Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
REBECCA ITI - RENILO 21
ad Esaù desse la benedizione suprema. E così fu benedetto Giacobbe; per la qual cosa nacque nel maggiore tal odio verso il minor fratello, che il padre e Rebecca diedero consiglio a Giacobbe di passare in Mesopotamia nella casa di Labano suo fratello, anche per prendere moglie della sua stirpe. Dopo ciò la Scrittura non parla di Rebecca, la quale, secondo Giuseppe , mori e fu sepolta nella tomba degli avi suoi.
Vedi: 6renes*,capp. xxn, xxiv. xxv, xxvi, xxvir, ecc.
— Don Calmet, Dictionnaire hisforique de la Bilie
— Pietro Comestore, Histona scolastica — Teo-doreto, Quasi. LXXVI in G. nesim.
REBECCAITI (stor. relig.). —- Questa denominazione, ed auche l'altra di Ribecca e le sue figlie, fa assunta a' nostri giorni da un'unione sorta nel paese di Galles in Inghilterra, all'oggetto presunto di migliorare la sorte civile degli indigeni di quella contrada. Gli abitanti del paese di Galles esseudo di razza celtica o discendenti degli antichi Britanni, là ricacciati da' conquistatori Anglo Sassoni e dai succeduti Normanni, mantennero in quella contrada segregata e montuosa una ruggine profonda contro gl'Inglesi dominatori. La clarse educata si limitò ad unioni dirette a studiare e illustrare la poesia celtica e del medio evo, istituendo anche una festa di canto e poesia cimrica, detta Abergavenny Gymreigydion, dove suonavasi l'arpa e si cantavano canzoni cimriche; la bassa classe invece dimostrò l'avversione sua coli'opporsi alle imposte messe dall'inglese Governo. Malcontento per conseguenza di un'imposta accresciuta nel 1839 per la strada di Whitland, i cui azionisti avevano sbarrato le vie comunali ed eretto uffizi lungo la via per la riscossione dello stradatico, dapprima si accontentò il popolo di unirsi di notte in grandi torme, coi visi inzafardati e con vesti donnesche, recarsi contro gli uffizi, cui appiccarono il fuoco. Il popolo queste unioui denominò Rebecca e le sue figlie, si pel vestito femminile, e si alludendo all'inglese traduzione d'un versetto della Genesi (xxiv, 6), in cu: è detto: « E benedissero Rebecca e le dissero: Tu se* nostra sorella; cresci a migliaja di volte e il seme tuo posseda le porte de' tuoi nemici ». È da notarsi che gates in inglese significa tanto porta che barriera: per conseguenza i Rebeccaiti distrussero e barriere e uffizi, dopo di che rimasero tranquilli, avendo raggiunto lo scopo proposto.
Nel 1842 un nuovo tumulto avvenne di Rebeccaiti, contemporaneo alle novità dei cartisti. L'inquietudine però nel principato di Galles si spiegò solo sopra le imposte stradali, e gli uffizi di riscossione vennero dovunque abbruciati, fossero essi regii o attinenti a società private. Maggiori furono in questo tempo le imprese tentate dai Rebeccaiti ; a centinaja qua e là vedevansi le figlie di Rebecca armate manomettere, distruggere, incendiare; la mancanza di truppe nel paese e la impunità de' Rebeccaiti, atteso la reciproca loro fedeltà, gli adescavano a tentativi maggiori, e dopo distrutti gli uffizi stradali, rivolsersi contro gli uffizi dei poveri e manomisero anche la gran casa d'industria di Caermar-then.Nèsi fermarono solo a queste imprese politiche, chè entrarono anche in affari religiosi. Quindi sichiarirono contro le decime che, come dissidenti, pagar dovevano all'avverso anglicauismo, e stabilirono numerose adunanze in cui furono agitate le seguenti proposte da indirizzarsi al Governo: 1° doversi levare le barriere e diminuire le imposte stradali ; 2° la Chiesa e lo Stato dover esser divisi, e la legge dover tutelare le religioni come a Madagascar, a Taiti ; 3° da togliersi la legge sui grani; 4° ogui parrocchia dover eleggere il proprio curato, come in Germania; 5° gli arcivescovi e i vescovi non poter sedere in Parlamento; 6° da togliersi l'imposta sui cani. Le truppe inviate contro loro a nulla riuscirono; i Rebeccaiti le ingannavano, le facevano accorrere ad un sito, ed essi recavansi ad un altro. Ma quando finalmente, pro-! messo un grosso premio, fu dato in mano all'autorità uno de' Rebeccaiti che vuoisi ne fosse stato più volte il capo , e questi venne deportato con altri suoi compagni, non si udì più quasi parlare del-I l'unione de' Rebeccaiti. Il capo loro, oltrecchè Re-becoa, dicevasi anche miss Cromiceli (V. Socialismo). I REBILO (biogr. e stor. rom. — Nome di una famiglia della gente Caninia plebea.
C Ganinio Rebilo fu pretore nel 171 av. Cr., ed ottenne per sua provincia la Sicilia (Liv., xlii, 2*. 31).
M. Ganinio Rebilo, fratello probabilmente del pre-j cedente, fu inviato dal Senato in Macedonia nel 170 av. Cr., in un con M. Fulvio Fiacco, per investigare la ragione della mancanza di successo delle armi romane nella guerra contro Perseo. Nel 167 , av. Cr. fu uno dei tre ambasciatori nominati dal ! Senato per ricondurre gli ostaggi tracii a Cotide j (Liv., xliii, 11, ecc.).
G. Ganinio Rebilo fu uno dei legati di Cesare nella Gallia nel 52 e 51 av. Cr., e lo accompaguò nella sua marcia in Italia nel 49 av. Cr. Cesare lo inviò ' con Scribonio Libone a trattar pace con Pompeo quando quest' ultimo stava per partir dall' Italia. , Nel medesimo anno passò in Africa con C. Curione, e fu uno dei pochi individui che scamparono vivi quando Curione fu sconfitto ed ucciso da Giuba. Nel 46 av. Cr. ei combattè di bel nuovo in Africa, ma con maggior successo, essendoché fosse sotto il co-I mando dello stesso Cesare. Dopo la sconfitta di Scipione prese la città di Tapso , nella quale occasione Irzio lo chiama proconsole. Nell'anno seguente, 45 av. Cr., durante la guerra in lspagna si buccinò ch'ei fosse perito in un naufragio (Cic., ad Att., xn, 37, ecc.); ma ciò non era vero, essendoché comandasse la guarnigione ad Ispalide. L'ultimo dì di dicembre in quell'anno, alla morte improvvisa del console Q. Fabio Massimo, Cesare fece Rebilo console per le poche ore rimanenti del giorno. Cicerone rise di questa nomina, osservando che nessuno era morto in quel consolato , che il console era così vigilante che non dormì mai durante il tempo del suo ufficio, e che gli si sarebbe potuto chiedere sotto qual console fosse stato console (Cic. , ad Famil. , vii , 30 ; Svet., Gas., 76 ; Hirt., B. Afr., 86, 93).
Caninio Rebilo, fratello probabilmente del precedente, fu proscritto dai triumviri nel 43 av. Cr., ! ma fuggì a Sesto Pompeo in Sicilia (Appian., jB. G 1 iv, 48).
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