Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RE FILIPPO - RE GIOVANNI FRANCESCOdue mandibole d'uguale lunghezza; narici concave, laterali, lineare-ovoidi, forate in una membrana occupante il solco mandibolare nel mezzo del becco; ali armate di spina, e seconda e terza remigante più lunghe; penname morbido e fitto; gambe forti, di mezzana lunghezza, colla parte inferiore delle tibie igoude; piedi a quattro dita, tre dinanzi e uno dietro; piedi lunghi, sottili e spaccati alla base, senza membrana laterale ; dito laterale poggiante sul suolo ; unghie arcuate, compresse e puntute. Il nome zoologico di questo genere è crex; quello della specie che gl'Italiani dicono propriamente re di quaglie, re quaglione, è crex praten-sis. Questa specie, ch'è indigena di tutta Europa, somiglia di colore alquanto alle quaglie; e il suo abitare spesso con queste gli ha fatto dare il nome di re di quaglie. È uccello di passo, e viene comunemente da noi in sul finire di settembre, fermandosi nei luoghi bassi, ingombri di sterpi e di roghi, fra le paglie de'paduli quasi secche, ecc., nelle giuncaje, ecc., e in novembre ne scompajono tutti, recandosi in Africa, d'onde ripassano poi al settentrione, tenendo probabilmente altra via, giacché tra noi più non si rivedono che al nuovo settembre. Ciò quanto all'Italia meridionale; ma in Piemonte se ne trovano durante la state e vi nidificano , faceudo uova grosse come quelle del merlo. — Pigliansi al laccio e col fucile.
RE Filippo (biogr.). — Dotto e benemerito agronomo, nato di cospicua famiglia in Reggio di Lombardia il 20 marzo 1763. Fu.educato da prima nel collegio di Ravenna, indi in patria. Si diè, giovinetto, allo studio della botanica e dell'agricoltura, e con tanto profitto, che, fattosi noto, fu eletto nel 1790 a professarle nel patrio liceo. Quivi la naturale eloquenza si fece più gentile e più decorosa per lo studio indefesso. Giunto intanto quel terribile momento, in cui per le politiche vicissitudini scuotersi dovevano tutti i Governi, Filippo dovette abbandonare la cattedra e ritirarsi ad ozio involontario tra le domestiche pareti. Compostesi alquanto le cose, pose mano agli Elementi d'agricoltura, opera che mancava all'Italia. Accolta con plauso universale, vide la luce nel 1798, ebbe più e più edizioni. Il Governo italiano rimunerare volendone il benemerito autore, l'elesse l'anno dopo a professare agricoltura nell'Università di Bologna, nella quale stabilì un orto agrario eccellente. Nel 1806 fu fregiato dell'ordine della Corona di ferro, e ascritto alla Società italiana delle scienze; nel 1812 fu eletto membro dell'Istituto italiano. Compose in Bologna il suo Giardiniere avviato (Milano 1802, 2 voi.), onde procurare ai dilettanti di giardinaggio una guida sicura, e quest'opera raccomandavasi per isceltezza e ragionevolezza del metodo e dei consigli ; indi mandò per le stampe il Saggio teorico e pratico sulle malattie delle piante (Venezia 1807), e l'Ortolano dirozzato (Milano 1811). Nella prima diè a conoscere quanto fosse profondo nella fisiologia vegetale, e con qual criterio considerare si debbano le malattie da cui sono prese le piante, e di quali mezzi sia necessario far uso perchè non si abbiano a perdere; nella seconda indicò i mezzi di migliorare la coltura degli orti. Altro suo lavoro, di non minor pregio dei precedenti, fu ilI Saggio sui letami (Milano 1810), che il Dupont voltò I in francese, nel quale esaurì, per quanto era possibile, tutta la materia de' sovesci, e tolse agli stranieri la foga di biasimare l'agricoltura italiana, stimandosi essi di assai superiori. Dettò a tal uopo anche il Dizionario ragionato dei libri d'agricol-turo e di veterinaria (Venezia 1808, 4 voi.), nel quale insegna come tutte o quasi tutte le pratiche, che con tanta pompa dicevansi usate presso gli esteri, fossero già conosciute, anzi da lunga pezza usate in Italia. Immaginò di più ua giornale col titolo Annali di agricoltura italiana, chiamando in suo soccorso tutti gli agricoltori che fossero in istato di osservare bene e ragionatamente i fenomeni e i risultati delle vecchie pratiche, delle ripetizioni, delle novità e dei nuovi tentativi originali. La fama diffatto del compilatore e la santità istessa dell'intrapresa non mancarono di produrre l'effetto desiderato. Dovunque si sparsero queste utili osservazioni, queste leggi, questi sperimenti che valsero in molte parti a togliere pratiche viziose, ad introdurre nuove piante, nuove sementi, od a coltivare in miglior maniera quelle che nei singoli paesi fossero state già in uso. Gli Annali ebbero principio nel gennajo 1809, e continuarono senza interruzione sino a tutto giugno 1814 (Milano 1809-1814, 22 volumi), adoperandovisi il Re non solo come compilatore, ma introducendovi opportune prefazioni, ed oltre a quaranta memorie originali.
Lungo sarebbe il qui numerare le opere tutte del celebre agronomo, che ascendono a cenventicinque ; scevra da quegli arcaismi, che non pochi, per amor soverchio de' trecentisti, adoperavano a' suoi giorni, e netta da modi forestieri, che non pochi altri pia-cevansi d'introdurre. Ridonata nel 1814 la pace all'Italia, fu richiamato all'Università di Modena a professare l'agricoltura, e dal duca eletto ispettore dei reali giardini. Viveva finalmente il Re quieto, amato ed onorato, allorché nel 1817 contrasse quel sozzo morbo che afflisse l'Italia, il tifo, e pagò nel 26 marzo il tributo alla natura. Quest'illustre botanico possedeva le più profonde scientifiche teorie dell'agricoltura, ma sempre occupossi di preferenza dei mezzi di applicarli alla pratica, siccome oggetto più evidente e d'immediata utilità. Venturi, Mo-reali, Fappani e varii altri con dotti scritti ne onorarono la memoria, e a questi rimandiamo i lettori per più particolari sulle sue opere e sulla sua vita.
RE Giovanni Francesco [biogr.). — Botanico, nato nel 1773 a Condove presso Susa, morto il 2 novembre 1833 a Torino; dopo essersi addottorato all'Università di questa città, esercitò la medicina a Susa, ove professò filosofia, e passò poi alla cattedra di matematiche del collegio di Carignano. ; Lungo tempo dopo fu chiamato alla Scuola reale di veterinaria per insegnarvi la materia medica e la botanica. Fece parte dell'Accademia delle scienze di Torino. Le sue opere principali sono: Flora se-gusiensis (Torino 1805) e Flora taurinensis (ivi 1825-26, in 2 voi.). La prima contiene la nomenclatura di 1682 specie di vegetali che crescono nei dintorni di Susa. Re pubblicò inoltre varii opuscoli sulla dottrina medica di Brown e sull'economia ru-! rale, non che memorie inserite nella Raccolta del-
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