Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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REGGIOch'egli a cotesta casta dominante «Strab., vi, p. 257; Pana., iv, 23, § 6: Tbuc., vi, 4; Heraclid., I. c., 1). Incerta è la data della fondazione di Reggio, la quule risalirebbe, giusta gli autori ora citati, all'epoca della prima guerra messenica, dunque al secolo vili, av. 0., ma senza cbe se ne possa precisare il tempo. Ed infatti Pausania la considera fondata alla fine della guerra medesima, ossia diciannove anni prima; ma le sue espressioni non sono decisive, non sapendo noi quanto tempo siensi fermati gli eBuli iu Macisto ; e gli è probabile, in generale, che siasi avverata la sua costruzione poco dopo il fine della guerra, e conseguentemente prima del 720 av. C. (Paus., I. c.; Antioc., ap. Strab., I. c.). In questo caso fu dessa probabilmente la più antica di tutte le greche colonie in questa parte d'Italia. Variamente discorrono gli antichi dell'etimologia del suo nome, ma quella che è comunemente accettata e fu adottata dallo stesso Eschilo (ap. Strab., I. e.), è tratta dallo squarciamento delle coste della Sicilia e dell'Italia, in forza d'un tremuoto, secondo la volgare tradizione, e quindi dal greco voc. ^yvujxi (frango, spezzo, rompo), e non già dal latino re-gtum; mentre pretendesi da Eraclide che fosse stata denominata da un eroe indigeno, che cosisi appellava (Heraclid., Polit., 25; Strab., I. c.; Justiq., iv, 1, ecc.; Diod., iv, 85). Pare positivo che Reggio si sia resa rapidamente città florida e prospera; ma nulla si sa quasi della sua storia anteriormente all'età di Anassila. La sua costituzione fu , come rilevasi da Eraclide, aristocratica, essendo affidata per intiero la trattazione degli affari ad un consiglio o corpo di 1000 tra i precipui e più doviziosi cittadini. Pubblicata da Caronda la costituzione in Catania, le sue leggi furono adottate tanto dai Reggiani quanto dalle altre città calcidicbe della Sicilia. Vengono ricordati i Reggiani come apprestanti ricovero ai Focesi fuggitivi, discacciati dalla Corsica prima della fondazione di Velia. Estesero dessi, secondo la testimonianza di Strabone, il loro dominio sopra molte delle finitime città, ma queste non potevano essere cbe piccoli luoghi, non essendovi notizia di colonie ragguardevoli fondate dai Reggiani, il cui territorio non si estendeva più in là dell'Alice (Halex,Alex) all'È., dove confinavano col territorio locrio, mentre le colonie locrie di Medma ed Ipponio ne impedirono l'estensione al N. Ed in vero sembra che Reggio, attesa la sua posizione, abbia avuto sempre relazioni più strette colla Sicilia, ed abbia preso più parte ai rivolgimenti politici dell'isola, che a quelli delle altre città gre* che dell'Italia. Pare nondimeno che tra i Reggiani ed i Locri vi sia stato uno spirito permanente d'inimicizia, com'era ben d'aspettarsi tra due città rivali tanto vicine ed appartenenti a schiatta diversa. Sembra inoltre che Reggio abbia largamente , partecipato ai cangiamenti politici introdotti dai Pitagorici; ed anzi diventò per poco tempo, dopo ! la morte di Pitagora, il quartiere generale di co-testa setta; ma non parrebbe che i cangiamenti allora introdotti siensi conservati stabili fJambl., Vit. Pilh., 33,130, 251 ; Thuc., iv, i, 24; Herod., i, 166, 167; Arist., Poi, n, 12; v, 12; Heracl
id. J. c.).
Non prima però del regno di Anassila salì Reggio ad un grado assai considerevole di potenza,
superiore di molto a quello de'tempi anteriori. Nulla sappiamo delle circostanze per cui cotesto despota si arrogò il supremo potere, il che avvenue, secondo Diodoro, nel 494 av. C.; ma sappiamo invece ch'egli apparteneva ad una delle antiche famiglie messeniche, ed a quell'oligarchia cbe aveva dapprima il governo dello Stato. In conseguenza di ciò, resosi egli padrone di Zancle dal lato opposto dello stretto, diede a quella città il nome di Messina (Messana) che tuttodì conserva. Continuò parecchi anni a governare ambedue cotesto città, e cosi fu il padrone assoluto dello stretto; più tardi poi, per consolidarsi nella sovranità, fortificò il dirupato promontorio Scilleo, e vi fissò una stazione navale per preservare lo stretto dalle irruzioni dei pirati tirrenici. Stava meditando anche la distruzione della vicina città di Locri, la perpetua rivale e nemica di Reggio, ma fu impedito nell'effettuazione de'suoi piaui dall'intervento di Gerone di Siracusa, che aveva sposata la causa dei Locresi, e di cui non volle Anassila provocare la inimicizia. Ed infatti una delle sue figlie diveutò moglie del despota siracusano, la cui amicizia sembra aver egli cercato assiduamente di coltivare. Ebbe la riputazione di uno dei più miti ed equi dominatori della Sicilia, e gli è probabile che Reggio abbia goduto grande prosperità sotto il suo domiuio. Alla sua morte, nel 476 av. C., passò dessa seuza opposizione sotto la signoria de'suoi due figli; mail governo fu amministrato durante la loro minorità dal loro tutore Nicito, che dominò per nove anni su Reggio e su Messina, con esemplare giustizia e ammirazione, ed alla fine del novennio depose la sovranità nelle mani de' due figli di Anassila. Ma costoro non la conservarono a lungo, esseudo stati espulsi nel 461 av. C., dacché i politici sconvolgimenti , cbe misero sossopra a que' tempi le città della Sicilia si erano estesi anche a Reggio (Diod., xi, 48, 66, 76; Herod., vii, 170; Justiu.. ir, 2; Macrob., Sai., i, 11; Strab., vi, p. 257: Paus., iv, 23, § 6; Arist., Poi., v, 12; Thuc., vi, 4; Schol. ad Pind. Pyth., n, 34). Sotto il governo di Micito avvenne un grande infortunio, consisteute in ciò, che i Reggiani, avendo spedito un rinforzo di tremila uomini in ajuto dei Tarantini contro i Japigii, ebbero parte alla grande sconfìtta che toccò ai loro amici, come vedremo a suo luogo (V. Taranto); ma l'asserzione di Diodoro cbe i fuggiaschi furouo dai barbari inseguiti fino alle porte di Reggio non solo, ma che gl'inseguenti si resero padroni eziandio della città, può facilmente rigettarsi come incredibile (Diod., xi, 52; Herod., vii, 170; Grote, Eist. of Greece, voi. v, p. 319). Una storiella narrata da Giustino, che, agitati i Reggiani da intestine discordie, un corpo di mercenarii, invitato ad entrarvi, espulsi i proprii avversarii, s'impadronì della città, mediante un macello generale dei cittadini ancor rimastivi, deve porsi, seppur si voglia, poco dopo la espulsione dei figli d'Anassila; ma l'intero racconto ha tutta l'apparenza di esseie apocrifo; non viene indicato da veruu altro scrittore ; ed è certo cbe gli antichi cittadini calcidesi conservarono il possesso di Reggio fino ad un tempo molto posteriore. Pochissime notizie ci rimangono della storia di Reggio durante il periodo che
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