Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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REGOLO e RIGA - RÈGOLO ATTILIOSvezia nella Norvegia e nella Danimarca, donde, secondo il Temminck, parecchi nell'autunno fanno una specie di trasmigrazione a paesi più miti infino al Mediterraneo. Da noi, all'estate si trattengono in montagna, e nell'ottobre discendono in pianura, ove si trattengono per tutto l'inverno. Sono assai poco paurosi e si lasciano accostare a piccolissima distanza. I pochi che nidificano per le nostre montagne fanno un nido sferico, attaccandolo all'estremità de' rami, e deponeudovi fino ad undici uova di color bianco-roseo. Se ne fa caccia per mezzo della civetta. Il fiorrancino dell'Olina ( Uccella p. 9) forma un'altra specie (regulus ignicapillus) che somiglia molto alla precedente, ma è più rara.
REDOLO e RIGA (tecn.).— Si chiama generalmente col nome di regolo qualsiasi strumento che serve a condurre linee su una superfìcie piana.
I regoli sono soventi formati di una lunga e stretta lamina di legno, di ferro, di ottone, e servono a disegnare sulla carta, sul legno, ecc. I regoli di metallo si usano dai muratori, dai falegnami, ecc.
Per costruire un regolo si adopera la pialla, la lima, ecc.; si verifica se l'orlo è in linea retta, mirando coll'occhio le due estremità e osservando se coincidono perfettamente insieme con tutti i punti intermedii. Applicando il regolo sopra la carta e conducendo colla matita uua linea lungo il suo orlo, è necessario che voltando il regolo e condotta un'altra linea, questa cada sopra la prima tanto perfettamente da non distinguere l'una dall'altra.
Quando il regolo deve servire a condur delle linee con inchiostro, lo si taglia a sghembo; sicché, posto sopra la carta, lascia uno spazio vuoto per impedire che l'inchiostro si spanda sopra la carta medesima. Ponendo il regolo al rovescio, il lato più sottile dello sghembo serve meglio a tracciar linee colla matita.
Per condurre delle parallele, adopransi dei regoli descritti all'articolo Parallele. Si costruisce un'altra sorta di regolo per segnare i registri. Quest'è una lamina di legno o di metallo di varia larghezza e lunghezza, traforata longitudinalmente e ad uguali distanze, per cui si hanno diversi regoli paralleli. Si applica questo istromento sopra il foglio che si vuol rigare, e si conduce la matita o la penna lungo i regoli, l'un dopo l'altro: così ottiensi una serie di linee parallele equidistanti.
Siccome l'intervallo delle linee è determinato dalla forma del regolo, bisogna averne tanti quante sono le distanze occorrenti tra le linee. S'immaginò uno strumento di tal genere i cui regoli possono accostarsi l'uno all'altro, conservando il parallelismo. Si concepirà facilmente la costruzione di questo istrumento osservando quella dell'altro istromento descritto all'articolo Parallele.
Per coudurre le parallele adopransi anche dei regoli quadrati; applicando le loro faccie successivamente, e couducendo delle linee lungo l'orlo anteriore, si ottiene il risultato richiesto. In questo movimento devesi aver attenzione che non iscorra il regolo per non isconcertare il parallelismo. Il regolo quadrato deve esser piano sopra ogni faccia perfettamente, e i suoi spigoli perfettamente rettilinei; è necessario inoltre che le due estremità
abbiano la stessa spessezza, altrimente la più pie* cola inegualianza diverrebbe considerabile dopo molti giri del regolo.
In generale è difficile costruire un regolo, cioè una riga esatta; ma specialmente i regoli paralleli e i quadrati è raro che abbiano l'esattezza necessaria. I disegnatori e gli architetti li preferiscono assai compatti e di legni duri, come l'ebano, l'acagiù, oppure di ferro, ecc. Quando non si adoperano, conviene tenerli appesi ad un chiodo, perchè sopra una tavola a lungo andare si piegherebbero, se non fosse perfettamente retta. Si eseguiscono anche sovente dei regoli ad angolo retto, che formano la così detta squadra. V'hanno dei regoli per condurre delle linee curve. Si tagliano gli orli d'una lamiua di legno piegata sotto diverse curvature , sia convesse, sia concave, e il disegnatore sceglie quella che gli conviene. Al Regolo calcolatore consacriamo un articolo speciale.
REGOLO ATTILIO (biogr. e stor. rom.).
M. Attilio Regolo, console nel 335 avv. C. con M. Valerio Corvo, marciò col suo collega contro i Sidicini (Liv., vili, 16).
M Attilio Regolo, figliuolo probabilmente del precedente, era console nel 294 av. C. con L. Po-otumio Megello, e fece col suo collega guerra contro i Sanniti. Gli avvenimenti di quell'anno souo narrati diversamente dagli annalisti. Secondo la relazione di Livio, Regolo fu sconfìtto in prima con gran perdita presso Lucerla, ma il dì seguente riportò una brillante vittoria sopra i Sanniti, 7200 dei quali furono fatti passare sotto il giogo. Livio dice che a Regolo non fu concesso il trionfo, ma ciò è contraddetto dai Fasti Capitolini, secondo i quali ei trionfò De Volsonibus et Samnitibus. Il nome dei Volsoni non occorre altrove. Niebuhr conghiet-tura che essi possono essere identici ai Volcenti mentovati con gl'Irpini ed i Lucani (Liv., xxvn, 15) o fors'anco ai Volsinii o Volsiniensi (Liv., x, 32-37; Niebhur, Risi, of Home, ni, p. 389).
M. Attilio Regolo fu console la prima volta nel 267 av. C. con L. Giulio Lbine, vnise i Saleutini, prese la città di Brindisi, ed ottenne in conseguenza l'onore di un trionfo (Eutrop., ii, 17; Fior., i, 20; Zouar., vili, 1). Undici anni dopo, nel 256 av. Cristo, fu console una seconda volta con L. Manlio Vulsoue Longo, e fu eletto in luogo di Q. Cedicio, ch'era morto poco dopo il suo ingresso in officio. Fu quello l'anno nono della prima guerra puuica. I Romani avevano risoluto fare uno sforzo per por fine a quella guerra, ed avevano deliberato di invadere l'Africa con grandi forze. 1 due consoli salparono con 330 legni, imbarcarono le legioni iu Sicilia, e sciolsero poi le vele da Ecnomo per passare in Africa. La squadra cartaginese però li stava aspettando, sotto il comando di Amilcare e di Annone, ad Eraclea Minoa, e mossero immediatamente ad incontrarli. Nella battaglia che seguì i Romani rimasero vittoriosi, e perderono soltanto ventiquattro legni, mentre ne distrussero trenta nemici e ne presero sessantaquattro con le loro ciurme. 11 passaggio in Africa era ora sgombro, e la squadra cartaginese si affrettò a difendere la capitale. 1 Romani però nou veleggiarono direttamente a Cartagine, ma sbarcarono le loro forze presso le città
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