Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
66 ÈKGlS (SAN) GIOVANNI FRANCESCO - REGIS FRANCESCOparti dell orgauismo distinte da proprii caratteri: regione orbitale, nasale, poplitea, ascellare, ecc.
REGIS (san) Giovanni Francesco (agiogr.). — Gesuita francese, nato il 31 gennujo 1597 a Font-Cou-verte (diocesi di Narbona), morto a Louvesc (Ar-dèche) il 31 dicembre 1640. Nato di nobil famiglia, fu inviato giovanissimo al collegio dei Gesuiti a Beziers, ed indossò l'abito della Compagnia nel 1616. Egli perfezionò i suoi studii prima a Cahors e quindi a Tournon, e nel 1621 cominciò a professare a Bil-lon, di dove passò ad Auch e a Puy-en-Velay; nel 1628 fece a Tolosa il suo corso di teologia, e quat-tr'anni dopo fu consecrato sacerdote. Ei chiese, senza poterlo ottenere, il permesso di andare ad evangelizzare i popoli del Canadà, e si dovè contentare delle missioni in Francia affidategli da'suoi superiori. Mompellieri fu il primo luogo delle sue predicazioni, appresso egli percorse da vero apostolo tutta la bassa Linguadoca; ma il Vivarese, il Velay e soprattutto la città di Puy divennero oggetto del suo zelo. Dopo fatte nel verno le missioni nelle campagne , tornava la state in quella città, rendendo servizi segnalati ad ogni classe della società negli ospedali , nelle prigioni, sulle pubbliche piazze e nelle chiese. Le sue immense carità procacciarongli il nome di padre dei poveri; egli questuava del continuo per essi e ne pasceva ogni giorno un gran numero. Quanto a se stesso, Regis imponevasi le più dure mortificazioni , non mangiava che legumi cotti nell'acqua senza sapori, non beveva mai vino, portava un aspro cilizio e dormiva sopra una tavola o sulla nuda terra. Le fatiche dell'apostolato fiaccarono prima del tempo la sua costituzione, e quando morì non aveva che quarantatre anni. Clemente XI lo beatificò nell'anno 1716, e Clemente XII lo canonizzò il 16 giugno 1737, giorno in cui la Chiesa venera la sua memoria.
Vedi: D'Aubenton, Vie de Saint Frangois Regis
— Bonnet, Abrégé de la vie et des miracles du serviteur de Dieu J. F. Regis, ecc. (Lione 1825)
— Lebengeschichte des heiligen J. F. Regis tìe-sellschaft Jesu , trad. dal fraucese da Domenico Schelher (Augsb. 1843).
REGIS Pietro (biogr.). — Erudito , nato a Robu-rent, terra della proviucia di Mondovì, il 17 luglio 1747, morto il 29 novembre 1821, vestì giovinetto l'abito dei chierici, e dopo aver studiato filosofia e teologia nel seminario della sua diocesi, passò a Torino, ove si addottorò in teologia, e venne aggregato al collegio dei teologi e nominato ripetitore nel reale Collegio delle provincie. Divolgstasi in breve la sua fama, fu destinato nel 1777 alla cattedra di sacra Scrittura e lingue orientali nella regia Università di Torino , e fu allora che cominciò a dare un pubblico saggio della sua rara erudizione e del forbito suo scrivere nella disputazione latina intitolata Moses legislator, seu de mosaicarum le-gutn prcesentia, ecc. (1779) ; questo lavoro fu altamente encomiato dalle Effemeridi letterarie di Roma (1780, n° ni), ove leggesi fra le altre cose : c In tutta la condotta del suo argomento 1' autore fa spiccare le più giuste nozioni dei più veri pricipii politici, nelle sue note la più amena erudizione, e nel corpo dell'orazione il più sodo ragionamento,
pieno di rara moderazione e capacissimo a far ricredere Bolingbroke, Boulanger e Fréret ».
A questa tenue dietro un'altra opera del Regis, la quale gli fruttò il nome di uno de' più dotti economisti dell'età sua. Usciva essa in luce nel 1793 col titolo: De Judceo cive libri 111. In quel mezzo erano sorte in Piemonte quelle civili perturbazioni che vide l'età dei nostri padri. Essendosi perciò chiusa l'Università, fu dato incarico ai professori di stampare i trattati della loro Facoltà perchè non mancasse ai giovani il modo di proseguire i loro studii. Il Regis pubblicò allora la sua opera De re theologica ad Subalpinos (Torino 1794, in 8 voi.), e questo lavoro, ove si consideri la dottrina che contiene, o la perspicuità e l'ordine delle cose, o finalmente l'eleganza e purezza dello stile, merita di essere commendato altamente.
Nel 1799, soppresse le cattedre di teologia, fu il Regis nominato professore di filosofia, e poco stante, nel 1800, professore di diritto naturale delle genti, finché nel 1805 ebbe onorato riposo.
Vedi T. Vallauri, Storia dell' Università degli studii in Piemonte (Torino 1846, voi. ni).
REGIS Francesco (biogr.). — Letterato, nato a Montaldo presso Mondovì nel 1749, morto a Torino nel 1812, studiò belle lettere, e dopo aver insegnato rettorica a Novara e Torino, fu professore di letteratura italiana e greca all'Università di quest'ultima città. Pose egli grande diligenza negli studii gravi, e quantunque non fusse un gagliardo ingegno , ebbe però una felice disposizione di meute rivolta al bello, e promulgò e conservò in Piemonte l'ottima maniera di comporre. Nè solamente la promulgò, ma ne diede egli stesso l'esempio co'suoi scritti, in cui schivando la ruggine dei vocaboli e le foggie straniere, mostrò schiettezza e proprietà di stile. Solo pare che la soverchia accuratezza l'abbia reso talvolta alquanto timido ; sicché i suoi concetti non ricevono sempre la conveniente ampiezza e maestà. Fra le sue poesie meritano speciale menzione le stanze per le nozze di Vittorio Emmanuele duca d'Aosta e Maria Teresa arciduchessa d'Austria; un poemetto lirico per l'onomastico di S. M. ; la canzone pel fausto ritorno di Carlo Emmanuele, che è forse la sua migliore composizione poetica; un carme in versi sciolti sugli Orti di Pomona; un 'Ode alla Pace; il carme latino sulla Nascita di Napoleone li re di Roma; un poemetto latino sugli Animali microscopici, nel quale, per quel che riguarda lo stile, seguitò con felice imitazione Lucrezio e Virgilio, e nel descrivere la natura di quei maravigliosi insetti, la loro generazione e il modo della loro vita attinse alle opere dei più valenti scrittori di storia naturale. Ma l'opera che acquistò al Regis maggiore celebrità fu la traduzione della Ciropedia di Senofonte (Torino 1809) ristampata nel 1821 a Milano, nella Collana degli antichi storici greci volgariz-zati, intorno alla quale pronunziava il seguente giudizio Carlo Boucberon, che gli fu successore nella cattedra di lettere greche: « Opera è questa, a mio avviso, politissima, fatta con grande intelligenza dell' originale e con quel terso e nitido stile che all'ape attica si avveniva. Nè mi muove l'udire da certuni che ella accompagni di soverchio la fraseIsjOOQle
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