Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

Pagina (3/415)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      2
      presiedeva dunque ai misteri, e giudicava tutto ciò che riferivasi alla violazione delle cose sacre; in caso di omicidio, faceva la relazione dell'accaduto al Senato dell'Areopago, e deponendo la sua corona assidevasi a giudicare in mezzo ai senatori. I ministri dipendenti dal re e dalla regina de1 sacrifici in Atene si addimandavano Epimeleti, Ge-rofanti, Gercri e Cerici. Il re dei sacrifici fu creato in Roma al cominciar della Repubblica, perchè i due consoli eletti in sostituzione degli espulsi re erano investiti bensì dei poteri civili e militari, ma non già della diguità sacerdotale inerente al monarca, la quale venne conferita quindi per decreto dei consoli ad uua persona indicata dal collegio dei pontefici, e consacrata dagli auguri. I successori di costui vennero sempre eletti e consacrati in pieui comizi, sotto la presidenza dei pontefici, e fino a tauto che un re dei sacrifici venne nominato in Roma, fu sempre un patrizio, perchè, non avendo egli ingerenza di sorta negli affari civili e militari, il popolo non ne iuvidiò giammai la dignità (Liv., ii, 2; vi, 41 ; Dionys., iv, 74; v, l;Cic., Pro domo sua, 14). Ma per la stessa ragione sembra che anch'essi i patrizi abbiauo attribuito poco valore a simile carica, sendosi avverato il caso che rimanesse la medesima vacante per uuo e pertiuo per due iuteri auni, e durante le guerre civili negli ultimi tempi della Repubblica, pare che frisse caduta affatto in disuso. Sembra però che Augusto l'avesse ristabilita, perchè vieue di frequente ricordata sotto l'Impero, fiuchè fu probabilmente abolita in peraute Teodosio I, dal 379 al 395 d. Cr. (Creili, Inscr., n° 2280-82-83). Considerando che cotesto sacerdote era il religioso rappresentante dei re, egli aveva certamente un grado più elevato di quello di tutti gli altri sacerdoti e dello stesso pontefice massimo, a cui era di molto inferiore per potere ed influenza (Festus, s. v. Ordo sacerdotum ; Liv., il, 2). 11 re dei sacrifici era eletto a vita, non poteva coprire alcuna carica civile o militare, o rimaneva esente in pari tempo daogui civile e militare gravezza (Dionys., iv, 74; Plut., Quasi. rom.y 60; Liv., xl, 42). Le principali sue fuuzioui erano: 1° Compiere quelle pubbliche funzioni religiose ' (sacra publica) che venivano pria compiute dal re e dalla costui moglie, la quale appellavasi regina delle cose sacre (regina sacrorum); e cotali funzioni celebravansi da questa o dal re in tutti i giorni delle calende, degl'idi e delle nundine; l'uno per Giove, e l'altra per Giunone nella reggia ( Varrò, J)e (ing. latv, p. 54; Macrob., Sat., i, 15). 2° Nei giorni detti il regifugio o la fuga dei re (V. Regi-fugio), il re sacrificatore offrir doveva un sacrifizio nell'assemblea dei comizi. 3° Era parimente suo dovere l'adoprarsi a placare l'ira dei numi ogniqualvolta sembrava che qualche geuerale sciagura venisse annunziata da straordinarii portenti (Kest., s. v. Regice ferite). 4' Alla ricorrenza delle nundine (giorni del mercato), il re sacrificolo annunziava (edicebat) al popolo aflfollantesi nella città la serie successiva delle feste del mese, incombenza che dev'essere cessata dopo i tempi di Cneo Flavio, sistematore del calendario romauo nel 300 av. Cr. Abitava il re dei sacrifizi in una casa di ragion pubblica, sulla via Sacra, presso la reggia e l'al-
      loggio delle Vestali (Varrò, De ling. Int., v, p. 54; Serv., ad JEn., vili, 654 ; Ambrosch, Studien und Andeutungen. p. 41-76).
