Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      DYONDUSSODITE
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      visse alla signorile. Un ritratto del cardinale Benti-voglio, dipinto in quel torno, è uno de' suoi capolavori. Presentemente esso si trova nel palazzo Pitti, e sta presso al celebre ritratto di Leone X di Raffaello, ed è per ogni rispetto una pittura veramente maravigliosa. Il Vandyck in Roma era conosciuto sotto il nome di Pittore Cavalieresco. Evitava la compagnia de' suoi compaesani, ch'erano uomini di abitudini abbiette ed intemperanti. Essi avevano formato tra loro una consorteria e annojavano siffattamente il Vandyck, ch'egli dovette abbandonar Roma e tornare a Genova (1625). Mentre era in questa città, fu invitato a passare a Palermo, dove andò e fecevi i ritratti del principe Filiberto di Sa-voja, viceré di quell'isola, e di altri celebri personaggi. Dopo breve soggiorno nella Sicilia, lasciò quell'isola dove imperversava la peste ; tornossi a Genova, e indi nel suo paese. La prima pittura che fece il Vandyck, come fu tornato in Anversa, è un sani Agostino, per la chiesa degti Agostiniani di quella città, col quale dipinto si acquistò subito fama di uno dei primi pittori del suo tempo. Fece varie altre eccellenti pitture storiche, ma la fama maggiore ven negli dai ritratti. Era tenuto in grandissima stima dall'antico suo maestro Rubens, il quale dicono gli offrisse in matrimonio la sua figlia primogenita, ma il Vandyck rifiutolla col pretesto di dover tornare Ira breve a Roma, o veramente, secondo che vogliono alcuni, perchè era innamorato della madrigna. Da Anversa passò all'Aja, invitatovi dal principe d'O-range, Federico di Nassau, e dipinsevi varii personaggi di quella Corte. Mentre era in quella città, intese parlare del grande amore che dicevasi avesse per le belle arti Carlo I, e passò in Inghilterra colla speranza d'essergli presentato. Deluso nelle sue speranze, andò a Parigi, e quivi non essendo più fortunato, tornò nel suo paese. Ma avendo di poi il re d'Inghilterra veduto qualcuno de' suoi ritratti, invi-tollo a tornarvi; ond'egli v'andava nel 1632; era accolto con grandi segni d'onore e riceveva dal re un'annua provvisione di lire 200 a vita, col titolo di regio pittore, oltre alla vistosa paga che gli si dava pe' suoi lavori; nei quali egli era infaticabile, e veloce tanto che fece fin anco un ritratto in un giorno. Teneva sontuosa tavola, ed era larghissimo nello spendere. Amantissimo della musica, pagava i musici liberalmente. Vestiva con gran pompa, e teneva un gran treno. E tutto questo contribuì a rovinarlo nella salute e nelle sostanze. Sperava quindi di rifarsi studiando l'alchimia e cercando la pietra filosofale. Non molto prima di morire passò a Parigi colla moglie; ma non trovando ivi da occuparsi secondo i suoi desiderii, tornò a Londra, e mentre stavasi apparecchiando ad operare alcuni dipinti che rappresentassero la storia e la processione dell'ordine della Giarrettiera, moriva nell'anno 1641,quaran-taduesimo dell'età sua.
      Il Vandyck viene generalmente considerato come rivale del Tiziano nella dipintura dei ritratti, ed alcuni vogliono che in complesso egli sia superiore al veneziano. Al Tiziano egli sottostà in ricchezza e in vivacità di colorito, ma lo vince forse per ogni altro rispetto. È senza pari nella delicatezza del disegno e del chiaroscuro; maravigliosonei panneggiamenti ; e a semplicità d'espressione e grazia diatteggiamenti egli seppe accoppiare dignità e individualità. I suoi ritratti in generale ci si presentano in modo da far sentire allo spettatore che l'artista non solo ha saputo scegliere l'atteggiamento più convenevole della figura, ma anche la miglior veduta del volto. Le ultime sue opere, sebbene maestrevolmente eseguite, manifestano tuttavia la trascuratezza; ma alcuni de' suoi primi ritratti, massime di quelli fatti in Italia, allo stile magistrale del disegno, proprio di lui, uniscono pure la spedita finitezza dell'Holstein.
      Fig. 2192. — Dyck (Van) Antonio.
      Sebbene il Vandyck debba la sua gran fama ai ritratti, egli ha tuttavia fatto molti bellissimi dipinti storici, nel qual genere non cessò mai di lavorare ; ma questi sono generalmente inferiori di pregio ai suoi ritratti, e mancano di sentimento e di espressione. Il migliore de' suoi dipinti storici, secondo il giudizio di un altro valente pittore, del Reynolds, è Gesù Cristo tra i due ladroni. « Questo dipinto, dice il Reynolds, è la principale delle sue opere, quanto a varietà ed estensione di disegno e alla giudiziosa disposizione del tutto. Negli sforzi che fanno i ladroni perispacciarsi dalla croce egli ha felicemente affrontato le difficoltà dell'arte; e maravigliosa è nella Vergine l'espressione del dolore e della rassegnazione. In complesso questo dipinto è da riguardarsi come uno dei migliori dell'arte moderna, e porge un'altissima idea del valore del Vandyck, dimostrando com'egli avesse veramente il genio della pittura storica, se non gli fosse stato tolto dai ritratti ».
      Numerosissime sono le pitture det Vandyck, quasi quanto quelle del Rubens. Molte delle migliori si trovano in Inghilterra, come nel castello di Windsor, ad Hampton Court, a Wilton House e a Blenheiin, ed in molte altre collezioni private. Il suo capolavoro, secondo il Walpole, è il drammatico ritratto del conte di Strafiord e del suo segretario, che ora trovasi a Wentworth House. A Wilton House vi sono venticinque pitture del Vandyck ; e questo è veramente il luogo dove si può dire ch'egli ha il suo trono e la sua corte.
      DYONDDSSODITE (min.). — Asfalto impregnante le argille ed altre materie terrose.


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume VII (parte 2)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1879 pagine 1048

   

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