Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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Dorale de' vasti dominii che possedeva nel regno di Napoli. Ma Bernardino, che nndrira da Uwgo tempo il disegno di rinunziare al mmào per consacrarsi a Dio, non tardò mé effettuare un tal pio desiderio. Avendo regolato i suoi affari, distribuì ai poveri qmmto possedeva, e vesti l'abito di sant'Ignazio, l'anno 1564, nella casa de' Gesuiti a j Napoli. Nel 1574 ebbe ordine da'suoi superiori d'istituire uu collegio a Lecce, che ottimamente governò per quarantadue anni, e morì, il 2 luglio 16)6, iu età di ottantasei anni in concetto di santità. Bernardino, iu uu accesso di zelo, arse tutte le opere della sua gioventù, ed incaricò suo fratello di distruggere tutti i manoscritti che gli aveva lasciati; fortuuatamente l'ordine non venne eseguito a rigore , ed esistono In nuptìns Pelei et Thetidis Catullinnus commentarius ; Adnotationes in varia scriptorum loca iBologna ln5l,in-4°), inserte da Grutero nel tomo u del Thesaur. crii, j Nelle biblioteca del collegio di Lecce si conservavano Poesie latine ed italiane, e parecchie Lettere di teologia ed alcuue Opere ascetiche, da lui composte. Aveva scritto molti altri opuscoli , di cui si troveranno i titoli nella Bibboth. Societ. Jesu (p. 116) e nella B'bliot. Modenese del Tira-boschi (323- '5, tomo -v); la traduzione latina in prosa dell'Odissea d'Omero e del Pluto d'Aristofane; Note sopra Sallustio; un Commentario sui Sonetti del Petrarca e del Bemlio: un Trattato sul j libro d'Aristotele De somno et vigilia; Discorsi sul j Matrimonio e sul Nulla del mondo; due Dialoghi, l'uno sull'Onore e l'altro sulla Grammatica; j un Trattato dell' unione della saviezza e del potere, col titolo: Pallas armata; un libro d' Emblemi, ad imitazione di quelli dell'Alciati; Postille o Noterelle sulle Opere di Platone e su tutta la Bibbia; uu Commentario sulle Elegie di Gallo; un Trattato di diritto sui Contratti, ecc.
Si hanno parecchie Vite del padre Bernardino. La più ricercata è quella che pubblicò iu latino il padre Leonardo di Sant'Auna (1656, iu-4°). Il Ti-r a boschi preferisce quella del p. Fuligati (Viterbo 1644, in-8°), tradotta in latino da Baervoet (Anversa 1645, in-l>°).
REALISMO REALITÀ f filos.). — Il reale si prende ora per l'opposto dell'Ideale (V.), ora per l'opposto di ciò che è solamente apparente, immaginario, od anche chimerico. Onde due seusi della medesima parola, i quali importa accuratameute distinguere se vuoisi intendere bene la natura del realismo e delle sue varietà. Le ricerche filosofiche sulle umane sensazioni indussero a rivocare iu dubbio la realità del mondo esternò. Un'analisi accurata ha insegnato che i colori , gli odori, i suoni, i sapori e tutto che si chiama qualità secouda dei corpi, non òono che modificazioni dell'io, e per conseguenza non hanno alcuna esistenza reale negli oggetti; sono puri fenomeni, semplici apparenze. Di qui non era facile conchiudere che i corpi stessi non hanno maggior realità, e la credenza iu virtù di cui ammettiamo l'esistenza di essi uon è che un'illusione. Tale è il sistema dell'Idealismo (V.), che filosofi ingegnosissimi non bauuo temuto professare, sebbene si trovassero per tal maniera in contraddizione colla fede universale del genere umano, cioè colmar «ninne. Tuttavia l'opera principale della filosofia dev'essere quella di spiegare e sancire le credenze del senso comune. A tale uopo essa attribuisce a tutte le nostre facoltà autorità uguale: la testimonianza delle une come quella delle altre serve di fondamento ad eguale certezza. Quindi è sulla fede della Percezione (V.) esterna, accompagnata dall'apparato dei sensi, che crediamo alla realità del mondo esterno: sotto queste qualità che cogliamo per mezzo dei sensi, la ragione ci rivela ad un tempo il principio della sostanza che ne forma il sostegno. Ma questa realità obbiettiva ò dessa la sola che possiamo riconoscere? Il soggetto ossia l'io non è egli stesso modificato da una successione di fenomeni dei quali la coscienza è il teatro? e sotto questi fenomeni passeggieri, variabili, non v'ha egli pure alcuna cosa di costante che persiste identica in tutti gl'istanti di sua durata ? Il nostro sentimento iuteriore rifugge d*H'ipotesi che farebbe dell'io un mero fenomeuo. Quello che in noi ha il potere di sentire, pensare e volere, insomma ciò che chiamiamo l'anima uon potrebbe essere concepito fuori di un principio sostanziale. V'hanno dunque realità subiettive. In fine le idee del mondo divino, superiore al inondo fisico ed al mondo della coscienza, le idee manifestateci dalla Ragione (V.) intuitiva, hanno .pure la loro realità. Tutta la dottrina platonica tende a stabilire l'esistenza reale di questi principii iu cui essa vede l'essenza delle cose. Insomma il realismo è la fede nel principio delle sostanze , legge fondamentale del pensiero, che le nostre facoltà diverse rivelauo insieme nel mondo materiale, nel mondo della coscienza e nel mondo divino.
Nella letteratura e nell'arte contemporanea, la parola realismo, sinonima di verismo, si usa a designare una scuola che aspira alla riproduzione esatta e nuda del fatto. I romanzi del Flaubert e sovrattutto quelli del Zola hanno dato una grande, ma probabilmente effimera voga a questa scuola.
REALISTI e NOMINALISTI (stor. filos.). - Le idee generali, dette universali dagli scolastici, si riferiscono esse ad uu oggetto reale, oppure sono meri coucetti della mente, meri nomi senza realità alcuna? Tale fu la quistione tanto agitata al medio evo tra i realisti ed i nominalisti. Si chiedeva se le essenze hanno esistenza propria, per esempio, se ! la natura e l'umanità sono altrove che in ciascun , uomo; se l'essenza dell'albero in generale esiste ' iudipendentemente dagli individui, da tal melo, da , tal quercia, da tal fico, ecc. Dopo il rinnovamento del platonismo per opera della scuola alessandrina, l'esistenza reale delle essenze era generalmente ammessa, quando verso la fine dell'xi secolo ap-I parvero primamente i nominalisti. Il capo di costoro, Roscelino, canonico di Compiègne, sostenne arditamente non essere le idee generali che pa-; role, flatus vocis: ma avendo avuto l'imprudeuza di applicare questa teoria al domma della Trinità, I fu condannato dal Concilio di Soissons nel 1092. ! Fra gli avversari! di lui segualossi principalmente ! sant'Anselmo. Abelardo combattè pure il realismo; 1 ma modificò la dottrina di Roscelino, per lui essendo le idee generali nè tipi, nè semplici parole, bensì concetti della mente; e questo nominalismot^ooQle
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