Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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REGOLA toRfc
sempre l'eguaglianza fra questi due lavori può sussistere, esseudo il lavoro a prodursi generalmente variabile col tempo; cosi, per esempio, nei mulini a grano una ruota idraulica può bensì mettere in moto ordinariamente da otto a dodici macine; ma queste non sempre devono nello stesso tempo operar tutte od in egual numero, onde la necessità di dover moderare talvolta la forza della corrente d'acqua.
Suppongasi adunque che, rimanendo costante la forza motrice , lo sforzo a vincersi diminuisca di una certa quantità, conservando dipoi questo nuovo valore, egli è evidente che, durante un giro dell'albero motore, il lavoro della potenza sarà maggiore di quello della resistenza per la ipotesi fatta; per cui la forza viva del volano (V. Volano) aumenterà in ciascun giro, quindi pure la sua velocità media, la quale crescerà costautemente, finché sussisterà l'ineguaglianza tra il lavoro motore e quello resistente. Se invece restando ancora lo stesso il lavoro della potenza, aumenta quello della resistenza, avrà luogo l'effetto contrario, cioè la velocità media-delia macchina andrà scemando finché continuerà la ineguaglianza supposta fra i due lavori. Nè solo il lavoro resistente può variare, ma auche il motore può essere di tal natura da somministrare quantità variabili di lavoro, come, ad esempio, le macchine mosse dall' acqua o dal vapore , in cui varia la forza motrice a seconda della stagione o dell'energia del fuoco; e lo stesso dicasi a più forte ragione per le macchine mosse dal vento o dagli animali.
Siccome ad ogni specie di prodotto che si vuole ottenere corrisponde sempre nella macchina che lo produce la velocità che più gli conviene, così importa grandemente il conservare sempre quella velocità quando la macchina è in moto, cioè poter far cessare immediatamente qualsiasi aumento o diminuzione della velocità di regime della macchina col ristabilire necessariamente l'alterata eguaglianza fra i due lavori, motore e resistente ; a questo scopo si adopera un organo, detto regolatore, che agisce sopra la forza motrice per modificarne l'intensità. Moltissimi sono i regolatori immaginati; alcuni di essi, che diconsi freni, non sono capaci di produrre aumento di lavoro, ma bensì di scemarlo, col consumarne una parte contro resistenze passive che non sono le principali ma che si sono invece appositamente introdotte; od ancora col disperdere in parte la forza motrice. Così quando si fa strisciare una ruota contro una superficie resistente che le si spinge contro, o quando ancora si munisce un albero girante di ali battenti in un fluido resistente, nell'aria per esempio, si consuma gran parte del lavoro motore ben altrimenti che producendo l'effetto utile che se ne può ricavare ; anche gli sfioratori che precedono sempre le ruote idrauliche, e le valvole di sicurezza applicate più specialmente alle macchine a vapore , servono a sperdere tutta od in parte la forza motrice. Non è di questi regolatori, nè de' moltissimi altri raramente impiegati ed in casi del tutto speciali, che vogliamo parlare.
Uno dei regolatori più generalmente impiegato é il pendolo conico o regolatore a forza centrifuga,
di cui Watt fu l'inventore (V. Vapore [macchina a]). Siccome un regolatore deve agire quaudo si manifesta nella macchina un cangiamento della velocità media di regime, bisogna che esso riceva non solo il suo movimento dalla macchina stessa, ma che ancora sia sensibile alle variazioni di questa velocità , ed abbastanza sensibile per agire tostochè esse oltrepassino determinati limiti; ma per altra parte deve soltanto agire quando si altera la velocità di regime, e quaudo questa si mantiene costante, la sua azione sulla forza motrice deve es sere nulla. Ora il pendolo conico di Watt soddisfaFig. 5622.
assai bene a queste condizioni, e serve per qualsiasi specie di motore, siccome vedremo. Premettiamo la descrizione.
Molte sono le disposizioni del regolatore a forza centrifuga; quella rappresentata nella figura 5622 è la più generalmente impiegata. Un'asta verticale a 6, girevole attorno al proprio asse, riceve la comunicazione del moto di rotazione dalla macchina principale; all'estremità superiore a dell'asta od albero verticale è fissato un collare cc' girevole coll'asse, e portante due braccia ed c'd', dette le braccia lunghe del pendolo, movibili a cerniera alla loro estremità superiore, per modo da potere più o meno avvicinarsi od allontanarsi dall'albero verticale coll'altra loro estremità libera, ed a cui sono applicate due sfere di peso uguale pp'. Alla metà j delle due braccia lunghe sono unite a snodo in e, e' , due braccia di minor lunghezza eg e,g\ dette per-I ciò braccia minori: queste si cougiungono pure a I snodo ad un collare gg' che è infilzato nell'albero , verticale, e può girare coll'albero, ma ad un tempo , scorrere lungo il medesimo.
Suppongasi ora che una macchina comunichi in , qualche modo il moto di rotazione all'albero ab ed alle verghe, l'insieme prenderà a girare con maggiore o minor velocità, dipendente da quella della macchina; gireranno pure le due masse pesantipp'9 le quali, in virtù della forza centrifuga che immediatamente acquisteranno (V. Centrifuga fona), si allargheranno ora più, ora meno, alzando od ab-
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