Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      REBIZZO BIANCA. — REBOUL GIOVANNIC. Cantalo Rebilo, nipote probAbilmente del precedente, fu console suffeto neiranno 12 av. Cr. (Gioseffo, Antiq., xiv, 10, ecc.). Nei Fasti Capitolini leggesi ch'ei morisse nell'anno del suo ufficio, e non potè perciò esser l'uomo di grado consolare mentovato da Seneca (De benefn, 21), secondo la supposizione di Drumann.
      Ganinio Rebilo, uomo di grado consolare e di grande ricchezza ma di cattivo carattere , mandò una gran somma di danaro in dono a Giulio Gre-cino, che ricusò accettarlo a cagione del carattere del donatore (Senec., De benef., ir, 21). 11 nome di questo Rebilo non occorre nei Fasti, ed egli dee perciò essere stato uno dei consoli suffeti. Essendo Giulio Grecino stato posto a morte sotto il regno di Caligola, è assai probabile che il Rebilo mentovato più sopra sia lo stesso che il C. Ausinio Rebio che pose fine alla propria vita nel regno di Nerone. Tacito lo descrive come una persona di grande ricchezza e di cattivo carattere, e dice anche che era allora un uomo vecchio (Ann., xiii , 30). Essendo il nome di C. Ansimo Rebio mauifesta-mente corrotto, non v'ha dubbio che noi dobbiamo cambiarlo, come propose, Lipsio, in Caninio Rebilo.
      Vedi Drumann, Geschichte Roms (il, pp. 107-109).
      REBIZZO Bianca (biogr.). — Nata a Milano il 21 ottobre Ì8U0 da Carlo De Simoni ed Anna Opizzi; morì in San Vito d'Ai baro il giorno 29 ottobre 1869. Ingegno e cuore, volontà efficace del bene e ardimento generoso per conseguirlo, prontezza intelligente e vivacissima a scegliere i mezzi, e tenacità a superare gl'impedimenti, erano doti che l'adornavano. La donna del popolo e la ricca patrizia le aprivano il proprio cuore con eguale confidenza e le chiedevano sjuti e consigli, cui prestavasi volonterosa e non di rado con personali sacrifici. La erezione e propagazione in Genova degli asili per l'infanzia, quando la nuova opera di carità aveva da superare tanti e sì fieri ostacoli, trovò in essa intelletto capace di comprenderne tutti i vantaggi e volontà imperturbabile. Il buono e caritatevole A porti non poteva sortire nella santa opera compagna che meglio di Bianca Rebizzo valesse a metterla in atto, associandovisi parecchie elette patrizie e doviziose Genovesi, ed accalorando nella nobile impresa, fra gli altri, due cittadini in patria sì conosciuti e sì cari, e che nella famiglia ed alla conversazione in sua casa erano sì frequenti : Lorenzo Pareto e Giovanni Colla. Bianca allora dettò per quei bambini alcuni dialoghi semplici, affettuosi, adatti alla tenerissima età. Aspirazione però suprema dell'anima vivacissima di Bianca era la creazione di un grande istituto femminile, ove la giovinetta potesse attingere largamente e sapientemente la scienza e la virtù, argomentando a buon diritto quale e quanta parte pigli la donna alla grandezza della patria ed alla felicità della famiglia; ed ecco sorgere per generoso concepimento di lei, cooperandovi, perchè invitata, l'illustre donna Francesca Ferrucci, ecco sorgere lo Istituto delle Peschiere. Quante cure e quanti patimenti costassele, sarà facile argomentare a tutti che, pratici degli ostacoli che incontrano sempre tali imprese difficilissime, guardano solo all'ampiezza del suo concetto; e lo seppero in fatto gliintimi amici suoi. L'istituto ebbe protettori illustri e magnanimi, fra' quali giovi ricordare lo stesso arcivescovo di Genova, Charvaz; ma ebbe pure osteggiatori atrocissimi. Breve squarcio di lettera che in momento solenne, prtìfondamente amareggiata e dopo molte lagrime, Bianca scriveva a persona fidatissima, varrà a dimostrare l'animo suo. « Vi rinnovo la preghiera di definir quest'affare, promettendovi di aderire ad ogni condizione, perchè amo la patria davvero, perchè non voglio tradir quelli che si sono fidati in me, perchè non voglio dar vinto il giuoco agl'iniqui; perchè non voglio che per causa mia sia messa in dubbio l'esistenza dell'istituto, e sacrificandomi e portando io sola il peso della calunnia, e spendendo tutto il mio avere, ed esponendo anche mio marito ad una vecchiaja infelice pel bene degli altri, credo di compiere un dovere anch'io. Dio sarà giudice..... ». Il germe allora gettato da Bianca Rebizzo renderassi fecondo quando l'educazione femminile, tolta alla sua leggerezza ed alle sue strane esagerazioni, sentirà doversi fondare nella scienza vera e nella virtù, che da Dio e da' securi e ben definiti sentimeuti religiosi non si scompagna giammai. In onta però ai disinganni ed alle ingratitudini molte, ella, che aveva ingenita l'inclinazione alla generosità, a fare il bene, fu sempre tale, nè le si mutarono le condizioni di poterlo fare e lo fece continuamente finché le bastò la vita.
      11 cav. CevaBco scolpiva in marmo, con isquisito lavoro, il busto dell'egregia donna, collocato a perenne memoria e a segno di ricouoscenza da coloro che, proseguendo nell'opera santa di raccogliere, nutrire, educare i teneri fanciulletti, sono conscii di quanto fece la Rebizzo nel primo stabilimeuto, e nella sua ampliazione. Posto onorassimo pertanto dev'esserle assegnato tra le più sapienti e animose promotrici della beneficenza e della educazione femminile in Italia.
      REBOUL Giovanni (biogr.). — Poeta popolare francese, nato a Nìtnes (Gard) il 23 geuuajo 1796, morto il 29 maggio 1864, era figliuolo d'un fabbro ferrajo e fu posto a quindici anni ad imparare il mestiere di pristinajo. Allo sbarco di Napoleone a Cannes, si arruolò coi volontarii regii. La campagua fu di breve durata, e reduce a Nìmes, Reboul entrò nello studio di un procuratore; ma il mestiere di copista mal potendogli procacciare un sostentamento, ripigliò di bel nuovo quello di pristinajo. Fin d'allora , studiavasi mediante letture scelte e un lavoro assiduo integrare la sua modesta istruzione. Membro ! d'un circolo che si adunava in un caffè, si provò ' a dettar canzoni e satire anacreontiche, e nel 1823, per preghiera de'suoi amici,*scrisse una Cantata sulla Spagna, poco appresso un Hymne à la Vierge. Ammogliatosi di buon'ora, perdè la moglie, e una seconda unione non fu più fortunata della prima. La sua comparsa sulla scena letteraria risale al 1828v Tutti i diarii pubblicarono allora con elogi unanimi una breve ma commovente elegia intitolata L'Ange et VEnfant, dedicata ad una madre che avea perduto un bambino nella culla, e di cui l'ordito trovasi per intiero in un poeta tedesco, Grillparzer. Questa bella composizione gli procacciò > il patronato di Lamartine, che gl'indirizzò una dellet^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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