Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DWANGO 0 GUADIANA 0 CIUDAD DE VICTORIA — DURAZZO
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ratamente, e fu ferito in una mano; la brillante difesa di Monte-Vento fu uno degli elementi della salute dell'esercito italiano.
Finita la guerra, ebbe il comando del dipa.ti-mento militare di Milano; appresso, già cagionevole di salute, lo si creò presidente del Tribunale supremo di guerra, e negli anni precedenti era stato ammesso nel Senato del regno, ondecchè tutto spese l'ingegno e le cure nell'ultimo periodo del viver suo nell'adempiere gli obblighi del doppio ufficio. « Si spense l'operosa e travagliata sua vita (disse il vice-presidente Marzucchi nell'annunziarne la morte in Senato) dopo lunga e dolorosa malattia, con virile animo sopportata e con cristiana rassegnazione. Giovanni Durando fu valoroso soldato, ma non fu meno ottimo cittadino, animo nobile e schietto, buon amico, buon marito, buon padre ».
Vedi : Rendiconti del Senato del Regno (5 giugno 1869) — Giovanni Durando, general d'armata, Cenni biografici (Firenze 1869) — Unsere Zeit-Chroniìc der Gegenwart. Nekrologe (Lipsia 1869» 2° sem.).
DURANGO o GUADIANA o CIUDAD DE VICTORIA
(geogr.). — Città del Messico, nella Sierra Madre, con 14,000 abitanti.
DURANTE Francesco (biogr.). — Uno dei più grandi compositori italiani. Nato a Napoli l'anno 1693, all'età di sette anni entrò nel Conservatorio di Sant'Onofrio, e quivi fu allievo di Alessandro Scarlatti. Alcuni anni dopo, la fama del contrappuntista Bernardo Pasquini lo trasse a Roma, dove studiò cinque anni sotto la direzione di tanto maestro, mentre Petroni lo dirigeva nello studio dell'arte del canto. Di ritorno in patria, si diede alla composizione, e nel 1715 ottenne il posto di maestro d'accompagnamento nello stesso Conservatorio dove aveva ricevuta la sua prima educazione musicale. Tre anni dopo passò a quello dei poveri di Gesù Cristo, di cui divenne capo, e vi stette sino alla soppressione fattane nel 1740 dal cardinale Spinelli arcivescovo di Napoli, quando si trovò senza impiego, e fu costretto a scriver messe e mottetti per provvedere al proprio sostentamento. Dopo la morte di Leo, avvenuta nel 1745, fu nominato maestro di cappella al Conservatorio di Sant'Onofrio, ed in questo ufficio morì nel 1755.
Durante occupa senza fallo uno dei primi posti fra gli ottimi compositori di musica. Egli si consacrò quasi esclusivamente alla musica di chiesa, che preferiva ad ogni altro genere. 11 suo stile solenne ed energico, profondamente improntato di sentimento religioso, conveniva mirabilmente al genere da lui scelto, e i capi d'opera ch'egli ci lasciò serviranno di modello a qualunque compositore imprenda a seguirne le tracce. Se Durante non è sempre eccellente per l'invenzione dei motivi, di cui gli si rimproverò talvolta la troppa semplicità, il modo con cui sa svilupparli e trarne profitto, coi mezzi che presenta il contrappunto, basta a controbilanciare questo difetto. All'arte di condurre la modulazione e stabilire un'armonia sempre scelta egli aggiunge il merito di dare a tutte le parti torme cantanti e facili.
Come professore ha goduto di non minore celebrità. Fu egli che diede il più alto splendore allascuola di Napoli, e ai suoi inseguamenti si debbono i migliori compositori del secolo xvm, quali sono Pergolese , Jomelli, Traetta, Piccioni, Sacchini, Paisiello ed altri. Nè furono minori le qualità del suo cuore, essendo piuttosto il padre che il maestro de' suoi allievi. Ammogliato tre volte, trovò nella prima sua moglie una vera Santippe, di cui sopportò le vessazioni con rassegnazione da stoico. Raccontasi che questa donna, appassionata pel giuoco del lotto, vendeva clandestinamente gli spartiti del marito, il quale, armato della sua esemplare pazienza e ajutato dalla sua prodigiosa memoria, contentavasi di ricomporre e scrivere di nuovo molti de' suoi capolavori, che senza ciò si sarebbero forse perduti.
Le opere di Durante, per la maggior parte manoscritte, sono poco sparse. Una delle più belle collezioni di esse trovasi nella biblioteca del Conservatorio di musica di Parigi, e fu copiata da quella portata in Francia dal Selvaggi.
DURANTE (conte) Giorgio (biogr.). — Pittore bresciano, nato nel 1683, e morto nel 1755, fu eccellente nell'arte di dipingere i fiori e gli uccelli Questi principalmente sono ricercatissimi non solo per essere rappresentati con tutta verità quanto pel gusto della composizione e per le azioni in cui li figura, vaghe veramente e pittoresche. Fuori di Brescia i suoi lavori sono rari a vedersi. Alcune famiglie venete ne posseggono saggi ; ma le migliori cose di questo pennello sono possedute dalla Corte di Torino.
Suo fratello Faustino, nato nella stessa città nel 1695 e morto nel 1766, dipingeva uccelli con ma-ravigliosa finezza e verità.
DURANZA (geogr.). — Fiume nel S. E. della Francia, nasce nel dipartimento delle Alte Alpi, alla base del Monginevra, traversa il dipartimento delle Basse Alpi, e raggiunge il Rodano presso Avignone.
DURATA. V. Durabilità (meco.).
DURAZZAN0 (geogr.). — Comune in provincia di Benevento, circondario di Cerreto Sannita, con 1830 abitanti.
DURAZZO (Dyrrachium, gr. Au^^iov, e nella sua origine Epidamnus, 'Ktu&xiavos) (geogr. e stor.). — Città e porto di mare della Turchia europea, nella Romelia, sangiaccato di Scutari, a 80 chilometri al S. della città di questo nome, ed a 15 N. N. O. da Cavaja, a 41° 19' 30" di lat. N., e 17° 7' 10" di long. E., sopra un promontorio che si avanza nel mare Adriatico al N. del golfo che prende la sua denominazione dalla città stessa, e quindi di Durazzo si appella. Più della moderna è nota negli storici fasti l'antica città, situata, secondo le divisioni geografiche di quei prischi tempi, sulla costa dell'Illirico, nel golfo Jonico, e detta sempre dai greci scrittori Epidamno (Strab., vili, p. 3; 6). Non si sa in quale circostanza siasi cangiato tal nome in quello di Dyrrachium, col quale apparisce comunemente negli scrittori latini Pretesero alcuni che i Romani, considerando la voce Epidamnus di malo augurio, quasi nunzia di guai e danni, l'avessero scambiata volentieri in quella di Dyrrachium, per esprimere anche l'asprezza della sua posizione (Plin., m, 23; Pomp. Mela, u, 3, § 12). Ma vuoisi qui avvertire in risposta a costoro che il secondot^iOOQLe
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