Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RENIER - RENIER STEFANO ANDREA
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maldicenza, ch'egli abborriva. Le sne massime pittoriche tenevano del suo carattere socievole, manieroso e morale, il quale era accompagnato da generosità, per cui tante sue invenzioni furono da altri artisti eseguite. Nè gli furono ignote la musica, in cui riavevasi dalle sue occupazioni, e hi scultura, della quale lasciò prova di abilità nella testa di un Seneca modellata da quella di uno schiavo.
Chi volesse istituire un confronto fra i tre sommi allievi della scuola caraccesca, Guido Reni, Fran cesco Albano e Domenico Zampieri, tutti e tre bo-loguesi, si troverebbe che ciascuno di essi ebbe inFig. 5643. — Guido Reni.
alcune parti dell'arte il vantaggio sui compagni ; ma se poi di queste medesime parti giudicando, si dovesse assegnare il merito principale a chi meglio trattò le più importanti, opinano i conoscitori effe il primato spetterebbe-senza alcun dubbio a Guido. La Galleria nazionale di Londra si è arricchita ultimamente di alcuni bei dipinti del Reni.
Vedi: P. Selvatico, Storia estetico-critica delle arti del disegno (Venezia 1856, voi. n) — Galleria di Firenze illustrata (voi. n, serie ni) — Tebaldini, Lodi al sig. Q. Reni (Bologua 1632) — Zanotti, Dialogo in difesa di Guido Reni, ecc. (Venezia 1839) — Bolognini-Amorini, Vita del celebre pittore G. Reni (Bologna 1839).
RENIER (geneal.). — Nobile famiglia veneta, la quale, secondo il Malfatti, veniva da Ragusi in questa città a por sede intorno il 1092. Al chiudere del maggior Consiglio, l'anno 1297, rimase esclusa dallo stesso, ma vi fu poscia riassunta nel 1381 per le benemerenze da essa acquistate nella guerra contro di Genova. Dal di lei seno uscirono un doge, tre procuratori di San Marco e parecchi senatori e cavalieri distinti. Porta per arme uno scudo partito d'argento e di nero, con uno scaglione dei colori opposti ora detti. Qui però non faremo parola che diPaolo Renier, eletto doge nel 14 gennajo 1779. Ascritto al maggior Consiglio nell'età conveniente, passava per le magistrature minori alle maggiori, ed era venuto in fama per la molta sua eloquenza,
appresa da Ini nello studio costante degli autori greci e latini, i cui linguaggi a fondo conosceva, e per istudio e diletto ne avea tradotti alcuni nel patrio dialetto, come i Dialoghi di Platone e varii brani dei poemi di Omero. Fu a Vienna ambascia-sciatore appo Maria Teresa, poscia bailo a Costantinopoli, eti ovunque fu ammirato e stimato. Tornato a Venezia, i migliori patrizi e i più dotti personaggi cbe giungevano, amavano e si teneanq onorati di vivere frequenti presso di lui. Salito al soglio ducale, vide il suo genio che i tempi domandavano una nuova forma nel governo: ma quantunque fossero evidenti e sagaci, le sue proposte non vennero accolte, giacché statuito era nel cielo che dovesse da li a poco cedere all'urto degli anni la veneranda ed antica Repubblica. Egli ducando, rifulse dell'ultima gloria Venezia, giacché videsi quel fulmine di Augelo Emo scorrere i mari e far pentiti gli africani ladróni di lor ruberie, riduce fi do Sfax e Biserta, loro covili, in mucchi di sassi. Ma fu breve quella gloria, e per poco ne godette l'animo di titanier, che scese alla tomba il 18 feb-brajo 1789. Egli sostengo decorosamente e sapientemente la suprema dignità della patria. Era bello della persona, nobile ed ilare della faccia, vivace degli occhi, facondo del labbro, pronto alle risposte, faceto con decoro, filosofo, politico, perito delle storie. Felice Venezia Be avesse condisceso alle sa^ge ed avvedute sue proposizioni nel regolare il governo a norma dei tempi!
RENIER Stefano Andrea (biogr.). — Naturalista, nato il 29 gennajo 1759 a Chioggia presso Venezia, morto il 6 gennajo 1830 a Padova, apparteneva ad una delle più antiche famiglie veneziane. Alla sua uscita dal seminario di Padova studiò medicina, meno per gusto che per deferenza alla volontà paterna , studiò clinica negli ospedali di Bologna e Firenze, e tornò in patria col titolo di dottore. Pur praticando l'arte sua attese allo studio della zoologia, nella quale fu incoraggiato a perseverare dal dotto Bottari, col quale aveva stretto amicizia. Egli si occupò principaJmente dei molluschi del golfo di Venezia, e dopo lunghe e penose ricerche ne raccolse una quantità ragguardevole; questa raccolta, di cui i doppii erano stati acquistati sotto l'Impero per essere inviati ai licei d'Italia, fu trasportata nel 1826 a Vienna. Dopo aver ricusato un posto onorifico a Parigi per non dilungarsi dalle sue care lagune , Renier accettò nel 1806 la cattedra di storia naturale a Padova, alla quale lo aveva prescelto Moscati, direttore generale dell'istruzione pubblica; d'allora in poi non abbandonò più quella città. Le sue opere principali sono: Catalogo ragionato delle conchiglie (1802); Tavole di zoologia, in cui tentò introdnrre il suo nuovo metodo di classificazione fondato sullo sviluppo del sistema nervoso; Elementi di mineralogia (Padova 1825-1828); Nuove tavole di zoologia, in cui segnò perfezionando il metodo proposto da Virey per classificar gli animali. Lamarck ha dato il nome di polycyclus Re-nieri ad una specie di mollusco sul quale Renier avea scritto una memoria interessante nel 1793 negli Opusceli scelti di Milano.
Vedi Caiiagno, Elogio storico di S. A. Renier (Chioggia 1830).
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