Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RECANATInell'ebbrezza della vittoria di Waterloo, esclamato: « Oh! l'ho ben battuto»,trovò d'allora in poi chiuse le porte del palazzo della celebre donna. La quale conobbe anche, per mezzo della Stael, Beniamino Constant, che ella seppe indurre a pubblicare nel Journal des Débats del 19 marzo 1815 il celebre articolo in cui dichiarava voler resistere al ristabilimento di Napoleone I reduce dall'isola d'Elba, articolo singolarmente smentito dalla sua condotta durante i Cento giorni.
      La Recamier aveva ritrovato a Parigi la più illustre delle amiche, la Stagi, ma ebbe presto il dolore di perderla nel 1817. A quel letto di morte ella conobbe Chàteaubriand, che doveva esercitare sull'ultima metà della sua vita quella stessa influenza che l'autrice di Corinna aveva esercitato sulla prima. Però e'fu soltanto nel 1818, al ritorno da un viaggio d'Aquisgrana, ove avea riveduto il principe Augusto di Prussia, che le sue attinenze con Cliàteaubriand divennero regolari e quotidiane. L'ammissione del sopraggiunto nel cerchio della più stretta intimità suscitò la gelosia e le inquietudini legittime di Ballanche e Matteo di Mont-morency, che temevano pel riposo e la felicità della donna diletta il contatto di quel carattere tempestoso dispotico. Quando un ultimo rovescio di fortuna ebbe costretto questa donna già sì travagliata a cercare nn rifugio nel modesto appartamento che occnpò fino alla sua morte nell'Abbaye-aux Bois, il suo destino divenne inseparabile da quello di Chàteaubriand. Madama Recamier conservò fino all'ultimo quella specie di sovranità di cui l'opinione e il suo merito personale l'avevano investita. Il salone dell'Abbaye-aux-Bois è rimasto il più celebre di tutti quelli della medesima epoca. La cecità da cui fu colpita la signora Recamier ne'suoi ultimi anni non mutò le sue abitudini; ella avea perduto dal 1826 il più antico de'suoi amici, Matteo di Montmorency, e non sopravvisse che alcuni mesi agli altri due, Ballanche e Chàteaubriand. Ella soggiacque ad un attacco fulminante della malattia che più temeva, il colèra. Suo marito era morto fin dal 1830, ma ella ricusò sempre sposare Chàteaubriand quando divenne vedovo nel 1846.
      Madama Recamier fu giudicata diversamente e alle volte con severità eccessiva. Oltre il prestigio incontrastabile della grazia e della bellezza, ella possedè in grado eminente due qualità cospicue, quantunque passive, la dolcezza e la bontà. Ella rimase fedele allo sue amicizie nonostante le persecuzioni del Governo, e non volse mai le spalle all'infortunio. Proscritta ella stessa, non temè intercedere presso il prefetto di Roma per salvar la vita ad un pescatore che stava per essere fucilato, e se non le venne fatto quella volta, fu più fortunata alcuni mesi dopo con la regina di Napoli in una circostanza analoga. Sotto la Ristorazione ella salvò la vita a due condannati per cospirazione politica. Quanta all'influenza sociale che esercitò, essa non fu sempre, certamente, così pura e benefica, e favoreggiò lo spirito di parte politico e letterario ; ma il nome di Abbaye-aux-Bois non merita però meno di rimanere quale una data memorabile negli annali della eulta società francese, al pari del palazzo Rambouillet, della piccola Corte
      di Sceaux e del salone della signora Du Deffand.
      Vedi : Souvenirs et correspondance tirés des papier s de madame Recamier (2 voi.) — Chàteaubriand, Mémoires d'outre tombe (voi. vili, ix, x).
      RECANATI (latino Ricinetum, Recinetum, Beca-natum e Bacanatum) (geogr. e stor.). — Città del regno d'Italia, provincia e circondario di Macerata, mandamento e comune dello Btesso suo nome, con 19.524 abitanti presenti all'ultimo censimento, e 19,995 di popolazione legale, sotto 43° 2.V 44" di lat. N. e 31° 3' 38" di long. E., 15 chilom. al N. di Macerata, 6 al S. 0. di Loreto, sul rialto dUun colle, in aria eccellente ed amena situazione. Fino dai tempi più antichi è divisa in quattro quartieri, che si denominano di San Flaviano, Santa Maria del Castel Nuovo, Sant'Angelo, San Vito; ed ha in alcune parti belle muraglie e terrapieni, con molte porte. II colle, su cui essa si distende, ha nell'avvallamento una grossa borgata, che Castel Nuovo si appella. La città è adorna di parecchi palazzi, fiancheggianti una sola via, lunga circa un chilometro ed abbastanza comoda, la quale, dilatandosi in alcuni punti, forma la piazza principale ed altre piazzette. Ergevasi sulla piazza maggiore il palazzo del Comune, con attigua torre, antica e merlata, ed un dì più alta di adesso. Era fregiato il palazzo di vetuste lapidi, ed aveva sulla facciata un getto di bronzo rappresentante la Santa Casa di Loreto, sorretta da angeli, su cui siede la Vergine col divin Figlio; aggiuntavi una cornice di marmo con analoga epigrafe, opera decretata nel 1627 ed eseguita dallo scultore Pietro Paolo Jaco-cometti. Ma nel 1872 si fece la demolizione dell'antico palazzo comunale, lasciando isolata la torre, ed allargando la piazza per ogni verso. Di fronte alla medesima dalla parte di levante, bì è poi inalzato veramente magnifico il nuovo palazzo per residenza del municipio, di nobile architettura con ampio ed alto porticato. Il prezioso lavoro del Ja-cometti fu collocato nella faccia della torre che guarda la piazza, e nel mezzo di essa si eleva in marmo di Carrara su grandioso basamento la statua del famoso Giacomo Leopardi dal quale è stata la piazza appellata. Il monumento fu opera dello scultore Ugolino Panichi. Sorgeva l'antica cattedrale nel quartiere di Santa Maria di Castel Nuovo, presso alla porta di Osimo, nel luogo detto San Flaviano Vecchio, nome che gfà davasi ancora alla porta or citata. Vedesi invece la cattedrale odierna, bellamente fabbricata, sopra una delle due vette del colle, eretta per ordine del vescovo cardinale Cino, allo spirare del secolo xiv, sotto l'invocazione di San Flaviano, patriarca di Costantinopoli e martire protettore del clero di Recanati; è magnifico tempio, ma senz'esterna facciata, sendovi d'ingombro l'episcopio. L'interno è diviso in tre navi, e la tribuna è decorata di affreschi creduti dello Zucconi. Ricchissimo il soffitto, intagliato e messo ad oro con belle figure, la mercè delle sollecitudini del cardinale Galamini; ed otto, oltre al maggiore, gli altari con buoni quadri; la porta principale, che stava da un lato, fu trasportata, nel 1827, al fondo della chiesa. Contemporaneo alla chiesa fa edificato , nel 1369 , anche il nuovo episcopio, il quale sofferse però trent' anni dopo un incendiò,
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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