Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      8uno vuole produrre e vendere con perdita; ed appena la concorrenza ha fatto ribassare il prezzo fino al limite del costo, ogni ulteriore ribassso si ferma; e se, per eccezionale caso, il ribasso continuasse, la diminuzione delle offerte farebbe subito risalire il prezzo fino al punto stabile e costante del costo. Ma intanto agisce il principio di Popolazione: questa tende a svolgersi in progressione geometrica, ed aumentandosi, obbliga la coltivazione a discendere ai terreni meno fertili, cioè a quei terreni sopra i quali ogni unità di prodotto rappresenta un costo di produzione maggiore del costo corrispondente ai terreni più fertili. — Nel primo stadio l'ettolitro di frumento costava, poniamo, 10 di lavoro -f 10 di capitale = 20 costo totale = 20 prezzo di vendita. Nel secondo stadio, il costo resta identico nei terreni n. 1° (più fertili); ma sopra i terreni n. 2°, l'ettolitro costa 12 di lavoro + 12 di capitale = 24 costo totale. 11 prezzo del frumento (dovunque prodotto) non può essere inferiore a 24, in virtù del ragionamento poc'anzi fatto. I proprietari del terreno n. 2° ricevono il prezzo rimuneratore, cioè 24 prezzo di vendita = 24 costo di produzione. Ma i proprietari dei terreni n. 1° ricevono una rendita di 4 per ettolitro, differenza tra il prezzo unitario di vendita ed il costo speciale di produzione , cioè 24 prezzo di vendita = 20 costo di produzione + 4 rendita. — Se iu un terzo stadio la popolazione aumenta ancora, ed obbliga la coltivazione a discendere a terreni meno fertili n. 3°, sopra i quali il costo di produzione dell'ettolitro di frumento rappresenti 26 (lo lavoro + 13 capitale), i proprietari dei terreni n. 3° riceveranno il prezzo rimuneratore 26, quelli dei ter-teni n. 2° avranno una rendita di 2 (perchè 26 prezzo di rendita = 24 costo di produzione + 2 eccedenza sul costo medesimo), e quelli dei terreni n. 1° incasseranno una rendita di 6 (cioè costo di produzione 20+6 eccedenza), tali appunto essendo le differenze rispettive tra il costo variabile di produzione sopra i diversi terreni, ed il prezzo costante ed inferiore di vendita sul mercato. E questa rendita potranno percepire o direttamente vendendo i prodotti, o indirettamente affittando le terre. Il prezzo di affìtto o di locazione rappresenterà, in quest'ultimo e più frequente caso, la rendita.
      Il ragionamento resta identico se, invece di supporre il successivo passaggio della coltivazione a terreni man mano più sterili, noi supponiamo il caso assai più frequente della successiva applicazione di nuove quantità o (come Giacomo Mill e Whewell le hanno chiamate) di nuove dosi di capitale e di lavoro sopra un medesimo terreno. Le dosi impiegate nel primo periodo renderanno più di quelle impiegate nel secondo, e queste più di quelle investite nel terzo, e così di seguito. La differenza fra le varie ragioni o quote di produttività costituirà in questo caso, come nel precedente, la Rendita, ossia il lucro differenziale ottenuto da quel dato impiego del capitale e del lavoro paragonato agli altri impieghi ; e questa rendita sarà la somma che il suo possessore domanderà a qualunque altra persona che gli chiedesse in affitto la sua terra.
      Tale è, ridotta alla sua più elementare espressione, la teorica della Rendita, quale è dato espri-
      merla in linguaggio comune. La sola semplificazione che ancora sarebbe possibile introdurvi, sarebbe quella di considerare come incrementi di solo lavoro i successivi incrementi di lavoro e di capitale nei differenti periodi della serie delle coltivazioni; giacché (come hanno benissimo dimostrato i due Mill ed il Mac-Culloch) l'applicazione del capitale è in questo caso perfettamente sinonima ed equivalente all'applicazione del lavoro.
      Questa bella teorica realmeute riposa sopra il principio fondamentale o postulato economico, iu virtù del quale per uno stesso servigio o prodotto, sullo stesso mercato non vi può essere che un solo prezzo, ossia una sola ragione di scambio. Quiudi è che, se differenti qualità di terra fruttano differenti quantità di prodotto per una stessa quantità di lavoro, vi dev'essere un eccesso di profitto delle terre privilegiate al paragóne ed al di sopra delle altre. In ogni paese perciò è una parte più o meno grande di terra la quale non fruttando la comune rimunerazione del lavoro nè il comune profitto del capitale, non è coltivata, o, se per erronea speculazione coltivata, viene tosto abbandonata. Altra più o meno vasta porzione del suolo rimunera precisamente nè più nè meno il lavoro ed il capitale. Restano infine le terre migliori, le quali dànno un eccesso; il possesso di queste terre diventa oggetto e punto di mira alla concorrenza; per guisa che i loro proprietarii possono pretendere ed ottenere come rendita, sia dai compratori delle derrate sotto forma di prezzo, sia dai coltivatori-fittabili sotto forma di locazione del fondo, l'intiero eccesso del prodotto sulla quantità strettamente necessaria e sufficiente a rimunerare i comuni salarii del lavoro ed i comuni profitti del capitale.
      Quattro importanti teoremi risultano da questa dimostrazione e riassumono la teorica della rendita, come ha egregiamente provato il Mac Culloch in una nota apposta allo Smith.
      1° Se il prodotto della terra potesse ognora aumentarsi in proporzione del lavoro in essa impiegato — o, in altri termini, se il costo di produzione necessario e sufficiente per ottenere un dato prodotto fosse sempre eguale in tutti i terreùi, — la rendita non esisterebbe ;
      2° 11 prodotto della terra non può aumentarsi in proporzione dell' aumento del lavoro, ma deve indefinitamente accrescersi in una proporzione man mano minore;
      3° La parte meno produttiva del lavoro, cioè l'ultima venuta, deve somministrare al produttore il prezzo rimuneratore, e questo prezzo deve rappresentare l'ordinario profitto del capitale;
      4° Tutto ciò che le altre parti antecedenti del lavoro somministrano ai rispettivi produttori, costituisce un eccesso del prezzo di vendita sul prezzo rimuneratore del costo, o, se vuoisi, un lucro eccedente l'ordinario profitto, cioè appunto una rendita.
      Vediamo ora quanto possa semplificarsi e rendersi più evidente e più chiara, nel tempo istesso che più rigorosa e più elegante, questa teorica, e come i quattro accennati teoremi acquistino lume di evidenza, passando dalle forme necessariamente involute del comune linguaggio ai simboli ed alle equazioni del linguaggio analitico.
     


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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