Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      lace e la sede riunita di Tropea e Nicotera. Il normanno Roberto Guiscardo, conte e duca della Puglia e della Calabria dal 1050 al 1085, restituita la metropolitana di Reggio con molte altre chiese vescovili alla giurisdizione della Santa Sede, vi richiamò l'antico rito latino, costantemente poi osservato dagli arcivescovi, i quali, posta in non cale la diguità metropolitica, di cui venivano investiti dai patriarchi di Costantinopoli, la chiesero in segno di ossequio, all'allora regnante Gregorio VII, che accondiscese nel 1081 alle loro ed alle pie istanze dell'or mentovato Roberto. Non tutti i vescovi greci suffraganei accettarono, al pari del metropolitano, la restituzione del rito latino; e Ruggero, successore di Roberto dal 1085 al 1111, non volle costringere gli avversi ad adottare una liturgia cbe avevano da luuga pezza dimenticata, per non suscitare liti, discordie e pericolose contese. Continuarono pertanto alcuni vescovi, nel secolo zìi, a celebrate le sacre funzioni e compiere gli esercizi del culto secondo i riti della Chiesa greca; e ce ne fa fede un diploma di Alessandro ìli, papa dal 1159 al 1181, il quale, conferendo nel 1165 l'insegna del pallio a Ruggero II arcivescovo di Reggio, concessa già ai suoi predecessori da Gregorio VII, e più tardi da Eugenio III, confermò cotesto onore anche pei successori , loro ordinando di valersene nella consecrazione de' vescovi suffraganei, fossero questi di rito latino o greco. Eranvi in Reggio undici parrocchie di rito greco, il che prova esservi stati non pochi Reggini professanti il medesimo; e la più splendida delle undici chiese era la superba basilica di Sauta Maria della Cattolica, in cui celebra-vansi con pompa singolare le sacre cerimonie della liturgia orientale, affluendovi la gente, perchè la basilica stessa era la collegiata più insigue di rito greco che sorgesse in Reggio non solo, ma in tutta Italia. Non se ne conosce il vero fondatore, ma credesi essere stato il conte Ruggero, ristoratore munifico delle chiese e dei monasteri della Calabria, dope l'espulsione dei Saraceni, che vi avevano abolito il cristianesimo. Affidò cotesto principe l'amministrazione della Chiesa greca ad un ecclesiastico col titolo di protopapa, o primo e precipuo sacro ministro sottraendola al ripristinato arcivescovato latino. Ma gli arcivescovi dal loro canto osteggiarono l'istituzione de' d igni tari i greci indipendenti, e con questi la collegiata di Santa Maria Cattolica, per guisa che uno di essi, l'arcivescovo Annibale d'Afflitto, soppresse alla medesima, correndo il 1611, le cerimonie greche e v'introdusse le latine, convertendo in chiese di rito latino tutte quelle del greco, ed arrogandosi le provviste delle cappella-nie, di cui rimase spogliato il protopapa, essendo stata ridotta a nulla la sua autorità. Gli arcivescovi successori accettarono di buon grado la riforma del D'Afflitto, sostenendo che il conte Ruggero aveva destinata la chiesa a sua real cappella, creandone cappellano il protopapa, col sottrarlo alla giurisdizione arcivescovile, e quindi non essere frale sue attribuzioni la nomina delle cappellanie.
      Ciò diede origine a serie contestazioni tra i segnaci delle due diverse chiese; e trascorso più di un secolo dall'innovazione del D'Afflitto, fu portata la causa nel 1726 al giudizio del cappellano mag-
      giore del re, che dichiarò il protopapa, sebbene divenuto di rito latino, ed i successori esenti dall'autorità dell'arcivescovo, e lo rintegrò nella facoltà di eleggere i ministri della sua chiesa e nella giurisdizione sui medesimi. Nel 1730 in Napoli e nel 1738 in Roma si rinnovò la disputa fra i litiganti, e dall'autorità competente fu deciso che la dignità del protopapa dovevasi considerare non più greca, ma latina, e che verrebbe conferita, a presentazione delle rispettive città, dal re delle Due Sicilie. Parecchie le colonie di rito greco nell'arci-diocesi reggina, per esempio Sant'Agata, Motta di San Giovanni, San Lorenzo, Cardeto, Arati, Mon-tebello e Pendetattilo o Penditattilo. Nel 784 Costantino vescovo di Reggio fu presente al secondo Concilio di Nicea, convocato da papa Adriano I, sotto l'imperatore Costantino V, figlio di Leone IV e d'Irene, contro gl'Iconoclasti (V.). Ma già un sedo prima, nel 680, era stato spedito dal papa smt'Agatone al settimo degl'ecumenici Concilii, in Costantinopoli, il vescovo reggino Giovanni per opporsi all'eresia de' Monotellti (V.). Nell'869 si recò al nono Concilio ecumenico, pure in Costantinopoli, il vescovo di Reggio Leonzio, per combattere e condannare lo scisma fuuesto di Fozio, e deporre dall'arcivescovile sua dignità cotesto acerrimo nemico della Chiesa latina. Nel 1190 fu eletto arcivescovo di Reggio il celebre san Brunone, fondatore dell'ordine de'Certosini ; ma egli ricusò l'orrevole carica. Più di tre secoli e mezzo dopo, nel 1560, vi fu elevato Gaspare Bicciulli, insigue per iscienza e virtù, che introdusse in Reggio i Gesuiti ed i Domenicani, rifabbricò la cattedrale incendiata dai Turchi, istituì il Seminario e fondò il Monte di pietà. Il summentovato Annibale D'Afflitto vi celebrò nel 1638 un sinodo per regolare gli affari della sua diocesi, stendentesi oggidì 67 chilometri.
      Ritornando ancora alla città di Reggio, diremo che le mura di cui era cinta in tempi remoti fu-rouo diroccate dal vecchio Dionigi, ricordato di già per le sue vendette contro i Reggini, cbe tanti danni soffersero dall'inesorabile tiranno. Furono tantosto riedificate, ma in forza del tremuoto che precedette di poco la terribile guerra sociale, detta anche marsica, scoppiata del 91xavauti Cristo, rovinarono per la seconda volta. Rimasero dirute per il lungo corso di circa quindici secoli, fino al 1460, in cui vennero rialzate, ma caddero ancora per l'azione di altri tremuoti. Nel 1810 gl'Iuglesi bombardarono la città, ma non si arrischiarono di eseguirvi uno sbarco. Era prima del 1833 una piazza d'armi, ed esiste tuttodì il castello eretto nel 1678, sotto il re di Spagna Carlo li, a sua difesa e tutela. L'antico suo porto rimase distrutto dai molteplici sconvolgimenti tellurici, ed oggi le grosse navi non ponno ancorarvisi che nella rada, meutre le piccole barche si ormeggiano al riparo di un alto muraglione. Nelle facciate di varie sue case veggonsi incastrate alquante iscrizioni greche; gli editizi pubblici e privati vi sono in generale di buon gusto, e fronteggiano strade larghe e dritte per la massima parte. Sorge maestosa, come già notammo, ! in mezzo alla città la cattedrale, edificata dopo j l'orribile tremuoto del 1783, ad onore della Vergine j Assunta, con cinque navi, costrutte in pendìo, perGooqIc'


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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