Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
REGULY ANTONIO
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111,17; ad Fam., xm, 60). Uno di questi fratelli, probabilmente Lucio, combattè Botto Cesare nella guerra africana del 46 av. C. (Hirt., & Afr., 89), ed è probabilmente identico ad L. Livineo Regolo di cui il nome occorre in molte medaglie couiate sotto Giulio Cesare ed Augusto, e delle quali re chiamo qui sotto alcune delle più importanti. La testa del dritto delle prime quattro è la stessa, eFig. 5636. — Medaglie di Regolo Livineo.
rappresenta probabilmente alcuni antenati dei Regoli. Sul diritto della prima abbiamo la leggenda L. Regulus Pr. e sul rovescio Regui cs F. PhìEF. (Vr). Il Pr. sul diritto significa pretore, e Regulus F. sul rovescio significa Regulus Filius. E' parrebbe perciò che le medaglie fossero coniate da Regolo, figliuolo di L. Regolo pretore; e dalla giunta di PiììEb. Vr, vale a dire Prcefectus Urbi, ch'ei fosse uno dei prefetti della città lasciati da Cesare al governo di essa quando marciò contro i figliuoli di Pompeo in Ispagna, nel 45 av. C. (Dion. Cass., xliii, 28). Questi prefetti avevano il diritto dei fasci e della sedia curule, come apparisce dal rovescio delle due prime medaglie. Il combattimento delle bestie feroci sul rovescio della terza medaglia rife-risconsi probabilmente agli spettacoli dati da Giulio Cesare. La quinta medaglia fu coniata in tempi posteriori da Regolo quaudo era triumviro della zecca sotto Augusto. Sul diritto è la testa di Augusto con C. CìE-saiie III Vih. R. P. C. (vale a dire triumvir reipublicce constituendce) e sul rovescio una figura della Vittoria (Eckhel, v, pp. 235, 237).
Dn altro Livineo Regolo, senatore nel regno di Tiberio, difese C. Pisoue nel 20 dell'èra cristiana, qoando molti de' suoi altri nemici ricusarono quelcarico impopolare. Ei fu poi espulso dal Senato e cacciato sotto Nerone per certi torbidi che avvennero ad uno spettacolo da lui dato di gladiatori (Tac., Ann., ni, 11).
RBGULY Antonio (biogr.). — Viaggiatore ungherese e linguista di vaglia, na4'» nel 1819 in Zirez nel comitato ungherese di Wesprine; morto in Pesth il 23 agosto del 1858. Terminati gli studii nel 1839, intraprese un viaggio in Germania, che allargò poi, passando dapprima a Copenhagen, e quinci nella Svezia. La sua dimora a Stoccolma decise di tutto il suo avvenire, avendo ivi assunto il còmpito dell'intera sua vita, di sciogliere il quesito dell'origine finnica dei Magiari, ed essendosi diretto di 11 subito per la Finlandia, sul cui suolo pose piede in Abo, il di 8 novembre del 1839. Die-desi ivi incontanente allo studio della storia, delle antichità; della lingua e letteratura della razza finnica. Penetrò, nel marzo del 1840, nell'interno del paese, dove visse fra i finnici campagnuoli, finché si trasferì, alla fine di maggio, per la Carelia, nella Lapponia. Dopo di essersi ivi trattenuto parecchi mesi nella casa del botanico Làstadius, e di essere stato per qualche tempo anche ospite del Castren in Kemi, ed essersi reso famigliare colla lingua, colla mitologia e cogli usi dei Lapponi, se ne tornò al principio del 1841, ad Helsing-fors, dove stette fino al 24 di maggio, e studiossi, fra le altre cose, di procacciarsi anche la cognizione della lingua estonica. Trasferissi poscia a Pietroborgo, per prepararsi quivi al suo maggior viaggio fra le tribù finniche orientali. Imparò pertanto il russo, studiò le lingue dei Finni uralici e procurossi la cognizione delle condizioni geografiche ed etnografiche dei paesi di qua e di là dello Ural. In Ungheria ed in Russia ottenne ajuti nei suoi studii. Abbandonò Pietroborgo e recossi per Mosca e Novgorod a Kasan, percorse da qui i territori! dei Votiaki e Baskiri, e varcò, il 4 dicembre, l'Ural. Dopo di essersi soffermato alquanto tra i Voguli, i più vicini di razza ai Magiari, secondo l'opinione più accreditata, visitò Tobolsk, e percorse poi le vaste tundre o tunture ossia steppe di muschio sul basso Ob, per poter imparare, fra innumerevoli privazioni e disagi , la lingua degli Ostiaki, e conoscerne le popolari costumanze. Reduce a Kasan, applicossi allo studio delle lingue dei Mordvini, Kiuvaski e Keremissi, le cui regioni furono pur da lui visitate. Ritornò ancora in Pietro-borgo, il 15 agosto 1846, e dopo aver quivi esposto i risultati geografici del suo viaggio sopra una vasta carta del nordico territorio dell'Ural, si diresse, il 3 febbrajo 1847, per Gr&fenferg, dove cercò ristorare l'intaccata sua salute, alla volta del paese natio, ma per farvi breve sosta. Portossi ben presto a Berlino per porre in ordine la raccolta materia, e compilare colla scorta della medesima il suo lavoro geografico-etnografico ; ma la smania e l'intensione con cui sobbarcossi al medesimo ridestarono in lui i corporei patimenti, per cui cercò indarno sollievo ed efficace rimedio in una piccola città del Meklemborgo. Invitato intanto, il 13 giugno del 1848, al posto di primo custode della biblioteca dell'Università di Pesth, non vi potè andare che nel settembre del 1849. Erasi egli accinto più fiate
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