Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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REGGIOin Reggio; nel 931 viveva un Ragimondo conte in Reggio, che non si addimostra in alcuna parentela con loro (Murai, Ant. lt.t 1, 279). È ancora di questi tempi che i vescovi di Reggio ampliarono i loro diritti, che sino a Carlo il Grosso (882) furono di semplice immunità ecclesiastica, e mano a mano vi aggiunsero alcuni diritti temporali dapprima sulla città sola, poi anche per un circuito di quattro miglia (Tirab., Cod. Dip. Mod, ai n. 42, 44, 45, 50, 55, 60, 62, 65, 70, 72, 73, 88, 95). Non pare che fosse punto suo parente di Radaldo, sebbene professante come lui la legge salica, quell'Almerico marchese, che per certo tenne dal 945 al 954 la marca di Radaldo. Queste fasi, importantissime, della storia di Reggio, e come comitato a sè, e come parte di una marca, sono assai mal note, tuttavia vi si possono scorgere di già le linee principali, che caratterizzano il periodo successivo. Alla discesa di Ottone I, un avventuriero, buttatosi già prima al partito tedesco, Attone, ottenne il comitato di Reggio, di Modena, di Mantova, di Brescia, e la Marca, forse spodestandone altre famiglie investitene, e aderenti di Berengario II e di Adalberto. I discendenti di Attone ereditarono le cariche di lui e le accrebbero anche guadagnando dal Poutefice investitura del ducato di Ferrara e dall'imperatore il ducato di Toscana. Questa famiglia assai celebre, si estinse come è noto, nel 1115 colla morte di Matilde, che ne fu l'ultimo e più grande individuo. La marca passò allora, ma soltanto di nome, ad un oscuro marchese Alberto: ma in effetto si sciolse, sorgendo un nuovo istituto politico, ti Comune. Un anno dopo la morte di Matilde, nel 1116, troviamo in Guastalla, piccola terra del comitato reggiano, i consoli: e nel 1130 li troviamo anche in Reggio. Le origini però del Comune di Reggio vogliono essere indagate più indietro. I vescovi, come osservammo già, alla decadenza della dinastia carolingia allargarono a poco a poco, in forza di privilegi regii, l'immunità della loro chiesa, menomando cosi la giurisdizione de' conti. Finalmente nel 1027 Corrado li con diploma a favore del vescovo escluse quasi ogni influenza de' conti laici e nella città e fuori per un àmbito di quattro miglia. Di fatti se Attone assume ancora titolo di conte di Reggio, Tedaldo si appella soltanto conte del comitato di Rpggio; e Bonifacio e Matilde hauno in Beggio una influenza tutta morale, e di fatto rivestono semplicetueute carattere di conti rurali. Ma i vescovi reggiani nelle lotte memorabili del-l'xi secolo ebbero vicende fortunosissime, e assai di frequente la città si trovò seuza vescovi e senza conti, obbligata a provvedere da sè ai propri» interessi interni ed esterni, e diede principio ad un governo, sia pure embrionale e informe, ma reale e indipendente. Ai vescovi rimase soltanto qualche brandello di dominio utile, come un indennizzo accordato dal Comune nell'espropriazione dei loro diritti, che veramente erauo di ragione pubblica imprescrittibile. Certo Beggio nella pace di Costanza non è classata fra le città vescovili, ma riceve da Federico 1 la conferma de' proprii consoli Alberto de' Cambiatori e Bolando della Carità. I primi consoli e podestà indigeni sono tratti dalle famiglie d'ordine
comitale o dall'ordine de'visconti e vicedomini
(Cattani); i consigli sono composti dai cives o liberi originarli, le arti minori o mestieri reggonsi in compagnie separate, dipendenti dal Comune. Posteriormente alla pace di Costanza l'istituzione de'consoli comincia a decadere : e l'autorità loro si concentra nei podestà scelti da grandi famiglie forestiere. Una rivoluzione democratica si effettua nel 1199 e 1200, ma non ne conosciamo nettamente lo scopo e gli effetti. Del resto la vita comunale in Reggio presenta un processo storico regolarissimo: e noi ne contempleremo i momenti principali.
Va dal 1183 (Pace di Costanza) al 1328 (cessazione del libero reggimento comunale, principio del Vicariato imperiale o tirannia de' Fogliani). Dal 1183 al sorgere delle prime fazioni in Lombardia, per opera di Federico II, scorre la primavera della vita comunale reggiana; i varii elementi sociali (nobili, semplici liberi, mestieranti, semi-liberi) hanno trovato il loro equilibrio politico. Ma Federico II fa prevalere, nel reggimento comunale, gli aristocratici-ghibellini: alla morte di Federico prevalgono, per reazione, gli aristocratici-guelfi, che però non poterono negare qualche nuovo diritto politico all'elemento più numeroso e più forte, le maestranze d'arti minori, sino allora escluse dal reggimento del Comune. Queste, poco andò che co-stituironsi in associazione politica uuica con organamento improntato su quello del Comune , e si rendono indipendenti dal Comune stesso, anzi nel 1278 eleggono un proprio magistrato supremo, il Capitano del popolo, scelto da nobile e potente famiglia forestiera, e tentarono di assoggettarsi o di abbattere il vecchio Comune aristocratico. La guerra civile scoppia allora feroce e sanguinosa fra plebei da una parte e nobili guelfi e gbibelliui dall'altra. Finalmente si crede di ritrovare l'equilibrio politico gettandosi in braccio ad un signore, e nel 1290 viene chiamato il marchese d'Este, signore anche di Ferrara e di Modena. La tirannia Estense dura 16 anni e vuol essere considerata come una lunga sospensione della evoluzione comunale, poiché al 27 gennaio 1306 gli Estensi sono cacciati a furore di popolo, è ristabilito l'antico stato di cose, è ripreso il movimento politico e sociale al punto in cui la tirannia estense l'aveva arrestato. In breve souo cacciati di cittàgli aristocratici-ghibellini; pocoappresso annullati i privilegi politici comunali è feudali dei nobili tutti, i quali perdono ogni carattere essenziale e ogui forma di casta o di elemento politico. Cosi viene cancellata affatto ogni vestigia dell'antico Comune, che è assorbito dal nuovo , il quale non conosce distinzioni civili di nascita fra i cittadini. La Società del popolo dominante impone persino la sua arma al nuovo Comune, cioè la croce rossa in campo bianco col capo guelfo d'Angiò. Interessante e ricchissima di documenti la' storia del comune di Reggio dal 1312 al 1328, retto da un grande Consiglio generale composto di beccai, di sartori, di notai, di antichi nobili, che hanno rinunciato alla nobiltà. Di questo tempo Reggio raggiunge il suo apogeo di potenza e di ricchezza. Ma il nuovo co-muue popolare corre ad un guelfismo esagerato ; si butta in braccio del celebre cardinale Bertrando del Poggetto , che vi porta la sua perniciosa influenza , e che è ricevuto quasi come signore. A
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