Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      ÌIKGGIOalone dei tiranni, ma pare che abbia conservata la bus libertà insieme colle finitime città della Sicilia, finché cadde Botto il giogo di Dionigi. Nel 427 av. C., quando gli Ateniesi spedirono una fiotta sotto il comando di Lache e Carotide in soccorso dei Leontiui coutro Siracusa, i Reggiani sposarono la causa delle città calcidesi della Sicilia, e non solo concessero che la loro città diventasse il quar-tier generale della flotta ateuiese, ma eglino stessi somministrarono uu considerevole nerbo di ausiliarii. Brano involti per conseguenza in ostilità continue coi Locri ; ma ciò non ostante, in occasione della grande spedizione ateniese coutro la Sicilia, Del 415 av. C. avevauo adottato un altro sistema, riiiutaudo di prender parte a quella contesa ; e sembra che abbiano perseverato nella loro neutralità tino alla tiue (Diod., xii, 54; xni, 3 ; Thuc., in, 86; iT, 1, 24, 25; vi, 44; vii, 1, 58). Non era passata lunga pezza, che la crescente potenza di Dionigi di Siracusa, che aveva distrutto successivamente le prmcipali città calcidiche della Sicilia, diveutò soggetto di terrore per i Reggiani, e questi approntarono, nel 389 av. 0., una flotta di cinquanta triremi ed un esercito di seimila fanti e seicento cavalli, per muover guerra al tiranno. Ma rotta di repente l'alleanza dai Messinesi, che avevano fatto dapprima causa comune, furono dessi costretti di desistere dall'impresa, e fecero pace con Dionigi. Costui, che stava meditando una grande guerra contro Cartagine, désiderava intanto assicurarsi l'amicizia dei Reggiani ; ma le sue proposte di un'alleanza con patto nuziale furono rigettate con disprezzo; ed egli la strinse , in forza del rifiuto, coi Locri, diventando d'allora in poi nemico implacabile dei Reggiani. Ed appunto per l'animo ostile contro costoro, pochi anni dopo (394 av. C.), dopo la distruzione di Messina per opera dei Cartaginesi , ri-staurò e fortificò cotesta città per dominare indi lo stretto e proseguire le sue imprese nell'Italia meridionale. 1 Reggiani tentarono invano di prevenirlo; fecero uu attacco inutile contro Messina, e rimasero frustrati nel loro tentativo di piantare una colouia di Nassi a Mile (Mylae, oggi Milazzo) qual punto di offesa contro i Messinesi. L'anno susseguente Dionigi fece alla sua volta un repen-tiuo attacco sulla stessa Reggio, ma non gli riuscì di sorprendere la città e, devastatone il territorio, fu costretto a ritirare le sue forze. Ma nel 390 av. C. riprese il suo piano su scala più grande e pose regolare assedio alla città con ventimila fanti, nulle cavalli ed una flotta di centoventi triremi. I Reggiani opposero nondimeno vigorosa resistenza, la flotta di Dionigi fu gravemente danneggiata da una procella, e l'appressarsi dell'inverno costrin-selo alfine ad abboudonare l'assedio. L'anno sue cessivo, 389 av. C., la sua grande vittoria sulle forze confederate dei Greci Italioti sul fiume Eloro < He-ìortis, oggi Tettaro, Telloro ed Abisso; V. Eloro) gli permise di progredire contro Reggio senz'oppo-szione; ed i Reggiani tentarono invano di scongiurare il pericolo, assoggettandosi ad un tributo di 300 talenti (1,670,000 franchi circa), ed alla consegna di tutte le loro navi, settanta di numero. Non poterono ottenere con ciò che una tregua precaria, rotta poi subito nell'anno segu ente, sotto
      uu preti s o nu*lunque, che pose l'assedio alia città con tutte le sue forze. Opposero i Reggiani disperata resistenza sotto il comando di un generale che si nomava Fi tori e (Rhyton) e poterono prolungare undici mesi la loro difesa; ma finalmente furono costretti ad arrendersi nel 387 av. 0., dopo aver sofferti tutti gli orrori della fame. I superstiti furono venduti schiavi, Fitone dannato a morte ignominiosa, e la città rasa al suolo (Diod., xiv, 40, 44, 87, 90, 100-112; Strab., vi, p. 258; Pseud-Arist., (Econ., n, 21).
      Gli è certo che Reggio non si riebbe mai perfettamente da cotesto orribile infortunio, ma gli è certo puranco che un sito di tanta rilevanza non rimase lunga pezza deserto. Ed infatti dallo stesso successore del crudele Dionigi, dal giovane suo tìglio, pur Dionigi, la demolita città fu in parte ristorata e denominata Febia (Phaebias. Strab., I. c.) ; ma prevalse ben presto il prisco nome. Anzi sotto cotesto medesimo ristauratore ricuperò dessa la sua indipendenza, e a poco a poco racquistò parte dell'aurea sua prosperità. Dopo la cacciata di Dionigi il giovane da Siracusa, e la morte di Timoleone, Reggio fu di nuovo assediata dai Siracusani, ma essendo venuto in suo ajuto Agatocle con molti fuorusciti Siracusani, gli assedianti dovettero abbandonare l'impresa (317 av. Cr.). Non molti anni di poi, quando Pirro guerreggiava nell'Italia meridio-I naie, Reggio ricorse per ajuto a Roma, la quale j spedi loro un corpo di quattromila uomiui, raccolti , nelle colonie latine della Campania. Questi ausiliarii, trovandosi lontani da Roma, ruppero ogni ritegno di disciplina, e sollevatisi contro i pacifici abitauti a cui difesa erano stati mandati, uccisero la più parte degli uomini, impadronironsi delle loro case e sostanze, e se ne appropriarono le mogli e le figliuole. Ritiratosi finalmente Pirro dall'Italia, il Senato romano mandò il console Genucio Clespma con un esercito a punire i traditori. I Campani si difesero ostinatamente, e quando da ultimo si arresero a discrezione, si trovarono ridotti a poche centinaja, che furono tutti, messi a morte, intorno all'anno 270 av. Cr. Ciò avvenne poco avanti il principio della prima guerra punica (Diod., xvi, 45, 66, 68; xxii, Exc. H., p. 494; Exc. Vales., p. 562; Dion. Cass., Fr. 40,7; Strab., v, p. 258; Appian., I Samnitih, 9; Poi., i, Oros., iv, 3; Dionys., Fr. Mai, xix, 1 ; xx, 7; Plut., Timol., 9, 10). Reggio fu restituita allora ai superstiti dei primitivi suoi abitanti, ma deve aver sofferto ingenti danni, nè pare che siasi più rimessa nella primiera sua ' prosperità. Il suo nome incontrasi ben didicilmente durante la prima guerra punica, ossia dal 264 al 241 av. Cr.; ma nella seconda, che cominciò nel 218 e finì nel 206 av. Cr., i Reggiani si segnalarono per la loro fedeltà alla causa romana, ed Aunibale fu sempre respinto nei diversi assalti dati alla città , per impadronirsene. Da quest'epoca in poi il nome , di Reggio viene ricordato di raro nella storia sotto la romana repubblica ; ma da parecchie incidentali notizie rilevasi che continuò a godere le sue proprie leggi e libertà nominale come città federata (foe-derata civitas), sebbene obbligata, insieme con altre città ridotte alla medesima condizione, a fornire un contingente navale ausiliario, ogni qual voltaGooqIc ^


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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