Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DURA MADRE 0 MENINGE — DURANDI JACOPOOltre alla durabilità assoluta, avvene altra che diremo relativa, potendo alcune merci, tuttoché in ottimo stato, scapitare di prezzo e di merito, sia per nuovi perfezionamenti introdottisi nella fabbricazione loro, sia per variare di gusto e di moda, sicché conviene col ribasso del prezzo attrarre gli acquirenti meno schifiltosi, e che preferiscono il buon mercato al capriccio.
Vi sono finalmente alcune sostanze che dopo un dato uso per un certo tempo, si volgono ad altri, come le tele che fatte cenci si mutano in carta, i metalli che si rifondono, e simili, e nelle quali la durabilità quindi può dirsi così prorogata più o meno, sicché il consumo può dirsi limitato quasi interamente al prezzo del lavoro. Queste ultime temono quindi tanto meno le innovazioni, quanto più semplice ne è la fabbricazione.
Molte speculazioni industriali si videro andare fallite per non avere tenuto debito conto delle influenze di queste varie specie di durabilità.
DURA MADRE o MENINGE (.anat.). — Nome dato dagli anatomici alla membrana esterna dell'encefalo. Essa trovasi immediatamente sotto il cranio; la sua superficie è irregolare, filamentosa e vascolare, la sua struttura manifestamente fibrosa. Tuttavia le sue fibre non seguitano una direzione regolare, ma s'intersecano senza ordine. Mediante la macerazione esse vengono separate le une dalle altre. La dura madre é ricca di vasi sanguigni per mezzo dei quali rimane aderente alla superficie interna del cranio ; ina non vi si poterono scoprire nè nervi, né vasi linfatici. 1 vasi della dura madre servono a formare le ossa del cranio nel feto ed a nutrirle dopo la nascita.
La dura madre non tappezza soltanto la parte interna del cranio, ma si prolunga nella cavità della colonna vertebrale ; cosicché ciascheduna vertebra presenta internamente un periostio continuo col periostio esterno, d'onde escono filamenti che penetrano direttamente pel sacco membranoso della dura madre, la quale è fibrosa al pari di quella del cranio, ma meno resistente di questa. Nell'encefalo la duramadre forma alcuni prolungamenti che sono la grande falce, la quale separa i due emisferi cerebrali; il tentorium cerebelli, disposto orizzontalmente, che divide il cervello dal cervelletto, e la piccola falce che occupa il centro del cervelletto. DURANCE. V. Duranza.
DURANDI Jacopo (biogr.). — Fra gli uomini illustri che nello scorso secolo inalzarono il Piemonte a gran fama si nelle scienze come nelle lettere, e lo fecero prendere posto con le altre parti della comune patria italiana, mercè i nomi eli Lagrangia, Alfieri, Denina, Cigna, De Rossi, Caluso, Napione e di parecchi altri, non ultimo luogo è da assegnarsi al Durandi, dottissimo scrittore di molte e pregevoli opere, per le quali vivrà lungamente nella memoria de' suoi compaesani.
Nacque egli al 25 di luglio del 1737 in Santhià, borgo della provincia di Vercelli, e benché si desse con ardore allo studio della giurisprudenza, sedotto dalla fama del Metastasio, che allora riempiva tutta Italia, volle provarsi nel dramma lirico, e vi acquistò una riputazione che a' suoi tempi cedette soltanto a quella del suo modello. Le Opere dram-
matiche del Durandi, stampate in Torino nel 1766 in 4 voi. in-8°, contengono sedici drammi, ai quali ne aggiunse poscia altri due negli anni 1770 e 1771, V Armida e V Annibale w Torino, che, rappresentati al pari degli altri, ebbero la particolare ventura di essere posti in musica, il primo dall'Haydn e il secondo dal Paisiello. Inoltrandosi poi negli anni, abbandonata la poesia, si consacrò tutto ai doveri di magistrato, carriera in cui pervenne alle più alte cariche del paese, ed a studii più gravi, quali furono quelli della storia e dell'antichità, che poi gli valsero di essere aggregato all'Accademia delle scienze in Torino ed a parecchie società letterarie straniere.
Dare l'elenco di tutte le opere pubblicate dal Durandi nel corso di quasi mezzo secolo, cominciando dal 1766, sarebbe cosa soverchiamente prolissa, onde noi ci limiteremo ad accennare quelle che sono più importanti pel soggetto, e alle quali la fama dell'autore è più particolarmente raccomandata. Sono queste: Sàggio sulla storia degli antichi popoli d'Italia (1 voi. in-4°, Torino 1769); Dell'antico Stato d'Italia e Ricerche geografiche sulla Gallia antica (1 voi. in-4°, 1772); Piemonte cispadano (1 voi. in-4°, 1774) ; Piemonte traspadano (1 voi. in-4°, 1803); Della Marca d'Ivrea, ecc. (I voi. in-4°, 1804); Alpi Graje e Pennine, ecc. (i voi. in-4°, 1804) ; le quali ultime quattro opere, unite ad una dissertazione col titolo di Schiarimenti sopra la carta del Piemonte antico, che, con la carta relativa, si trova nei volumi dell'Accademia torinese, formano uua compiuta illustrazione della geografia antica del Piemonte ; Saggio di scoperte geografiche dei moderni viaggiatori nelVintemo dell'Africa (1 voi. in-8°, 1801), opera nella quale si prende particolarmente ad esaminare il viaggio di James Bruce alle sorgenti del Nilo, e si mostrano con molta erudizione gli errori in cui il viaggiatore inglese è caduto.
Tralasciamo, con parecchie altre opere del Durandi, le varie sue Dissertazioni storiche e geografiche che si trovano sparse nei volumi dell'Accademia di Torino, gli Elogi e tra essi quello del celebre giureconsulto Antonio Favre, comunemente detto Fabro, coi quali contribuì alla collezione dei Piemontesi illustri; ma non taceremo, per l'importanza della materia e pel modo col quale è svolti, di un manoscritto da lui composto sin dal 1772 col titolo di Esame dell'antica libertà dei Lotnbardi, che, dato dopo la di lui morte alla detta Accademia, venne da essa pubblicato nel volume de' suoi Atti del 1837, intitolandolo Saggio sulla Lega Lombarda e sulla pace di Costanza.
Questa nuda enumerazione di una parte degli scritti del Durandi basti a dare un'idea degli studii di lui e della sua operosità in mezzo alle gravi occupazioni dell'alta magistratura nelle quali scorse gran parte della sua vita, tranne l'intervallo della dominazione francese in Piemonte, durante il quale si ritirò dagli affari, non reggendogli l'animo di adattarsi come altri ad una signoria straniera. A parlare delle qualità e della dottrina di lui si richiederebbe troppo lungo discorso e noi ci contenteremo di dire che, riguardato da tutti qual uomo rarissimo per l'ingegno e per le doti dell'animo, visse circondato, non che dalla stima, dalla
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