furono gli oggetti principali della gelosia e dell'ira di questo grande poeta ; e quantunque tutta la loro importanza consista nell'essere stati scopo allo sdegno di Dryden, furono tuttavia tali da dargli assai grave noja. Ad onta dei suoi difetti, che non sono piccoli, Dryden continua ad essere considerato come uno dei più illustri poeti inglesi.
Egli era dotato di immaginazione forte e feconda, e non fu ancora chi lo eguagliasse nella padronanza della lingua. Poco affetto egli dimostra, ma grande potenza nel delineare caratteri,facilità maravigliosa, disprezzo quasi sublime delle cose triviali, e versificazione sonora, veemente e variata. Spesso nel suo entusiasmo egli si eleva all'altezza di Milton, e nelle sue odi predomina sempre una vena di poesia pindarica. La descrizione che neH'^ssufonwe c Achitòfel fa del duca di Buckingbam sotto il finto nome di Zimri, è un bel saggio della maniera satirica di Dryden, e non potrebbesi trovare un abbozzo più felice di un carattere capriccioso, strano e contraddittorio. Meritano pure gran lode le sue versioni, massime quella di Virgilio.
Delle prose di Dryden le più pregiate sono il Discorso sulla poesia drammatica, le prefazioni e le dediche delle varie sue opere poetiche. Queste prose sono i primi scritti facili e graziosi che si a usi pubblicati in Inghilterra intorno all'amena letteratura. Nel Discorso ha ritratto i caratteri dei suoi predecessori drammatici in modo che nessuno dei più valenti critici posteriori l'ha superato. Dryden fu sepolto nella badia di Westminster, dove Giovanni, duca di Buckingham, gli eresse un monumento. La sua vita scritta da Walter Scott è un modello di biografia critica, superiore d'assai a quella del dottore Johnson.
Le sue opere drammatiche furono pubblicate sotto il titolo The dramatik Works of John Dryden (Londra 1735,. 6 voi. in-8°). Walter Scott diede in diciotto volumi la raccolta completa delle opere, intitolandola The complete Works of John Dryden, toith Notes and Life (Londra 1808). Malone aveva nell'anno 1800 messo in luce Criticai and Miscella-neous Prose-Works di Dryden, e Waiton nel 1811 produsse in quattro volumi le sue Poetical Works.
DRYMIS WINTERII (hot.). — Corteccia aromatica, somigliante alla cannella comune, ma più grossa, di colore cenerino o bruno, rude al tatto, odore non isgradevole, sapore acre, che si trae da un albero sulle rive dello stretto di Magellano.
DRY0BALAN0PS CANFORA [hot.). — Albero da cui si estrae la canfora di Borneo (V. Canfora).
DUALE (gramm.). — Forma data in talune lingue al nome od al verbo, quando si riferiscono a due soli subbietti. Cosi in greco pater è padre, patere due padri, pateres padri. Lo avere un numero duale in aggiunta al plurale generale fu talvolta considerato come segno di raffinata perfezione. Ma il vero si è che fa prova di un più alto grado di astrazione il poter concepire ogni subbietto come uno o come più, che il richiedere tre classi : uno, nn pajo, e più. Infatti, egli è soltanto in alcuni dei più antichi idiomi che noi troviamo traccie delduale, le quali si perdono»col crescere della facoltà di analisi e di astrazione.
11 sanscrito, il greco antico, l'arabo e l'ebraico hanno il numero duale, quest'ultimo nei soli nomi.
DUALISMO (metaf.). — Diedesi questo nome a quei sistemi di filosofia che riferiscono l'esistenza di ogni cosa a due principii originarii. Il dualismo è il carattere principale di tutte le più antiche cosmogonie greche, nel che si distinguono massimamente dalle cosmogonie orientali, che per la più parte considerano ogni cosa come emanante da un solo principio. L'ipotesi dualistica fu senza fallo originariamente suggerita dall'analogia di maschio e femmina negli esseri animati ; e le forme primitive sotto cui appaile questa teoria sono, come è da aspettarsi, sommamente rozze e assurde. I poeti orfici fanno principii di ogni cosa l'Acqua eia Notte ; altri l'Etere e l'Èrebo, il Tempo e la Necessità. L'antica mitologia greca e romana fu evidentemente fabbricata su questo principio.
Nella sua forma più filosofica, la teoria del dualismo fu sostenuta presso gli antichi da Pitagora, Empedocle, Eraclito, Anassagora, forse dallo stesso Platone (se crediamo a Plutarco e a san Giustino) e da molti della scuola jonia. Il dualismo può considerarsi come l'idea generale della coeternità e dello sviluppo simultaneo del formativo col formato, della natura naturans colla natura naturata. E cosi il sistema di filosofia che considera la materia e lo spirito, Videale ed il reale come coes:stenti, coeterni e distinti principii, è una specie di dualismo in quanto è opposto al materialismo.
Il dualismo teologico o diteismo, cui si oppone il monoteismo, consiste nel supporre due principii, due dii, o, in altri termini, due esseri increati, indipendenti vicendevolmente e coetemi, di cui l'uno, siccome è detto, principio del bene, l'altro del mate: opinione questa rimessa in onore dal persiano Ma-nete, fondatore della setta che dal suo nome si appella, intorno al terzo secolo dell'era nostra. L'eresia dei Manichei cagionò lunghe e sanguinose contese nella Chiesa, essendo una delle più singolari aberrazioni dell'umana intelligenza, la quale, ciò non ostante, può avere, almeno apparentemente, un motivo lodevole. Imperciocché, qualunque ipotesi si adotti per dichiaral e la provvidenza di Dio, la più ingiuriosa ed incompatibile con la religione sarà sempre quella che attenta alla bontà e santità divina, essendo coteste le due perfezioni formanti la base della fede e della morale. Noi vedremo che non è punto necessario di ricorrere all'assurdo dei due principii per ispiegare la difficile teorica della Provvidenza e rendere ragione dell'esistenza del male nel mondo (V. Mali, Manete, Manicheismo, Provvidenza).
Nella odierna scuola materialistica (come può vedersi in Haekel) si dà alla parola dualismo un altro significato, applicandola a tutte le dottrine che ammettono un creatore ed una materia creata, per opposizione all' unitarismo, che non ammette che una materia evolventesi e trasfornìantesi in eterno.
Vedi : San Giustino, Cohortaf. ad gont. — Origene, Contra Celsum (1. iv) — Sant'Agostino. Contra Fau-slum — Hyde, De religione veterum Persàrum — Plutarco, lsis et Osiris,
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