Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
DUUMVIRI — DUVAL GIULIO
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htà, ossia della maggiore facilità di passale alla Filiera (V.), sono disposti come segue:
Platino Oro
Argento Zinco
Ferro Stagno
Rame Piombo
Quando si fa passare un filo metallico alla filiera non si può eccedere un certo limite di sottigliezza, per la difficoltà di tirare il filo senza romperlo, e per quella di formare nella filiera buchi regolari di picciolissimo diametro. Wollaston ha trovato il mezzo di superare questi ostacoli e di ottenere fili di platino di una tenuità estrema. A ciò fare si prende un filo ordinario di platino di ljA di millimetro di diametro, e si fissa verticalmente nel mezzo di uno stampo cilindrico avente un diametro di 8 millim. ; si empie lo stampo d'argento fuso, e si ha un cilindro d'argento di 8 millim. di grossezza, il cui asse interno è il filo di platino. Passando questo cilindro alla miera fino a tanto che abbia la tenuità dei fili ordinarii,il cilindro d'argento ed il filo di platino diminuiscono entrambi conservando
10 stesso rapporto nei loro diametri. 11 filo cosi ottenuto si tratta coll'acido nitrico, che distoglie
11 piccolo tubo d'argento, e mette a nudo un filo di platino avente oo di millim. di diametro, vale a dire una grossezza 140 volte minoie di quella di un filo di seta tratto dal bozzolo.
La duttilità ha relazione con l'altra proprietà dei corpi detta Malleabilità (V.), quella cioè di lasciarsi tirare in lamine ; ma i corpi più duttili non sono i più malleabili. Per dame esempio, l'ordine della malleabilità dei detti otto metalli è il seguente:
Oro Piombo
Argento Zinco
Rame Platino
Stagno Ferro
La duttilità e la malleabilità aumentano, generalmente parlando, sotto l'influenza de! calorico, e molti metalli si lasciano lavorare a caldo, mentre si romperebbero a freddo. Esistono però alcune eccezioni a questa regola ; il rame si batte più facilmente a freddo che a caldo; il piombo e lo stagno, molto malleabili a freddo, si rompono sotto il martello ad una temperatura poco lontana da quella della loro fusione. Lo zinco verso i 150° diventa malleabile e duttile, ed ai 205° ridiviene fragile.
La maggior parte delle resine sono duttili a temperature più o meno elevate, e fragili a basse temperature. Il vetro nel suo stato ordinario non può subire alcun cangiamento di forma senza rompersi ; ma fatto rovente assume tutte le forme che gli si vogliono dare, e si allunga in fili sottilissimi. Dopo il raffreddamento prende una forma fissa e non è più capace di duttilità.
L'iuflucnza del calore consiste nell'allontanamento delle molecole, che così acquistano la facilità di scorrere le une sulle altre e di traslocarsi senza soluzione di continuità.
I metalli sottoposti al laminatoio od alla filiera diventano più duri e s'incrudiscono, più nel primo che nel secondo caso; quindi è che oltre un certo limite se si volesse continuare la laminatura, av-
verrebbe che le lamine si troverebbero ripiene di screpolature, ed i fili si romperebbero nel tirarli di nuovo alla filiera. Per restituire al metallo la sua primiera duttilità, si fa riscaldare fino ad un determinato grado, inferiore a quello della sua fusione, e si lascia raffreddare lentamente. Questa operazione chiamasi ricottura o ricuocitura. Con questo mezzo le molecole ripigliano la loro posizione normale e diventano atte a subire un nuovo spostamento.
Baudrimont ha osservato che un filo metallico è irregolarissimo in tutta la sua estensione ; che il suo diametro si accresce spontaneamente e lentamente; che in capo ad un mese è sensibilmente più graude di ciò che era alcune ore dopo il suo passaggio alla filiera, ciò che prova che, cessata la forza che le comprime, le molecole tendono naturalmente a porsi in uno stato di equilibrio stabile. L'azione del calorico favorisce questa tendenza, e però la ricottura aumenta e rende uniforme il diametro dei fili metallici. Lo stesso Baudrimont ha pure osservato che la densità dei metalli tirati in fili minori di ifi millimetro di diametro è superiore a quella di tutte le altre preparazioni dei medesimi metalli.
DUUMVIRI (stor. ani.). — Davasi questo nome a quei magistrati della Repubblica romana ohe si eleggevano a coppie, qualunque fosse l'uffizio che dovevano adempire» Il primo duumvirato di cui sia fatta memoria si compose dei due giudici del sangue (duumviri perduellionis), nominati da Tulio Ostilio per giudicare P. Orazio, concesso all'accusato il diritto di appellarsi al popolo (Tit. Liv., i, 26). Quest'uffizio venne poi esercitato dal solo Taiquinio Superbo per fini tirannici (Tit. Liv., 1,49), ed in appresso dai consoli (Tit. Liv., n, 5), che formavano un vero duumvirato.
Ai consoli sostituironsi quindi i qufiesitores parricida, dei quali si fa menzione nelle leggi delle Dodici Tavole (Pompon., 1. il, §23); ma pare che ai duumviri si commettesse di nuovo la giurisdizione criminale nel processo di Manlio Capitolino (Gellio, xvn, 2) ; e sono mentovati da Cicerone come tuttora esistenti (Pro Cajo Babirio, c. iv, § 12).
I duumviri sacrorum, che custodivano e interpretavano i libri sibillini, furono pure antichissimi magistrati (Tit. Liv., iv, 21).
I magistrati principali dei municipii chiamavansi altresì duumviri (Lips., Elect., i, 23), od anche consoli (Cic., in Pisonem, c. xi). I loro littori portavano comunemente piccoli bastoni (badila) dinanzi ad essi; ma talvolta si allogarono anche i fasci (Cic., Agrar., il, 34).
1 duumviri navales erano due ufiiziali, eletti per la prima volta nell'anno di Roma 436 (Tit. Liv., Epit., lib. xn ; Niebuhr, Bòrni sche tìeschickte, t. ni, p. 282). Ad essi incumbeva di provvedere all'armamento delle flotte della Repubblica (Tit. Liv., ix,39; xl, 18 e 26). Eranvi pure altri duumviri creati per occasioni speciali.
DUVAL Giulio (biogr.). — Economista francese, nato in Rodez (Aveyron), morto il 20 settembre 1870, miseranda vittima del cozzo di due convogli sulla ferrovia di Plessis nelle vicinanze di Tours. Oltie all' Economiste frangais, giornale fondato da lui nel 1862 e poi continuato, scrisse non poche pregevoli
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