Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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Senigagliesi ed i Pesaresi. Tutti gli storici si accordano Dell' affermare che per cotesto fatto si estese per alcun tempo la giurisdizione di Recanati, Sirolo, fiuo quasi alle porte di Ancona. Reduco dalla Palestina l'imperatore Federico II, invase gran parte d'Italia, e ricevè nel 1229 sotto la sua protezione Recanati, promettendole di conservarla in libertà, farle restituire quanto erale stato tolto, senza pagamento di tributo, meno un'annua offerta di libbre 33 di ravennati (moneta allora in uso) alla Camera imperiale. Federico II, che durò trent'anni nell'Impero, dal 122U al 1250, permise inoltre ai Recanatesi, per i servigi resigli, di far costruire un porto in riva all'Adriatico, fra le foci del Musone e del Potenza, accordando ad essi tutta la riva del porto e tutto il littorale compreso fra i due fiumi. Pacificatisi poscia Gregorio IX e l'imperatore, spedi il primo, in qualità di rettore della Marca, Milo vescovo di Beauvais, confermando a Recanati tutto ciò che l'era stato concesso da Federico II. I Recanatesi gliene seppero grado , e quando l'imperatore ruppe nuova guerra al papa, serbaronsi dessi fedeli alla Santa Sede e si mantennero guelfi, ad onta dei danni ch'ebbero a soffrire dai finitimi ghibellini, e particolarmente da quelli di Osimo. Gregorio IX, riconosceute per tanta fedeltà, volle iu qualche modo compensarli, elevando, il dì 22 maggio 1249, il castello di Recanati al grado di città, erigendovi anche una sede vescovile, col sottrarre la chiesa recanatese alla giurisdizione di Umana, e dichiarare cattedrale il tempio di San Flaviano. Soppresse contemporauea-meute il vescovado di Osimo, asseguato poi da Innocenzo IV, papa dal 1243 al 1254, alla chiesa di Umana, e trasferì alla sede di Recanati il vescovo Raniero o Rinaldo coi canonici, e così fu questi il primo vescovo della medesima città.
Successe a costui, nel 1244, Pietro Giorgio, ma per poco, sembrando essere stata vacante la sede nel 1247, durante il forte combattimento contro gl'Imperiali nella Marca, dove fra i guelfi molto si segnalarono i Recanatesi. Nel 1249 era vescovo Matteo, cui successe l'agostiniano Buonagiunta , ! ma poco o nulla di memorabile è registrato per j Recanati sotto costoro, tranne la notizia che cotesta città rimaneva sotto il governo del giudice generale della Marca, e che verso il 1258 Osimo riacquistò 1 il suo vescovo col titolo di amministratore. Tras corsero soli cinque anni da cotesto avvenimento, ed ecco nel 1263 riversarsi su Recanati l'ira pontificia, perchè immemore dessa delle pontificali ; beneficenze, aveva sposata la causa del famoso Manfredi, figlio naturale di Federico II e re di Sicilia. Urbano IV, allora regnante , se ne risenti gravemente, e con bolla 27 luglio dello stesso anno tolse alla ribelle il titolo di città, la privò della sede vescovile e la sottopose di nuovo ad Umana, governata a que' dì dal domenicano Arnolfo, trasferendo il vescovo Buonagiunta dalla recanatese alla chiesa jesina. Durò il castigo veutisei anni, fino al 1289, in cui Nicolò IV, oriundo delle vicinanze di Ascoli e quindi marchigiano, le restituì il titolo di città e la sede vescovile, nominandovi vescovo il domenicano frà Salvo. Sotto la costui reggenza si avverò , giusta ia pia tradizione , ii prodigiosotrasferimento della santa Casa di Nazaret nell'agro recanatese, e propriamente dove sorge oggi Loreto; ed i Recanatesi, reputandosi favoriti da Dio per siffatto dono, ne andarono lietissimi, e circondarono il santuario, che poscia si addimandò come oggidì la Santa Casa Lauretana o di Loreto, di maguifici portici. Nel 1300 fu eletto dal capitolo e confermato vescovo da Bonifazio Vili Federico Sanguigni. recanatese, cui toccò la sventura di reggere la diocesi fra le più fiere guerre municipali e civili. Le rivalità con Osimo erano di già ricominciate , e non meno tristi erano le contese con Ancona, mentre nell'interno guelfi e ghibellini rabbiosamente si assalivano e trucidavano tra loro. Sceso per comune sciagura in Italia l'imperatore Eurico VII, prevalse la fazione ghibellina, la quale, inorgoglita dalla vittoria, espulse dal suolo natio tutte le famiglie guelfe, ed infuriò nel 1313 contro il vescovo, per guisa che la città fu contristata da lutti e rovine. Giovanni XXII, sedente allora in Avignone, scomunicò quindi i ribelli nel 1320, scagliò sulla tumultuante città l'interdetto e la privò della sede vescovile, che venne da lui trasferita a Macerata, insieme col capitolo e col vescovo; indi bandì la crociata contro i Recanatesi, i quali si sottomisero alfine, ma non isfuggirono i papali castighi, essendo stata arsa ed a mezzo distrutta dal feroce ed implacabile rettore pontificio Amelio, il quale veudicava così il uipote Ponzio, maresciallo della Marca, ucciso nel 1319. Il Governo dei ghibellini essendo durato sette anni, fluì nel 1322, avendo avuto a capi due Percivalli, un Cruciano, Zerolo di Corrado ed i costui fratelli; molte famiglie guelfe eraiisi ricoverate, nella fuga, in Loreto. Al rettore Amelio, partito dalla città maledetto ed esecrato , subeutrò Falcone da Pavia, di tempra più mite ; ed il papa aveva mandato intanto Francesco
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i Firenze a comporre le scompigliate faccende della Marca. S'interpose nelle trattative il vescovo Federico, eh' era passato già in Siniga-glia, ed il 1° dicembre 1328 i commissarii del papa avevano sentenziato nei termiui seguenti: pagherebbe il Comune 3000 fiorini d' oro entro a venti mesi, porgendo ostaggi; riavrebbe i suoi privilegi e diritti, meno che i forti deli'Aspio e Monte Fiore, che dovevano rimauere in podestà della Chiesa ; procurerebbe il ritoruo degli esuli, e prometterebbe di essere ubbidiente e fedele, mallevando ciò dodici nobili con 20,000 marche d'argeuto. Il sindaco, i priori ed il Consiglio di Recanati accettarono i patti ; ma le cose non quietarono , per le nuove turbolenze dei ghibellini e per il malcontento dei guelfi nel vedere priva la città della sede vescovile. Fecero i secondi molte e reiterate istanze alla Corte di Roma, proponendo che, restando la sede di Macerata, venisse ristabilita almeno quella di Recanati, ed in entrambe vi fosse un vescovo. Aggiungevano peso a queste domande le feroci discordie tra i Maceratesi ed i Recanatesi, ad evitare le quali fu fatto formale processo , e si convenne di esaudire Recauati. Ed infatti la sede vescovile vi fu stabilita dal cardinale Albornoz, legato della Marca, il dì 22 aprile 1357, e riuuita con precedenza a quella di Macerata, e coll'ordinp che il vescovo intitolarsi dovesse di Recanati e Macerata. Il primo aci in-
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