Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RELIGIONEregolare, che aspirando a dominare le coscienze, è interessato a compiere lo slancio naturale delle nostre facoltà; la morale naturale viene in contraddizione colla religiosa, volendo il prete esser unico legislatore e giudee, e parer investito della potenza divina. Pure, per quanti sforzi facciano i sacerdoti, arriva il momento che lo spirito di libertà mina l'interno, e lascia sussistere solo l'apparenza, che poi cade anch'essa. Non per questo perisce il sentimento religioso, anzi rinasce sotto forma nuova ; e adesso cred'egli sarà il cristianesimo libero, di mera coscienza, o come oggi dicesi, individuale. Ogni religione sacerdotale , secondo B. Constant, reclama l'appoggio dello Stato; ma l'intervenzione dello Stato in materia di religione è la servitù più degradante. Importa dunque appigliarsi alla religione indipendente, unica speranza e rifugio della libertà.
Tale dottrina accordavasi alla sua del liberalismo dottrinale, e può piacer a molti, ma offende la coscienza religiosa dell'umanità, senza di cui la libertà è una parola vuota.
Lamennais, secondo le variazioni sue, tenne tre sistemi sui rapporti della religione collo Stato. Dapprima reclamò la sovranità del papa nel temporale come nello spirituale, rimorchiando il mondo fino ai piedi di Gregorio VII (Essai sur Vindifférence en matière de religion. — De la religion considérée dans ses rapports avec Vordre politique et civil).
Dappoi considerò la religione nella sua esistenza collettiva, e chiese un'indipendenza incompatibile colla sovranità della Chiesa (L'avenir. — Affaires de Rome). Alfine tolse al sacerdozio fin l'esistenza, facendo entrare la religione nel dominio della ra gione e delle leggi civili, o permettendole di mante-teuersi solo allo stato di sentimento o di sistema filosofico ( Esquisse d'une philosophie).
La prima fasi è mera teocrazia: non discorriamone. Nella seconda pone che il clero è la testa e il cuor della Chiesa, come la Chiesa è la testa e il cuore dell'umanità ; il clero deve dare l'impulso alla vita dei popoli, dirigerne le idee, le istituzioni, come le credenze. Cosi fu nel medioevo. Ma dopo il secolo zv essendosi la monarchia assoluta stabi lita nella più parte degli Stati europei, oppresse e Chiesa e popoli, e la Chiesa assentì d'esser servile in tutto il mondo purché le lasciassero a Roma un poter temporale simile a quello che i re si erano arrogato. Da ciò la decadenza del clero. Quancjo i popoli ripigliarono la coscienza dei loro diritti, credettero veder nel clero un nemico, poiché consideravano in lui non la vittima, ma l'alleato dei despoti. Da ciò le animosità, e attacchi peggiori che non fossero quei della Riforma, per opera del filosofismo.
Ma la rivoluzione francese (secondo Lamennais) fu la salvezza della religione ; fu il travaglio del parto, e la fede si alzò dalle ruine dell'altare. Quel moto fu arrestato da Napoleone , che ridusse la Chiesa a istituzione meramente politica, imitato in ciò dalla Restaurazione, nella quale rivisse la lotta fra la religione e lo Stato, i sospetti contro i credenti , la guerricciuola all'episcopato, la invocata protezione del Governo, i miracoli disposti a favore della legittimità, l'ipocrisia da una parte, la beffa ;
dall'altra, compromettendo la religione coli'associarla a tutti gli errori del Governo. Perciò Lamennais e i suoi reclamavano che la Chiesa rinunziasse alle servili libertà gallicane, tornasse libera di fronte al Governo, riconoscesse non esser il cattolicismo incompatibile colla libertà de'culti, d'insegnamento, di stampa, e colle altre libertà. Tale programma spiacque al poter civile come al religioso, e il papa disapprovò affatto le dottrine relative alla libertà civile e politica, che propagano la sedizione e la rivolta (Enciclica 15 agosto 1832), e alla libertà dei culti e della stampa, esageratamente spinte.
Fu allora che Lamennais si staccò dalla Chiesa, fin a repudiare la rivelazione, e sottopórre il cristianesimo all'andamento generale del progresso; il potere spirituale è la ragion progressiva del genere umano; vale a dire che non v'è potere spirituale, o che la religione non esisterà nell'avvenire che allo stato di sentimento o di sistema filosofico; con ciò negando ogni religione positiva. Queste dunque possono essere repudiate dalle istituzioni sociali; non sono compatibili coi Governi liberi: cioè lo Stato ha diritto di sopprimerle. Ed ecco la libertà di Lamennais riuscire alla più schifosa delle servitù, quella dove lo Stato impone le credenze e il culto. Cosi Lamennais e B. Constant, partiti dai due opposti, arrivano alla medesima conclusione.
Ma in fatto può darsi una religione senza dogmi nè sacerdozio, una religione individuale ? Toglietele il suo culto, le sue tradizioni, l'organamento, gli interpreti riconosciuti ed illuminati, s'avrà un sistema filosofico, al più una filosofia religiosa, che potrà bastare a qualche spirito elevato, ma non porre base alle regole della morale, ai doveri della vita, alle speranze future delle moltitudini. Un sistema filosofico non riconosce altra autorità che la ragione e la coscienza: una religione appella sempre a un'autorità superiore ; si considera come comunicata agli uomini per vie soprannaturali, e conservata da una tradizione inalterabile. Ciò le deriva dal carattere di perfezione, che essa deve conservare quale al principio; sicché lo spirito individuale cede allo spirito di corpo, e questo allo spirito di dogma. Fin nelle religioni protestanti vi sono limiti insuperabili, se non altro il carattere rivelato delle Sacre Scritture.
Nè però si conchiuda, che bisogni scegliere fra religione senza libertà, o libertà senza religione. Le due cose sono troppo necessarie all'umanità, la quale è come Dio la fece , e nulla l'impedirà di seguire l'impulso cbe da lui ricevette ; sente inesauribile bisogno della libertà come della religione. Tutti hanno sete di certezza, di riposo ; hanno bisogno d'affermazioni, cui possan ripetere colla folla e colle generazioni; hanno bisogno di simboli, attorno ai quali riconoscersi, e appoggiarsi gli uni agli altri contro nemici comuni; di un'autorità visibile, emanata dalla potenza divina, che annunz in parole distinte la voce misteriosa che intendow in fopdo delle loro coscienze; assemblee solenni, dove elevano l'anima alla fonte sua, e incensi e armonia, e ringraziamenti e invocazioni, preghiere e riti per tutte le circostanze importanti della vita. Non è filosofo chi ricusa riconoscere questa gran legge della natura umana; non è politico chit^ooQle
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