      6° Re del banchetto (lat. rex, magister convivii, arbiter bibendi, gr. ap^wv t9;c ttocew?, oujjmoaiap/o?, padiXeu;, V. Architrlclino), ossia il presidente di un convito, della mensa (rex mensa), che assumeva la direzione dei banchettanti, prescrivendo a ciascuno, sotto certe piacevoli pene, ciò che far doveva a tavola, se bevere o cantare, arringare o divertire in altro modo i convitati. Era in uso appo i Greci ed i Romani cotesto supremo ordinatore e moderatore del oanchetto, che veuiva scelto o a sorte, col mezzo dei dadi (al che allude benissimo l'orazione nec regna vini sortiere talis. Hor. Od., iv, 1. 1), o nominato dai voti dei convitati, pria che costoro si assidessero ai rispettivi posti. Ciò nondimeno non sempre creavasi un re, nè in tutti i banchetti; e negli ultimi tempi vi si pensava d'ordinario, in Roma, dopo la metà del convito, per ridestare l'allegria ed il buonumore, allorché si temeva che potessero languire; ed in tale circostanza sforza vasi ciascuno di sostenere la parte di buon commensale. Questo ultimo atto chiamavasi dai Romani comissatio, comcssatio. dal greco xwulo? (comnie88azione, gozzoviglia, stravizzo), dacché i medesimi, i quali dimoravano più volentieri in villa (xojht), villaggio, villa) che in città, tenevano successivamente, un dopo l'altro, corte baudita, cenando ora in uno ora iu altro villaggio. Luciano ed Ariano fra i Greci, ed Orazio e Marziale fra i Latini fanuo menzione sovente dei re del banchetto nei Saturnali (V. Banchetto).
      7° Re boschereccio o del bosco (nemorensis rex) dicevasi dai Latiui il sacerdote del tempio di Diana Ariana (V. Alicia), armato sempre di spada sguainata per rintuzzare i colpi di chi lo assalisse per ispegnerlo e succedergli nella carica. Cotesto stranissimo re non era mai sicuro della vita, dappoiché il sacerdozio della terribile dea non veniva conferito giammai che a qualcuno degli schiavi fuggitivi, il quale, per esserne.investito, doveva prima uccidere colui che di già lo possedeva nel tempio. Affermano i poeti latiui essere stata istituita cotesta regia o sacerdotale diguità da Ippolito, figlio di Teseo, cui Esculapio aveva risuscitato sotto il nome di Vibio, e Diana trasportalo nel Lazio pria che i Trojani ed i Latiui vi si stabilissero. Sebbene pericoloso, sussisteva nondimeno cotesto impero sacerdotale aucora ai tempi di Caligola (37-41 d. Cr.), il quale, giusta la testimonianza di Svetonio, vedendo che il re del bosco godeva già da molti anni degli onori del sacerdozio, gli suscitò contro un avversario più forte e più scaltro. Al feroce e selvaggio costume dell'uccisione, accenua Ovidio in due luoghi, additando in uno il tempio silvestre della Diana suburbicaria, ed il regno che conquistavasi con mano omicida, a tenore dei seguenti due versi: Ecce subtirbance templum nemorale Diance Regnaque per gludios parta nocente manu;
      {De arte amandi, vs. 360), ed esprimendo nell'altro che simile regno acquistano i forti di braccio e lesti di piede, come segue :
      Regna tenent manibus fortes pedibusque fugaces.
      (Fast., 1. in).
      t^ooQle


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

Pagina (3/415)






Senato Areopago Atene Epimeleti Ge-rofanti Gercri Cerici Roma Repubblica Roma Liv Dionys Cic Pro Repubblica Augusto Impero Teodosio I Creili Inscr Festus Liv Dionys Plut Liv Compiere Giove Giunone Varrò Macrob Sat Kest Cneo Flavio Sacra Vestali Varrò Serv Ambrosch Studien Andeutungen Xeu Architrlclino Greci Romani Roma Romani Ariano Greci Orazio Marziale Latini Saturnali Latiui Diana Ariana Ippolito Teseo Esculapio Vibio Diana Lazio Trojani Latiui Caligola Svetonio Ovidio Diana Ecce Diance Regnaque Fast Qle Hor Luciano