Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RELIGIONE
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      .«rea combatterla, e non s'accorge cbe lo farebbe Dvano.
      Ferve ora più che mai la disputa delle relazioni fra la religione e lo Stato, impicciolita in una quistione di possesso: ma se per separazione s'intende il romper le relazioni essenziali che devono esistere fra la società civile e la religiosa, è impossibile consentirvi. Le loro relazioni non consistono nel sostituirsi lo Stato all'autorità religiosa nella gestione degli affari ecclesiastici : lo Stato e la Chiesa devono prestarsi mutuo appoggio, ed è inganno il pretendere cbe alla Chiesa abbiano a lasciarsi solo alcuni dei diritti che le spettano essenzialmente. La religione non deve separarsi dallo Stato, nè in generale da ciò che viene da Dio; deve anzi rispettarlo, esortar i fedeli a obbedirgli, contribuire al solo bene coi mezzi spirituali di cui dispone, deplorarne le perturbazioni: a vicenda il potere civile non può separarsi dalla religione seuza mancare a doveri essenziali; deve difenderne i diritti, come quelli di ciascun consociato, trattarla con benevolenza , ajutarla a conseguire i suoi fini. I sudditi stessi hauno diritto di esigere che il potere civile rispetti, onori, garantisca, protegga le loro convinzioni religiose; ed è strana idea quella d'alcuni che la libertà intendono nel senso che il potere temporale abbandoni a se stessa la religione, senza appoggio, senza garanzia.
      Pure l'autorità d'una religione e de'suoi ministri non riposa sulla potenza politica, bensì sulla fede, e la fede è libera come il pensiero, è sottratta a ogni costrizione esterna. Ammessa la libertà di credere, è impossibile contestar la libertà di manifestare la fede sua, e di formare associazioni religiose, sottomesse alla legge civile quanto ai doveri di cittadino , ma padrone di se stesse in tutto ciò che concerne il comprendere ed esprimere i rapporti dell'anima con Dio. Non è più il tempo che la Chiesa tiranneggi lo Stato, ma neppur lo Stato deve tiranneggiare la Chiesa; questa dev'essere libera, come libero è lo Stato.
      Ogni religione, perchè fondata sulla persuasione, tende all'intolleranza : ma non è quel che succede anche de'sistemi filosofici? Se nou che iu quella v'è una difficoltà di più: anche logicamente, se essa crede possedere la verità, deve credere che la salute sia compromessa per chi non vi crede. Ma già nel secolo xiv Marsilio di Padova paragonava i sacerdoti al medico, che dice al malato: « Se tu non fai così e così, morrai » ; ma resta libero al malato il non obbedirgli. La colpa non comincia che al momento ove si vuol adoprarvi la forza. Ma all'intolleranza rimedia la libertà della religione come della filosofia, della fede come dell'incredulità, delle congregazioni come degli individui.
      Dalla libertà alla giustizia, dalla giustizia alla carità non v' è che un passo; e tutti potranno amarsi purché pratichino la morale universale, altra rivelazione che non sarà abolita mai; e che nou contrasta alle comunioni spirituali, e principalmente alla cattolica, la più atta a coudurre e attuare il gran principio della fraternità umana.
      Uno dei problemi più dibattuti è il come introdurre il fanciullo in questo nuovo mondo della religione.
      Non colle dimostrazioni. Le nozioni finite possono acquistarsi con lezioni graduali ; l'infinito non può vedersi che di un sol colpo: a volo, non a passi vi s'arriva. Dimostrar l'esistenza di Dio o dubitarne, gli è come mostrar o dubitare l'esistenza dell'esistenza. L'to cerca un io primitivo; non un mondo primitivo accanto al mondo odierno; ma non potrebbe cercarlo se noi conoscesse già. La grandezza della religione non si arresta a un'idea qualunque: stendesi sul mondo tutto. Come non v'è mondo materiale senza un me, non v'ha un me cioè un mondo morale senza Dio : non v' è destino senza provvidenza.
      La riflessione e la moralità sono raggi che illuminano il circolo inferiore animale; ma non sono esse che discernono l'uomo dal bruto ; bensì la religione, che non è un'idea, ma disposizione; bensì il cuore stesso dell'uomo, e in conseguenza il fondo di tutto.
      Herder ha dimostrato che tutti i popoli devono alla religione la lingua, la scrittura, la cultura primitiva. Ma ciò prova qualcosa di più; cioè che nei popoli e negli uomini l'ideale è anteriore alla realtà; che è più vicino al fanciullo il sublime che non il volgare; che s'impara a contar le ore prima secondo la meridiana che secondo l'orologio; che la Provvidenza dà all'uomo, nell'odierno deserto come nel primitivo paradiso, l'immagine sua prima che esso la sbiadisca, senza cbe mai la perda: la santità è anteriore all'empietà; la colpa suppoue l'innocenza; gli angeli non furono creati decaduti. L'uomo non va elevandosi continuamente; discende per risalire; e un fanciullo non può mai essere con Biderato come troppo innocente e troppo buono.
      Guardate il medioevo. Miope sulle altre cognizioni, vedeva la religione come gli astri nella notte, più vicini alla terra e più brillanti sul suo capo. Dio pareva la chiave della vòlta di tutto l'edifizio. Pioggie di sangue, battaglie di uccelli, temporali spettacolosi, dilu7ii, locuste, pesti, comete, diavolerie erano pronostici d'un ordine superiore, annunziavano guerre micidiali. Quest'armonia prestabilita fra il cielo e la terra era, se non altro, più logica che l'influenza fisica moderna, che da Dio, come da un macchinista, fa collocare un sole, il quale non è più l'orologio giornaliero dell'uomo, ma l'orologio della storia del mondo ; quasi che l'ammettere o escludere Dio non implicasse e l'insieme di tutto il mondo finito , e il più piccolo angolo del n.ondo. Chi ha la religione ha diritto di vedere l'intervento della Provvidenza nella storia della sua famiglia come nella storia del mondo ; è il sole stesso che nella goccia di acqua riproduce l'arcobaleno come nella vòlta del cielo.
      Popoli e individui scorgono l'infinito prima del finito: se nel fanciullo non dormisse e sognasse già uua compiuta metafisica religiosa, come potrebbe darglisi l'intuizione interna di Dio, dell'eternità, della santità, e così via? Impossibile comunicargliela mediante un' intuizione esteriore ; nè noi pos sediamo se non parole vuote, che possono risvegliare ma non creare. L'uomo che sviene sente una musica interiore, che non ha suono esteriore ; la paura degli spiriti è affatto estrania al mondo esterno, dove non può darsi che una paura fìsica, eppuret^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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