Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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DUVIVIER FRANGI ADE-FLEURUS - DYCK (VAN) ANTONIOopere sulle società cooperative e di consumo, sulla colonia dei mentecatti di Gheel (Parigi 1866), ed anche l'eccellente esposizione sull'economia nazionale francese intitolata Notre Pays (Parigi 1867). Ma successivamente, dimorando a lungo nell'Algeria, dove fu eletto nel suo 50° anno membro del Consiglio generale di Costantina, e fecesi compilatore del Venire algérien, rivolse tutti i suoi studii a cotesto paese, alla sua colouizzazione e geografia, di guisa che diventò membro operoso e ben presto anche vice-presidente della Società geografica di Parigi, rappresentando con ardore ed abilità il collegamento della geografìa coll'economia nazionale. Ecco i più notevoli de' suoi scritti : Catalogne expli-catif et raisonné des produits algériens (Parigi 1855); L'Algerie, tableau historique et statistique (ivi 1859) ; Histoire de Vémigrationeuropéenne, asia-tique et africaine au 19me stècle (ivi 1862); Les coloni e s et la politique coloniale de la France (ivi 1864) ; Biscours sur les rapporls entre la géographie et Véconomie politique (ivi 1864) ; Second discours (sullo stesso argomento); LAlgérie(ivi 1865) ; Troisième discours, ecc. ; Les puits artésiens du Sahara (Bull, de la Société géogr. de Paris, 1867) ; Réflexions sur la politique de l'empereur en Algérie (ivi 1866), e finalmente Relation sur les tableaux de la situation des établissements frangais dans l'Algerie (Bull, de la Soc. de géogr. de Paris, 1865).
DUVIVIER Franciade Fleurus (biogr.). — Nacque a Rouen il 17 aprile 1794; nel 1812 fu ammesso alla Scuola Politecnica; nel 1815 prese parte colla Scuola alla difesa di Parigi contro gli eserciti collegati. Successivamente luogotenente, poi capitano, passato pei reggimenti e per le piazze, Duvivier fu capo del genio ad Ajaccio, a Calvi, a Corte ed a San Pietro della Martinica. Nel 1830 prese parte alla spedizione d'Algeri, nè più rientrò in Francia che nel 1841, dopo essere passato per tutti i gradi successivi a forza di prodezze, dopo d'aver insomma per undici anni di seguito nobilmente pagato il suo ti ibuto alla colonia africana. Egli recossi a Parigi e consacrò i suoi ozii allo studio, ed in questo periodo di sette anni pubblicava colle stampe : Lo scioglimento della quistione dell'Algeria; Lo stato dei ponti nell'Algeria; Le ricerche geografiche sull'Algeria. Nel 1826 aveva pubblicato l'opera si celebrata, Saggio sulla difesa degli Stati, e le sue Osservazioni sulla guerra della successione di Spagna.
Designato per comandante in capo della spedizione di Madagascar, egli dichiarò formalmente che accettava questa missione difficile, alla sola condizione espressa, che non vi sarebbe stato intervento inglese. La spedizione non ebbe luogo, e il generale rientrò nella sua disponibilità per ripigliarvi una vita di meditazione e di studii. Scevro d'ambizione personale, nemico dell'intrigo, egli visse sempre lungi dalla Corte e dagli uomini del potere, di cui disapprovava i principii.
Il 25 febbrajo 1848 egli offriva al Governo provvisorio il soccorso della sua spada, e proponeva d'organizzare i battaglioni della guardia mobile. Tutti ammirarono la prontezza colla quale egli fece di 15,000 cittadini di Parigi una milizia già possente e per la sua istruzione militare e la sua disciplina; e Parigi ricompensò il bravo generale, chiamandolocon 182,000 voti a rappresentante all'Assemblea nazionale. Egli morì dopo dodici giorni di patimenti atroci causati dalle ferite ripoitate il 12 giugno 1848 alla testa delle truppe che difendevano l'Hòtel-de-Ville.
Vedi Mondo illustrato (1848, p. 453).
DWINA o DVINA SETTENTRIONALE (geogr.). — Essa va distinta dalla Dana o Dwlna Occidentale (V.); è il più grande dei fiumi che gettansi nel Mar Bianco, e quanto a lunghezza il settimo degli Stati russi. E formato dal confluente di due fiumi minori, il Suk-hona ed il Jug, che riuniti presso Veliki-Usstiug, nei 60° 46' di lat. N. e 44° IO' di long. E., prendono il nome di Dwina. Scorre in una direzione generale di nord-ovest pei distretti occidentali del governo di Yologda, diventa navigabile prima di lasciarli, attraversa la parte sud-ovestdel governo di Arcangel e si scarica per cinque foci al di sotto di Arcangel nella baja di Dwinskaya nel Mar Bianco. La sua lunghezza in linea retta dalla solente alla foce è di circa 500 chilometri, ma% comprese le sinuosità, è calcolata di circa 1166. È navigabile dalla fine di aprile sino al principio di novembre per una distanza di circa 388 chilometri. Scorre generalmente fra alte sponde, e secondo un calcolo medio ha una larghezza di 150 a i80 metri. Ad Arcangel questa cresce fino ad oltre 5 chilometri. Poco dopo di aver ricevuto il Pinega, esso forma parecchie isole che si stendono fino alla sua foce. La marea della Dwina è ancora sensibile a 46 chilometri al di sopra di Arcangel. 11 bacino del fiume, ossia l'area del territorio di cui raccoglie le acque, è di circa 320,331 chilom. quadr.; il letto è generalmente d'argilla, coperto di un sottile strato di sabbia. 11 pesce vi è abbondante.
DYCK (Van) Antonio (biogr.). — Questo gran pittore nacque in Anversa il 22 marzo 1599. Suo padre era un pittore di vetri di Hertogenbosch (Bois-le-Duc), e diede a suo figlio le prime lezioni di disegno; e fu anche istrutto da sua madre che dipingeva paesaggi ed era valentissima nel ricamo. Prima di diventare scolaro di Rubens, si vuole che andasse a scuola da Van Balen. Col Rubens egli fece tali progressi, che questi gli affidò bentosto l'esecuzione di alcuni suoi schizzi, e, secondo alcuni, ne venne anco in gelosia. E s'appoggia quest'opinione sul fatto ch'egli avvertisse il Vandyck a ristringersi alla pittura di i itratti e a visitar l'Italia per istudiarvi le opere del Tiziano e degli altri grandi maestri. Altri invece dicono che egli si ristrinse ai ritratti per la disperazione ch'egli aveva di vincere il maestro nella di lui sfera. Se il Rubens raccomandò al Vandyck di visitare l'Italia, ciò fu chiaramente pel vantaggio di questo, e l'aver egli seguito un tal consiglio mostra com'egli ne scor» gesse l'utile, massime nell'esempio dello stesso suo maestro. Venne adunque il Vandyck in Italia, non senza prima però essersi fermato qualche tempo a Brusselle, preso dalle bellezze di una forosetta di Savelthem, la quale l'indusse a comporre due dipinti pel suoluogo nativo, cioè un san Martino a cavallo, pigliandone i ritratti da sè e dai cavallo datogli dal Rubens; e una Famiglia sacra, di cui furono modelli la fanciulla e i suoi genitori. Giunto in Italia, trat-tennesi primamente un poco a Venezia, indi a Genova, dove fece molti bellissimi ritratti. Da Genova passò a Roma, dove trovò magnifici protettori •
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