Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DUPIN ANDREA MARIA GIAN GIACOMO
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trammiraglio, senza por tempo in mezzo, prese di fatto possesso dell'arcipelago nel 1843; colpo ardito era questo, nè da comportarsi in un Governo fiacco siccome quello di Luigi Filippo a quel tempo. Protestò l'Inghilterra, e il timido Governo di Francia, non contento di disconfessare l'ammiraglio e di richiamarlo, accordò un'indennità al versipelle inglese. La pubblica opinione irritossene, ed il National aprì una sottoscrizione a 50 centesimi per offerire una spada d'onore all'intrepido marino. Questi però, che buon cittadino era quanto prode marinajo, ricusò il dono con dichiarare che aveva a sottomettersi agli ordini del Governo. Pubblicò : Note adressée à MM. les Pairs et à MM. les Dé-putés, relativement à Voccupation de Vile d'Hotahiti (Parigi 1843), e Rapport sur Tatti (ivi 1844, in-4°). Nel 1846 fu nomiuato vice-ammiraglio; dopo la rivoluzione del febbrajo, entrò nel Consiglio d'Ammiragliato, e nel 1849 fu eletto rappresentante all'Assemblea legislativa dal Maiue-et-Loire. Fu grande uffiziale della Legion d'onore. Passò nel ritiro e negli studii gli ultimi auni di sua vita.
Vedi : Moniteur (1854, pagg. 81, 1375 e 1734) — Vapereau, Dictionnaire universel des Contempo-rains — Dictionnaire de Conversation.
DUPIN Andrea Maria Gian Giacomo {biogr.). — Senatore francese e antico presidente della Camera, nacque a Varzy (Nièvre) il 1° febbrajo 1783 ; morì a Parigi il 10 novembre 1865. Lo si chiamava Dupin Vainéper distinguerlo dal barone Carlo, e da Filippo, ambidue suoi fratelli. Comecché sortito di antica famiglia, non ne tenne conto, e gloriossi tutta vita di appartenere al terzo stato : uno dei tratti più scolpiti del suo carattere fu l'amore al suolo natio, e i costumi del Morvant, fra' cui gioghi passò la puerizia, gli informarono l'animo. Quando andò a Parigi a studio, le Facoltà di diritto non erano ancora, ed ei seguì i corsi dell'accademia di legislazione fondata dal Tronchet, ove, mercè l'assiduo lavoro, divenne un giurisprudente consumato, cosicché nel 1800 fu ammesso al fòro; e quando, nel 1802, Napoleone dischiuse le scuole, fu il primo a prendere il diploma dottorale. In questo torno pubblicò varii opuscoli ; va nominato Précis élémentaire da droit romain, soppresso dalla polizia, che intravvide in un luogo sovra Germanico e Tiberio un'allusione all'assassinio del duca d'Enghien. Chiesta indarno una cattedra di diritto, si volse al fòro, in cui levò il rumor grande per le rare doti di sua mente : per lo che il Merlin, nel 1811, cosi giovane, proposelo per un posto di avvocato generale alla Corte di Cassazione, che non ottenne ; ma fu, poco appresso, aggiunto, alla Commissione per classificare le leggi dell'Impero, opera delicata e difficile che, dopo gli avvenimenti del 1814 e 1815, continuò solo. In questo punto può dirsi che cominciasse la sua vita politica : durante i Cento giorni fu inandato alla Camera dei rappresentanti dal collegio di Chinon, a sua insaputa e senza che egli si presentasse candidato. Posesi nell'opposizione liberale, reclamò altre guarentigie per la nazione che l'atto addizionale, poi rispinse, dopo i disastri della Francia, l'idea di conservare l'imperatore e l'avvenimento al trono di Napoleone II. Seguita la seconda ristaurazione, fecesi strenuo difensore delle vittime più illustri della rea-
zione nauti a tribunali eccezionali, istrumenti sei> vili di vendette : e in quel mentre stampò l'opuscolo Libre défence des accusés, splendido per ingegno non meno che per coraggio. Di che fugli commessa insieme ai due Berryer la difesa del maresciallo Ney, che però non fu libera; dipoi difese i tre Inglesi complici dell'evasione del La Valette, i generali Alix, Savary, Gelly, il duca di Vicenza, la memoria del maresciallo Brune, assassinato in Avignone. Negli affari più gravi, in cui le opinioni liberali cozzavano colle aspirazioni retrive, ei fu campione imperterrito della giustizia e delle idee novelle, e lunga n'è la lista (affare Mérilhu, Bavoux, de Pradt, Jay e Jony, Béranger, Isambert ed altri ed altri); e medesimamente sostenne col vigor di sua parola i giornali diversamente ostili al potere (Miroir, Constitutionnel, Journal des Débats, ecc.). Nel 1830 terminò per l'illustre avvocato il brillante periodo che aveagli procacciato sì grande e universale popolarità, che presto ebbe perduta col divenire uno dei più influenti consiglieri della novella monarchia. Senza troppo distenderci a raccontare quanto fece per coadjuvare in detto anno ciò ch'ei chiamava mariage de raison tra Francia e Casa d'Orléans, certo è ch'ei ne distese il contratto, e fu il notajo che ne stipulò le condizioni, come dice nelle sue Memorie. Più tardi pretese sopravve-gliarne le clausole, di che le spesse e vive discussioni tra il re ed essolui, le quali non allentavano però i vincoli che a quello l'avvincevano, così che, nella terra dell'esilio, uno degli ultimi pensieri di Luigi Filippo fu pel Dupin. Vero è ; il legista, un po' troppo teoretico, volea che la monarchia di luglio posasse sovra un diritto positivo e convenzionale ; ei ripudiava il passato ; e il duca d'Orléans era chiamato al trono non perchè fosse Borbone, ma sebbene Borbone ; nè altro nome volle adottasse che quello di re dei Francesi.
Ma, donde l'impopolarità del suo nome? La parte ch'ei prese alla formazione del nuovo Governo miselo in uggia col partito legittimista: i repubblicani, veri o larvati, ne temevano le dottrine, ch'egli aveva detto ali'Hótel de Ville: Il peggior degli Stati è il popolare; da ora in poi la Carta sarà una verità: erasi, in certo modo, fatto guarentìa di promesse che dicevansi violate. Agli operai spoliticanti e frenetici di associazioni, diceva, senza ambagi, che farneticavano, e rinviavali alle officine. Ma, soprattutto, ei fu l'atleta quasi unico che pugnò contro tutti gli effimeri entusiasmi dominanti le masse ignare, sobillate dai mestatori ambiziosi e rapaci : deplorando flagello che martirizza le società in qualunque paese del mondo che sorge a novelli ordini, buoni o rei che sieno. Il perchè, dopo il saccheggio dell'Arcivescovado, i tumultuanti si diressero verso la sua abitazione, ed egli ne usci illeso, mercè la guardia nazionale. Medesimamente dimostravasi sostenitore delle prerogative parlamentari, e voleva fosse mantenuta la Camera nei diritti suoi per il ristabilimento d'equilibrio fra lo spese e il reddito. Durante otto successive sessioni, tenne la presidenza della Camera ; e quando l'abbandonò, sedette nel centro sinistro e ridivenne deputato popolare col resistere al ministero del 12 maggio, col protestare contro l'immischiarsi deiLjOOQle
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