Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      RENDITEAbbiamo terreni di varia natura, sopra i quali nna data porzione delle forze produttive disponibili (lavoro e capitale, ma cbe per le ragioni già dette possiamo, semplificando, riduire a solo lavoro) è stata applicata; ed un'altra più piccola porzione, A i, sta per esservi applicata successivamente. Sianvi tre appezzamenti di terreno; e siano Axj, A£s, gli incrementi di prodotto che possono attendersi dai tre appezzamenti rispettivamente. I produttori applicheranno naturalmente il lavoro alle terre cbe somministrano il maggiore prodotto, e fino a tanto che una di esse presenta sotto questo rispetto un vantaggio sulle altre, il lavoro si volgerà alla prima e non a queste ultime. Allorché adunque i produttori avranno distribuito sulle varie terre i loro lavori, l'incremento del prodotto ad ogui data quantità di lavoro sarà in tutti i casi lo stesso; ed avremo
      Facendo indefinitamente diminuire gli incrementi di prodotto, noi otteniamo le equazionidx\_dx3_dx9
      dxrappresentando con -jj la proporzione del prodotto,
      ossia la produttività del lavoro, per quanto concerne l'ultimo incremento del lavoro applicato a produrre. Donde consegue che, quando il lavoro è applicato a varii appezzamenti di terreno, le proporzioni finali del prodotto al lavoro gppra i singoli appezzamenti sono eguali.
      Ma non dobbiamo dimenticare la legge generale, secondo la quale applicando successivamente nuove quantità di lavoro ad un dato appezzamento di terra, il definitivo prodotto di questa non si aumenta proporzionalmente al lavoro impiegato; inaltri termini, la funzione -j^ va diminuendo senza
      limite, dopo che x ha oltrepassato una certa quantità. Il prodotto totale di un appezzamento è a?; il lavoro totale impiegatovi è l; ed a: varia con l, nel senso che non diminuisce mai quando l si aumenta, benché varii con legge diversa da quella del variare di Z, non aumentando nella stessa proporzione dell'aumento di quest'ultimo. Noi possiamo dunque dire che x ò una funzione di l; e chiamare questa funzione P l. Ad ogni piccolo aumento dilavoro, l'incremento del prodotto dx è d?l e
      è la definitiva quota della produzione, la stessa chedx
      poch* auzi designavamo per -jjMa è certo che nessun incremento di lavoro verrà fatto sulla terra, se ad esso non corrisponda un incremento di produzione ; come ò certo ugualmente che vi sarà incremento di lavoro fatto sulla terra, fino a tanto che l'incremento di produzione sarà tale da compensare l'incremento di fatica.
      Ora fra tutti i successivi incrementi di lavoro fatti sulla terra, l'ultimo venuto è necessariamente quello che costa la fatica maggiore ; cosicché, se un lavoratore è compensato dall' ultimo incre-
      mento di lavoro da lui applicato alla terra dalla d xquota di produzione — ne segue che tutto quanto
      il lavoro da lui fatto sarà compensato sufficientemente nella stessa proporzione. II lavoro totale è l; quindi se il compenso è eguale per tutto il lavoro,
      dxil risultamento finale sarà l. . Per conseguenza,
      egli ottiene di più della necessaria rimunerazione del lavoro, nella ragioneo, altrimenti notando
      PZ-Z.P'J,
      dove P'Z é il coefficiente differenziale di P?, ossia la quota finale della produzione. Questa espressione rappresenta il vantaggio che egli ritrae dal possesso della sua terra, dandogli un lucro maggiore di quello che otterrebbe impiegando altrove il suo lavoro; e costituisce la rendita, ch'egli domanderebbe a chi volesse avere da lui in affitto la sua terra, non altrimenti che quella rendita che egli stesso sarebbe disposto a pagare per acquistare l'uso di questo privilegiato strumento di produzione.
      Di tal guisa la rendita nel caso di due appezzamenti di terra può rappresentarsiossia, generalizzando a qualunque numero di spezzamenti, ella è lasommadelle quantità della forma P2, meno la somma delle quantità l.V'l.
      Vedi Boccardo, Dell'applicazione dei metodi quantitativi alle scienze economiche ecc. (voi. in, serie in della Biblioteca dell'Economista), e Trattato teoretico pratico di Economia (settima ediz., voi. i).
      RENDITE o REDDITI (econ polii). - Le rendite o, meglio, i redditi dei produttori sono i compensi ottenuti pei servigi produttivi, e bisogua annoverare tra i produttori non solo chi concorre alla produzione co'suoi capitali o con le terre, ma anche chi vi contribuisce col suo lavoro. Le circostanze diverse che influiscono su queste rendite determinano le proporzioni secondo le quali le ricchezze sono distribuite nella società. Queste ricchezze prodotte formano le rendite dei proprietaria perché loro procurano le cose necessarie alla loro esistenza, le quali non sono ad essi date gratuitamente dalla natura o dai loro simili. Il diritto esclusivo che si ha di disporre delle rendite, nasce dal diritto esclusivo che si ha sui fondi, perché il p.idrone del fondo può lasciarlo ozioso e distruggere anticipatamente la rendita che può provenirne. Là dove questo diritto esclusivo, ossia la proprietà non esiste di fatto, non vi sono fondi, nè rendite, nò ricchezze. In qual modo le rendite provengono dai fondi produttivi ? Il primo prodotto di un fondo produttivo, non è ciò che propriamente si chiama prodotto, ma è soltanto un servizio produttivo col quale si acquista un prodotto. I prodotti non deb-bouo dunque essere considerati se non come i frutti di uu cambio, nel quale si dànno servigi produttivi per ottenere dei prodotti; e in questo caso le rendite primitive compariscono sotto la forma di prodotti. Quando un agricoltore ricava dalle sue terre, dal capitale e dal suo lavoro cento misureG00gle ^


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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