Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DURAZZO
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vocabolo è non già di latina, bensì di greca origine, avendolo adoperato, circa tre secoli avanti Cristo, il famoso grammatico e poeta Euforione di Calcide nell'Eubea (Stepb. B., 8. t>.), e più tardi Strabone (p. 316) per indicare l'alta e scoscesa penisola su cui era edificata la città, come fatto aveva due secoli prima, nel 200 avanti Cristo,l'ateniese comico poeta Alessandro (Steph. B., 8. v.). Siccome poi il latino Dyrrachium non occupava precisamente l'area dell'antica Epidamno (Paus., vi, 10, § 2), così gli è ben probabile che abbia mutato il primitivo nel secondo nome, per esprimere in qualche modo l'aspra e dirupata natura del suo suolo.
La città di Epidamno era stata fondata sull'istmo di una penisola protendentesi sul littorale degl'Il-lirii Taulanzii verso il 627 av. Cristo, com'è fama (Euseb., Chron.), per opera dei Corciresi, ma con qualche ajuto ed alquanti coloni da Corinto, sotto Faleo della famiglia degli Eraclidi, scelto a duce della colonia, giusta le avite consuetudini, nella madrepatria Corinto (Thuc., i, 24-26), e quinci derivò il diritto ai Corinzii di aver ingerenza nelle faccende dei coloni, il che trasse seco in appresso serie conseguenze. La vantaggiosa posizione sull'Adriatico ed il fertile territorio fecero sì che la città crebbe ben presto in popolazione e ricchezza. Il governo era affatto oligarchico, alla somiglianza della così detta Cosmopoli della locrese Opunzio (Opus, Oitouc, capitale dei Locri Opunzii, oggidì Kardenizza), standovi alla testa un solo magistrato. I capi delle tribù formavano una specie di consiglio, mentre gli artigiani e i commercianti nella città venivano considerati come schiavi appartenenti allo Stato. Col progresso del tempo, forse un po' prima della guerra peloponnesiaca, ossia del 431 av. Cr., le dissensioni intestine giunsero a sciogliere cotesta oligarchia, ed a far sì che rimanesse al suo seggio il solo arconte originario, ma venisse sostituito ai filarehi o capi di tribù un senato eletto secondo i principii democratici (Arist., Poi., n, 4, § 13; ih, 11, § 1 ; iv, 33, § 8; v, 1, § 6; v, 3, § 4; Mtiller, Die Dorier, voi. il ; Grote, Hist. of Greece, voi. ni, p. 546). Il governo era liberale nell'ammettere i forestieri, escludendo però tutte le persone che avessero affari coi limitrofi Illirii, ed il traffico veniva esercitato la mercè di un sensale patentato indigeno, che perciò si appellava polites (cittadino, municipale. Plut., Queest. Grcec.,c.29,p.297; iElian., V. H., xiii, 16). Ciò non ostante il commercio non era ristretto alle sole tribù interne, ma estendevasi al di là dei mari, anche prima che fosse costruita la Via Egnazia, ed un'iscrizione (Bòckh, Corp. Inscrip., n° 2056) nota la gratitudine di Odesso sul Ponto Eusino verso un cittadino di Epidamno. La disputa intorno a questa città tra quei di Corinto e di Corcira ebbe origine da un contrasto tra gli esuli oligarchici, espulsi da un'interna sedizione, ed i democratici di Epidamno, in cui i Corinzii diedero ajuto ai primi. La storia di cotesta contesa ci fu narrata appieno da Tucidide (Z. c.), per l'intimo nesso che aveva la medesima colle cause della guerra peloponnesiaca, ma ne ignoriamo l'esito finale, e nulla sappiamo neppure degli avvenimenti ulteriori fino ai 312 av. Cr., in cui Glaucia, re degl'Ulirii, s'impadronì di Epidamno coli'assistenza dei Corciresi
(l)iod., xix, 70, 78). Alcuni anni dopo venne occupata per sorpresa da una banda di pirati illirii, ma gli abitanti, riavutisi dal primo spavento, si scagliarono sugli assalitori e discacciaronli fuor delle mura (Polyb., li, 9). Non andò guari che gì'Illirii si presentarono con poderosa flotta e posero l'assedio alla città, ma sopraggiunse per buona ventura il console romano e li costrinse a precipitosa ritirata. Gli Epi-damnii si posero da quel dì sotto la protezione dei Romani, alla cui causa sembra siano rimasti costantemente attaccati, tanto nell'illirica, quanto nella macedonica guerra (Polyb., il, 11; Liv., xxix, 12; xliv, 30).
Più tardi scomparve il primitivo nome di Epidamno e si ritenne quello di Du razzo (Dyrrachium), eia città diventò libera (libera civitas. Cic.,ad Fam., xiv, 1) e teatro di lotte tra Cesare e Pompeo. Costui mosse col suo esercito da Tessalonica e si accampò davanti a Durazzo, trincierandosi sulla riva destra deirApso (Apus, oggidì Beratinos), cosicché Cesare fu costretto ad accamparsi sulla sinistra del medesimo fiume, col proposito di svernare sotto le tende. Questo reciproco atteggiamento fu causa di una serie di notevoli operazioni, in forza delle quali il gran capitano, ad onta della somma sua abilità, di fronte alla straordinaria superiorità nel numero e nella posizione dei suoi avversarii, fu necessitato ad abbandonare Durazzo a Pompeo e tentare la sua sorte sur un nuovo campo (Caesar. B. C., in, 42-76; Appian., B. C., il, 61 ; Dion. Cass., ili, 49; Lucan., vi, 29-63). Durante le ultime guerre civili della romana repubblica, Durazzo prese parte per Antonio, e fu poscia regalata da Augusto ai suoi soldati, quando i contadini illirii avevano già imparati i rudimenti della legge municipale dai veterani dell'impero (Dion. Cass., ii, 4>. I suoi abitanti, sotto il patronato di Venere (Catull., Carm., xxxiv, ll)t erano gente dedita a vizii di ogni fatta e di rotti costumi, se vogliasi prestar fede a Plauto (Meneechm., att. il, se. i, 30-40). XBasso Impero la capitale di una nuova provincia, detta il Nuovo Epiro (Epirus Nova. Marquardt, Handbuch der ròm. Altherihiim., p. 115), e viene ricordata dagli storici bizantini come luogo ancor ragguardevole quando essi scrivevano (Cedren., p. 703; Niceph. Callist., xvu, 3). Il celebre Gibbon (Storia della rovina e decadenza dell impero romano, voi. iv, p. 281-88, ediz. di Palermo) narra colle più minute particolarità il settimestre assedio, la sanguinosa battaglia e la presa di Durazzo fatta dai Normanni nel 1081-82, capitanati dal valoroso Roberto Guiscardo e dall'intrepida sua moglie Gaita, contro i Greci condotti da Alessio Comneno; e lo stesso ali'incirca ripete il Lebeau nelvol.xv,p. 133-45 della sua Histoire du Bas Empire. Prima dei Normanni vi avevano lasciate tracce del loro dominio i Goti ed i Bulgari, e dopo le invasioni di cotesti tre popoli se ne impadronirono i Veneziani, che furono obbligati a cederla nel 1500 a Bajazette II, che aveva già strappato ai medesimi nella Morea le città di Lepanto, Corone e Modone. Fin dal principio del secolo xiv Giovanni di Angiò, l'ottavo dei figli di Carlo II, aveva assunto, col consenso dell'imperatore bizantino, il titolo di duca di Durazzo e signore di Albania, e lo tramandò ai suoi eredi, il cui ramo
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