Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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RENATA DI FRANCIApiccavano allusioni sia ai costumi, sia agli avvenimenti ed ai personaggi dei loro tempi, e ciascuno dava a questo fondo (ftmune il colore particolare del proprio paese. Più tardi di questi racconti popolari fu formato un insieme. Quindi quei poemi cbe hanno per eroina la volpe. Quindi appo gli uni l'idea che il romanzo Renardo altro non sia che un' istoria mascherata della Bassa Lorena, sul finire del nono secolo, ed appo gli altri la persuasione che è un'opera filosofica, mentre altrove non si vuol scorgere in essa che una buffonata continua. Ma è evidente che il Renardo non contiene da un capo all'altro un'istoria legata, e che nelle parti francesi non iscorgesi l'intenzione di tracciar fatti veri e precisi sotto una forma emblematica, e solo vi si osserva una malignità piacevole, che morde gli abusi e le ridicolezze generali.
Esaminando le pubblicazioni più antiche , pare che questo poema sia stato concepito primamente nelle provincie belghe. Gli autori delle versioni in basso sassone e persino di quella in fiammingo, rinvenuta or fa vent' anni a Londra, dichiarano espressamente aver attinto a sorgenti francesi. Nel 1826 Méon diede un'edizione del Renard francese di Perrot di Saint-Qloud , e fu sentenziato che il romanzo era d'origine francese. Sei anni dopo, nel 1832, Mone, dotto filologo incaricato della direzione degli archivii di Bade , pubblicò una versione in versi elegiaci latini, eh' egli attribuiva al secolo nono con interpolazioni del dodicesimo; opinione che non fu adottata da Giacomo Grimm e altri critici di polso. Nel 1835 Chabaille pubblicò supplementi all'edizione di Méon.
Si richiederebbe un volume per riferire tutto quello cbe fu scritto intorno al poema Renardo, in specie modernamente dai filologi Grimm, St-Marc Girardin, Raynouard, Willems, ecc. Enrico d'Alk-maar lo tradusse in basso sassone nel 1498, e quel testo fu riprodotto con maggiore o minore fedeltà da Gottsched, Scbeltemn, Hoffmann di Fallersle-ben, ecc. Nel 1834 Grimm ne diede un'edizione sotto il titolo di Reinard Fuchs, e Goethe ne compose un poema in alto tedesco (ingegnandosi imitare l'antico senza disimparare l'eleganza moderna), illustrato da bei disegni di Kaulbach (Monaco 1847). Simrock lo tradusse poi nella misura metrica dell'originale (Francoforte 1845-1852). Gli Animali parlanti del Casti sono una imitazione del Renardo.
Ecco ora un'analisi succinta di questo poema, quale la troviamo nella Storia universale di Cantù. c Compar Renardo, mariuolo, libertino, passa il tempo a giocar brutti tiri agli altri animali per puro gusto di far male, e molto ne hanno a soffrire il lupo Isengrino ed Ersante sua moglie. I misfatti di Renardo hanno colma la misura, ed egli è mandato alla Corte del Leone ; e condannato alla forca, già vi è trascinato, e tutti accorrono per insultarlo del meritato compenso. Ma egli tremante innanzi al supplizio, invoca andar pellegrino a Roma, al qual uopo domanda cbe il lupo Isengrino e la sua femmina gli prestino la pelle delle loro zampe per farsi delle scarpe, e l'Orso un po' del suo cuojo per farsi i guanti. 11 re dapprima nega, poi consente, e il ribaldo scappa contento. Ricaduto in mano della giustizia, offre di farsi frate ; gli inviano un con-
fessore, gli bendano gli occhi; già il boja sta per stringere il nodo, quando la regina s'iuterpone e Reuardo salvasi ancora. Dopo tante avventure questo diplomatico esperto prega il Gufo di ricevere la sua confessione; e questi gli drizza un discorso, parodia di quelli dei frati, in cui le credenze religiose sono messe in baja. Renardo rivela l'iliade delle sue ribalderie, e rimproverato dal confessore, mostrandosi tocco da compunzione, gli salta addosso e lo sbrana ». Questo poema fu tradotto in tutte le lingue d'Europa, e Grimm dice che questa satira delle società è il miglior poema del medio evo dopo la Divina Commedia.
RENATA DI FRANCIA (biogr.). - Duchessa di Ferrara, nata a Blois il 25 ottobre 1510, morta a Moq-targis il 12 giugno 1576, era figliuola di Luigi XII e di Anna di Bretagna. La natura, che le aveva ricusato le doti esteriori, l'aveva dotata per contro di un'anima forte, d'uno spirito retto e penetrante e di un cuor generoso. Fin dall'infanzia apparve in essa un'inclinazione vivissima allo studio, ed imparò il latino, il greco, la storia, le matematiche e per fino l'astrologia. Ella era stata promessa in moglie successivamente a Carlo d'Austria (Carlo Quinto), al re d'Inghilterra Enrico Vili, a Gioachino marchese di Brandeborgo, ma gli interessi politici ruppero questi progetti di unione. Anche il contestabile di Borbone aveva osato aspirare alla sua mano. Francesco 1 la diede in moglie ad Ercole d'Este duca di Ferrara, il 30 luglio 1527, nella speranza di assicurarsi, mediante l'alleanza di questo principe, il possesso del Milanese. Ercole era un principe letterato, e lo stesso gusto per le lettere e le arti animava i due sposi, sì che la loro Corte divenne il ritrovo dei dotti e dei begli spiriti. Renata era la protettrice liberale di molti uomini illustri, fra gli altri del poeta erudito Celio Giraldi e dell'astronomo Celio Calcagnini. La dotta ed infelice Olimpia Morata le andò debitrice della sua educazione, e condivise le lezioni con la figlia primogenita di lei, la principessa Anna. Il suo cuor generoso la indusse ad accogliere in Ferrara i Francesi esulanti per le persecuzioni religiose, fra gli altri Calvino e Marot. Quest'ultimo, che aveva dettato il suo epitalamio, divenne suo segretario. Renata erasi iniziata ne' suoi colloquii con Margherita di Navarra alle idee di riforma religiosa, e Calvino esponendole le cause per cui erasi separato dalla Chiesa, confermò in lei quei sentimenti favorevoli al protestantesimo. Ella non aveva allora cbe venticinque anni, e stette lunga pezza in forse prima di dichiararsi apertamente, quantunque avesse accettato la dedica della prima versione italiana della Bibbia per Bruccioli. Calvino le rimproverava ancora la sua tiepidezza vent'anni dopo, vale a dire nel 1560. Il duca Ercole , che non approvava le sue idee e temeva in pari tempo porgere un pretesto al papa d'impadronirsi de'suoi Stati, cacciò dalla sua Corte i Francesi sospetti di eresia, e I circondò Renata di donne italiane incaricate di sor-: vegliarla; ma costrettp ad usare riguardi verso la , figliuola dei re di Francia, le fece far rimostranze accompagnate da minaccio dall'inquisitore francese Orin, a tal uopo inviato da Enrico II. Renata si mostrò inflessibile ; né l'allontanamento de' suoi fi-
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