Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RELIGIONE
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l'autorità e la tradizione alle audacie della ragione individuale.
Se la filosofia desse la certezza, sarebbe dogma, fede, sarebbe religione. Vero è che la filosofia deve coDgiungere la sua voce al grande concerto della umanità nel culto della boDtà e della bellezza morale, quali si manifestano nei nobili caratteri e ne' simboli augusti; ed ajutare a far il sagrifizio de' nostri istinti egoistici.
I filosofi del secolo passato facevano la società prendere le mosse da un primitivo stato brutale, ove l'uomo, non superiore alle bestie, acquistava passo a passo le cognizioni, inventava il linguaggio, inventava la società, e poco a poco t leggi, tribunali, are facean le umane belve esser pietose di se stesse e d'altrui ». Anche le religioni dovevano essere creazione di queste belve: cominciavano dal feticismo, cioè dall'adorare un oggetto materiale, una forza della natura; passavano al sabeismo, cioè al culto dei corpi celesti; poi al politeismo indipendente; poi al monoteismo in forma teocratica; infine al monoteismo libero.
I progressi della filosofia sventarono queste ipo tesi, cbe ne presuppongono sempre un'altra, o ab bandonano al caso la sistemazione del mondo e fisico e morale. Cosi è il credere la civiltà venuta dallo sviluppo intellettuale, mentre questo non si avvera senza di quella. Anche i filosofi più audaci sono condotti a una rivelazione primitiva, e Fichte si domanda (Naturrecht): < Chi fu che istruì i primi nomini? perocché è dimostrato che ogni uomo ha bisogno d'istruzione. Non potè istruirli un altro uomo, giacché parliamo dei primi. Dovettero dunque da uu essere intelligente che non era uomo, fin a quando essi potessero l'un l'altro istruirsi ».
La religione nostra ci accerta di questo fatto primitivo: poco cale che non possiamo ben comprendere il modo di comunicazione fra l'Infinito e il finito: forse che comprendiamo chiaramente la creazione ? La stessa ci mostra come l'uomo traviò poi, aspirando a diventare il centro indipendente della vita e della scienza: e per castigo fu abbandonato agli istinti, all'errore, donde le miserie corporali e spirituali. In questo offuscamento dell'intelletto e del cuore adorò la creatura invece del Creatore, divinizzò persino le passioni e i vizi. Viveva però in fondo a tutte le credenze qualche resto delle prime verità, oltrecchè queste erano conservate da un popolo eletto ; le mostruose fantasie dell'India, le gigantesche dell'Egitto, le eleganti della Grecia rivelansi sempre come propilei, dietro ai quali stanno le rovine di un gran tempio: il culto più materiale attesta ricordi dello spiritualismo, e si smentisce sempre più la primitiva barbarie dell'uomo, e si attesta l'alteramente di una più che umana tradizione.
In questa tradizione primeggiava il concetto di un antichiBsimo stato di beatitudine, dal quale fosse decaduto l'uomo, che non ricupererebbe la prisca dignità se non mediante un sangue prezioso. E questo è il fondamento dei sagrifizi, comuni a tutte le religioni, sebbene appajano repugnanti all'umana sensibilità, e che implicano la riversibilità del peccato come dell'espiazione, la solidarietà dei destini umani. De Maistre, nel meraviglioso Trattato sul \sagrifizio, svolse quest'unico punto, mentre altri, come Voss, Berruyer, Thomassin, Huet, dietro a sant'Agostino e ai primi Padri, cercarono nelle false religioni le vestigia della vera; come Creuzer nelle Simbolica; Welcber nel Prometeo; Schelling nelle Divinità della Samotracia; Ott. Mllller nella Storia delle stirpi elleniche ; Guizot nella Civilizzazione dell'Europa; Beniamino Constant nella Religione considerata nell'origine, nelle forme, e negli sviluppi suoi; Bonald nella Rivelazione primitiva; Delaunay nella Storta generale e particolare delle religioni e dei culti di tutti i popoli del mondo; Meiners nella Storia critica di tutte le religioni; Stbur nella Storia generale delle forme religiose presso i pagani, e moltissimi altri sventarono le leggerezze degli Enciclopedisti, anche quando non assunsero di porre in sodo le verità del cristianesimo. Aggiungiamo i recentissimi : Pecaut, De Vave-nir du Théisme chrétien (1863) ; Olivier Beauregard, Simples observations sur l'origine et le cult des di-vinités égyptiennes, à propos de la collection ar-chéologique de feu le docteur Ernest Godard (Parigi 1864); M. Caro, L'idée de Dieu; Ferdinand Kampe, Die Religióse Bewegung der Gegenwart (Odierna agitazione religiosa) (Lipsia 1854, 4 voi.).
Certamente, anche ammessa la primitiva tradizione, bisogna riconoscere nelle varie religioni l'influenza del clima, de' luoghi, dei tempi, dei grandi avvenimenti cbe tratto tratto innovarono le società umane, mentre pareano sul punto di distruggerle. Ogni volta che grandi conquiste minacciavano sovvertire l'umanità, una luce nuova diffondevasi sopra di questa. I climi caldi, allentando colle fibre del corpo le forze dell'anima e l'energia della volontà, favorivano le religioni della quiete, dell'an-nichilamento. Ne' freddi, ove il coraggio è necessario all'uomo per vivere di caccia, d'industria, di guerra, sicché la vita rimane più pura perchè più agitata, i costumi sono meno corrotti, e più semplice la religione. Dappertutto poi il cielo viene foggiato ad immagine della terra; la società politica sarà riprodotta nell'ordine dei cieli ; laonde la cosmogonia e la geografia hanno tanta parte nelle prische mitologie. I Lapponi figureranno gli Dei occupati alla caccia dei renni ; la gerarchia persiana è tutta conformata alla celeste; la romana pone in cielo il senato, come era nella curia ; Luciano dice che Licurgo desunse dal cielo Tordiue dell'amministrazione e distribuzione che applicò alla sua repubblica: la dualità che gli Egizi riconoscevano nel cielo, ricompare nella loro costituzione civile, stabilendo due nature distiute : l'una intellettuale e attiva, rappresentata dall'aristocrazia sacerdotale ; l'altra materiale e passiva, rappresentata dal popolo. Dappertutto la patria figu-ravasi come il centro del creato, la terra di mezzo. la regione della luce, della felicità, della parola; torno torno della quale addensavansi le tenebre la mutezza, e di limite servivano le norme del giù sto, le cerimonie, i decreti degli Dei.
Così le religioni si ridussero anche nazionali ; e dove furono interamente pratiche, come in Egitto o nella Cina; dove meramente contemplative, come nell'India; nel qual lavoro i sensi, lo spirito, il ! cuore, sottoposti ad illusioni, spesso traviarono it^ooQle
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