Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DURANDO GIOVANNI
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costante venerazione de' suoi concittadini. Moriva ottuagenario il dì 28 di ottobre 1817, lasciando un vuoto nella patria letteratura che sinora non è stato riempiuto, benché il Piemonte vada di molti ed eletti ingegni giustamente superbo.
DURANDO Giovanni {biogr). — Generale d'armata, senatore del regno e gran collare della SS. Annunciata, nacque in Mondovì, da antica e onorata famiglia, il 23 giugno 1804 ; morì a Firenze il 27 maggio 1869. Ammesso nelle Guardie del Corpo della Corte di Torino, vi divenne sottotenente a 22 anni ; poi luogotenente nella brigata Cuneo dove era passato. In quel torno, il fratello Giacomo, stretto in relazioni con parecchi giovani bollenti, che in Torino ordivano il moto nazionale italiano, emigrò in Francia per sottrarsi alle vessazioni della polizia; e Giovanni, venuto forse in sospetto al Governo, destituito dalla carica di luogotenente, ricoverò anch'egli in Francia, donde, passato nel Belgio nel 1832, prese servizio nella Legione straniera; ma l'intervento francese avendo troncata ogni possibilità di guerra, scioltosi col fratello Giacomo da qualsiasi impegno, entrò agli stipendii della causa della libertà in Portogallo con varii Italiani, e fu capitano nel reggimento della Regina, in cui segna-lossi, il 5 giugno 1833, nell'assalto generale che l'esercito di Don Miguel tentò contro Oporto; in un secondo, al fine di detto mese, rilevò grave ferita di palla nel braccio destro. Poi corse a Lisbona a novelle pugne, e sebbene recasse al collo il braccio ferito, entrato strenuamente in azione, rilevò nuova e più grave ferita allo stesso braccio, per cui n'ebbe l'arto fratturato. In tutta la campagna addimo-strossi prode, e ottenne le insegne di cavaliere di Torre e Spada e il grado di maggiore quando nel 1835 finì la guerra.
Gli Italiani, battaglieri di libertà, furono chiamati in Ispagna, e Giovanni ebbe il comando di un battaglione dei cacciatori di Oporto, e fece realmente valenterie nelle campagne di Catalogna, di Valenza, di Castiglia, dal 1835 al 1840, massime in Aragona. In ogni fatto d'arme ottenne una nuova promozione di grado o una nuova decorazione. A Caty fu creato luogotenente colonnello sul campo stesso di battaglia; a Chiva comandante il corpo dei cacciatori di Oporto; ad Ahora cavaliere dell'ordine di Carlo III, e poco dipoi colonnello; a Barachina generale brigadiere. Terminata la campagna, rimase in Ispagna alcun tempo, poi passò in Francia, finché nel 1842 gli fu dato di rimpatriare. Avvenuta la rivoluzione nel Lombardo-Veneto e nei ducati di Modena e Parma, e rotta la guerra dal re magnanimo all'Austria, il 24 marzo 1848, fu creato generale comandante tutte le truppe pontificie ed estere al servizio del pontefice e dei volontarii veneti e modenesi, in tutto un 30,000 uomini, di nome, di fatto comandò ad un 10,000 pontificii; fra i 20,000 volontarii, pochi eccetto, tutto poteva la deficienza degli ordini, il pessimo arredamento di armi, la carenza d'istruzione, l'indisciplina. Contrastato da «contrarli influssi, mal secondato sempre dai volontarii, pure, per salvare le proprie truppe, anziché contendere al Nugent di accorrere al soccorso del Radetzki, armeggiò Bui Piave, inferiore e superiore, poi sul Brenta,
ultimamente accorse a Vicenza. Quivi, assaltato dall'intero corpo austriaco la notte sopra il 24 maggio, diede tali prove di bravura, che poche ne ha simili la storia del nostro risorgimento. Pugnò da leone nel tenebrìo della notte; poi, venuto il dì, con abile manovra, cambiata la difesa in offesa, in poco d'ora fugò le colonne di assalto, che rincacciò ed inseguì verso Verona. E se fu fatale che dovesse nuovamente venire alle mani con tutto l'esercito nemico egli con un pugno d'uomini, pure non puossi negare che eroica fu la difesa, disperato il combattere di uno contro dieci, onorevolissimi i patti della resa. Scioltosi d'ogni impegno con Roma, ritornò in Piemonte, ov'ebbe grado e comando di generale di divisione, e nel marzo 1849, riprese le ostilità, fu alla testa della prima divisione.
Fig. 2188. — Generale Giovanni Durando.
La imperizia e la disobbedienza altrui, che cagionò il disastro di Novara, pose a repentaglio l'intiera divisione Durando, il quale non può essere accagionato delle colpe altrui. Certo al coraggio, al valor suo non sorrise nel suolo italico la fortuna siccome aveva già sul suolo iberico ; ma in esso l'ardimento ed il coraggio, l'abnegazione e il sacrifizio non vennero meno un istante. Posate le armi, fu il Durando comandante la divisione militare di Novara e poi quella di Alessandria. Nel 1855 partì per la Crimea comandando la prima divisione del corpo di spedizione, donde tornato, ebbe il comando della divisione di Genova. Nel 1859 fu preposto alla nona divisione per la campagna dei Franco-Italiani contro Austria. Fronteggiò con somma perizia e avvedutezza gli Austriaci sul Po e sulla bassa Sesia; sbaragliò energicamente il nemico nelle due giornate di Palestro presso Viuzaglio, e colla sola sua divisione, nel giorno della battaglia di Magenta e nel seguente, tenne in iscacco a Castano Urban che minacciava Turbigo alle spalle di Mac-Mahon. Combattè a San Martino e, mercè la sua fermezza, rese gran servigio all'esercito alleato impedendo che il nemico gli piombasse addosso. Dopo gli accordi di Villafranca fu mandato a To-rino a reggervi la divisione territoriale, poi a Parma. Nel 1866 combattè a Custoza strenuamente, dispe-
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