Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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care la carta sottoposta e vi segnerà un punto od una lineetta assai breve.
Da questa breve descrizione si fa manifesto cbe il numero dei pnnti, cbe per tal modo si tracciano snlla carta, cresce o diminuisce a seconda del numero dei colpi del peso, ossia à seconda del numero dei giri che fa il mulinèllo in uu dato tempo. Quindi la frequenza di tali punti può misurare la velocità del vento. Inoltre dal siu qui detto risulta che i punti verranno segnati precisamente sulla lista longitudinale della carta che corrisponde al vento indicato dalla banderuola. Così, se soffia per qualche tempo il •nd, il taglio della spira che guarda la carta trovasi di rincontro alla striscia cbe indica questo vento, ed i puuti che essa traccia titrovano tutti snlla striscia medesima. Se il vento soffia da una direzione intermedia a quella di due dei quattro venti principali, i pinti verranno segnati tra le due linee della carta che corrispondono ai due venti suddetti, perchè tutti i movimenti della banderuola si comunicano a quelli di codesto cilindro. Adunque il numero dei tratti compreso tra due linee trasversali dà in chilometri la velocità con cui ha camminato il vento in quell'ora, e la loro posizione relativa rispetto alle linee longitudinali ne indica la direzione. Il solo vento nord viene sulla carta indicato ogni volta con due ponti, i quali perciò nella valutazione della velocità si debbono riguardare come un solo. La lunghezza delle aste del mulinello ed i numeri dei denti della ruota dentata che incastra coll'asse del medesimo sono regolati in modo che ogni punto seguato sulla carta corrisponda al cammino di un chilometro fatte dal vento; quindi il loro numero per ogni ora rappresenta il numero dei chilometri percorsi dal vento nell'ora medesima. Nella macchina fatta costruire dal Drusotti, la distanza dei centri dei due emisferi opposti, cioè il diametro del cerchio descritto da questi centri è di 842®" ed il numero dei denti della ruota 126.
Per rendere i descritti anemografi comparabili tra loro, fa d'uopo confrontarli con un anemometro campione, e con ripetuti esperimeuti fare in modo che tutti diano il medesimo numero di segui per una stessa velocità. Ciò Si otterrà facilmente reudeudo gli emisferi scorrevoli lungo le braccia del mulinello e fissandoli alle medesime con viti di pressione; iu tal guisa si potranno allungare ed accorciare a piacimento le distanze dai centri dei medesimi.
REGISTRAZIONE (coni, ragion.). — Atto col quale au iàtto contabile è consegnato a registro.
Fig. 5621. — Apparecchio registratore del medesimo.
REGISTRO (dir. amm. e finanz.). — Ciò che una volta chiamavasi insinuazione, consistente nello annotamento in pubblici registri di certi atti, contratti e trasferimenti, e nel prelevamento, in tale occasione, di un tributo, detto appunto tassa di registro (droit d'enregistrement dei Francesi). — D'onde si vede che ha un doppio scopo questa istituzione: un intento di alta ragione civile per l'autenticazione degli atti ; ed un fine fiscale, per la percezione di un tributo.
Una delle principali ragioni dell'impopolarità della tassa di registro, degli ostacoli nell'applicazione di essa, delle complicazioni, delle liti che fa sorgere, sta nell'intento fiscale da cui è dominata a scapito dello scopo primitivo, originale, al quale dovrebbe informarsi, l'autenticità delle date degli atti.
Non c'è chi non veda quanto utile torni la esistenza di un ufficio incaricato di tener nota di tutti gli atti civili, giudiziali e stragiudiziali, e dei trapassi di proprietà; quante liti serva a troncare, quanti interessi deva garantire, quante frodi rendere impossibili. E questa difatti dovrebbe essere la mira degli ufficii di registro; e tassa non dovrebbe sussistere se non deutro i limiti delle spese dagli ufficii stessi tracciati. Ma l'avidità fiscale, le necessità dello Stato hanno fatto loro preda di una cotanto utile istituzione, e l'hanno ridotta tutta in loro servizio: la tassa di registro è uua di quelle che meglio servono in certi Stati ad impinguare le fiuanze; basti il dire che più di duecento milioni produce all'erario fraucese. Pure anche dal lato della morale sarebbe a desiderarsi che si diminuissero, imperocché la gravezza della tassa induce spessissimo le parti a frodare con atti simulati le tìnauze; il che poi diminuisce le entrate dell'imposta forse più di quanto avverrebbe qualora la
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