Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RE MARCIO - RE ZEFIRINOl'Accademia delle scieuze,fra le altre una che tenta sostituire il lycopus europceus alla quiuquiua.
RE Marcio (Q. M. Rex) (stor. rom.). — Tribuno della plebe nel 196 av. Cr., propose al popolo di far la pace con Filippo (Liv., xxxiii, 25).
P. Marcio Re fu inviato dal Senato con due colleglli in una missione al console C. Cassio Longino nel 171 av. Cr.
Q. Marcio Re, pretore nel 144 av. Cr., ebbe incarico dal Senato di costrurre un acquedotto, per compiere il quale gli fu protratto l'ufficio per un auno. Quest'acquedotto, divenuto famoso sotto il titolo d'Acqua Marcia, era uno dei più importanti, ed è meutovato all'articolo Acquidottl (Frontin., De aquced., 12; Plm., H. N„ xxxi, 3).
Q Marcio Re, console nel 1 IN av. Cr. con M. Porcio Catoue. La colonia di Narbona Marcio nella Gallia fu fondata in quell'anno. Marcio guerreggiò contro gli Steni, popolo ligure appiè delle Alpi, ed ot-tenue un trionfo l'anno seguente a cagione delle sue vittorie contro di essi. Marcio perdè il figliuolo unico durante il suo consolato, e padroneggiò siffattamente i proprii sentimenti, che andò in Senato
10 stesso giorno e compi le sue funzioni regolari (Plin., H. N., il, 31; Liv., Epit., 02). La sorella di questo Marcio Re sposò C. Giulio Cesare, nonno del dittatore.
Q. Marcio Re, nipote probabilmente del precedente, fu console nel 68 av. Cr. con L. Cecilio Me- j tello. Il suo collega morì al principio del suo auno j d'ufficio, e non essendo eletto altro console in sua vece, troviamo il nome di Marcio Re nei Fasti, con l'osservazione solus consulaium gcssit. Fu prò- j cousole in Cilicia l'anno seguente, e ricusò ajuto I a Lucullo ad istigazione del cognato, il celebre i P. Clodio, che Lucullo aveva offeso. Nel 66 av. Cr., j Marcio cedè la provincia e l'esercito a Pompeo, conforme la legge Manilia. Al suo ritorno a Roma ambì il trioufo. ma essendogli frapposti ostacoli, rimase fuori della città a supplicare, finché scoppiò lacoogiura di Catilina nel 63. Il Senato lo iuviò a Fiesole a sorvegliare i movimenti di C. Mallio o Manlio, generale di Catilina, che maudò proposte di pace a Marcio, il «piale volle deponesse in prima le armi (Cic., in Pinoti., 4; Sallust.. Hi st., 5). Marcio aveva sposato la sorella di Clodio, e morì nel av. Cristo.
RE del) Elia (biogr.). — Astronomo e materna- 1 tico, uato in Bari il 21 settembre 1654; morto in Ottnjauo il 10 ottobre 1773. Ebbe nel venire al mondo il nome di Domenico che poi cambiò in quello di Elia quando, uel 1670, professò voti religiosi nella religione carmelitana. Il re delle Spagne j per onorarlo il nominò suo primario matematico, ' e diverse accademie, fra le quali quella di Francoforte, l'ascrissero fra i loro socii. Diede alle stampe in Napoli, il uu'Aritmetica e geometria pra-
tica, la quale fu tenuta in tanto pregio, che venne ripubblicata in Napoli due altre volte (il 1697 ed
11 1733), e se ne fece anche una quarta edizione in Venezia. Salì iu molta rinomanza pe' suoi prognostici astronomici ed astrologici , i quali furono ogni anno, dal 1676 in poi, da lui dati alla luce sotto il pseudonimo di Parmena arator de' cieli; ma poco mancò che il suo studio a divinare il fu- Ituro non gli fosse stato causa di gravi sventure, perciocché, avendo nel discorso astrologico, venuto fuori per l'anno 1709, prognosticato fra le altre cose la morte di un gran principe e di un venerando vecchione, ed esseudo in quell'anno mancati effettivamente ai vivi Carlo II di Spagna e papa Innocenzo XII, egli fu accusatQ reo di astrologia giudiziaria, e costretto a recarsi a Roma, ove seppe discolparsi ; ma ciò che in quell'occorrenza gli era intervenuto il rese più cauto nello spacciare le sue predizioni.
Vedi Ventimiglia, Gli uomini illustri del convento del Carmine maggiore di Napoli (p. 210).
RE Zefirino ibiogr.). — Valente epigrammista italiano, sortì i suoi natali in Cesena, il 18 febbrajo 1782, e cessò di vivere in Fermo, sua seconda patria, al 7 marzo 1864, nella grave età di ottantadue auni. Suo padre, Luigi, era argentiere e cesellatore, sua madre Anna Cecilia Giuliani, figlia di un gioielliere di Roma; i quali, sebbene campassero di stenti la vita, perchè caduti in bassa fortuna, pure avviarouo Zefirino per le scuole patrie, pur procurargli onorato avvenire. A ventitre anni, non peranco addottorato in giurisprudenza (corso che egli seguì), fu scelto a segretario di Pietro Bri-ghenti, vice prefetto in Cesena, amico del Giordani e del Leopardi. Contemporaneamente sostenne per nove anni l'impiego di segretario del comune di Roversano-Castello iu quel di Cesena. Passati i tempi napoleonici, fuggito il Brighenti nell'alteruarsi cou-tinuo di Tedeschi e di Napolitani (1813 14), Zeti-riuo rimase privo di posto e di emolumenti; condizione miserrima, la quale se migliorò duraute il governo murattiano , fu aggravata dall' abolizione di detto ufficio dopo ripristinato il reggimento papale iu quella città. Allora gli fu giuocoforza domandare una cattedra per dedicarsi agli studii di lettere, per lui oltre ogni dire geniali ; ina uou l'ottenne; ottenne sì il meschino pojto di cancelliere nel goveruodi Sant'Arcangelo, poi di Filottrano e di Cingoli, iudi di Loreto e di Ferino, menando ingratamente i suoi giorni in processi, registri, citazioni, e bazzicando governatori, giudici ed altra gente siffatta. Gli studii soccorsero allo scouforto dell'animo suo, e come da giovane avea messo fuori qualche scrittarello poetico, così nell'età virile altri ne diede più maturi e più castigati. Iucliuava alla satira: e di frizzi, di arguzie e di sali attici avea copia; però si addisse all'epigramma, e in uu volumetto che ne stampò a Bologua (tipografia Nobili, 1813, iu-8°), sferzò i vizi e le turpitudini del tempo suo. Bella prova fu quella, perchè gli epigrammi ebbero presto una seconda edizione (Milano, Pirotta, 1814), poi una terza (Udine, Matteucci, 1830), una quarta (Firenze, Borghi, 1834), una quinta (Padova, Sicca, 1844), migliorando nella forma non sempre varia, e arricchendosi di parecchie centinaja di nuovi componimenti. I critici fecero buon viso così come i letterati plauso al modesto Cesenate, cui non sembrò vero di vedersi messo dallo storico della letteratura italiana Giuseppe MafFei (voi. iv, p. 113, Milauo 1834) e da Ambrogio Levati (Storia della letteratura italiana nei primi venticinque anni del secolo IX, p. Ili, Milano 1831) tra gli epigrammisti più arguti e graziosi di questo secolo, Ce-
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