Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      mento, onde ridarla alla velocitò reale della corrente. Per la determinazione di questo coefficiente si porta il reometro nell'acqua stagnante, in cui si fa correre con moto uniforme. Conoscendo la velocità di questo moto e paragonandola con quella che verrà data dallo strumento, si dedurrà facilmente il coefficiente suddetto. I giri che fa la macchina sott'acqua vengono contati da un numeratore alla medesima applicato (V. G&lvanometro).
      REOSCOPICO (fis.). — Tutto ciò che mette in evidenza una corrente elettrica.
      RIOSTATO (fis.). — Apparecchio che serve ad accrescere o diminuire la lunghezza del circuito che percorre una corrente elettrica e a variarne la intensità.
      RE0T0M0 (fis.) — Strumento che serve ad interrompere periodicamente una corrente voltaica.
      REOTROPO ifis.). — Strumento che serve, negli apparecchi d'induzione, a rendere una corrente non continuata senza mutarne il senso, e che serve pure a isolare correnti dirette e inverse.
      REPERTORIO {lettor.). — Sogliono talvolta le cognizioni umane ordinarsi con certo metodo che riesca accomodato all'intelligenza ed all'occasione per trarne profitto. Un lavoro cosi composto, che ba nome di repertorio, racchiude un tesoro di materie ridotte regolarmente in compendio, che si trovano diffuse in molte opere. È utile per la persona che, secondo le sue occupazioni e i suoi lavori, ba bisogno aver sott'occhio raccolte quelle cose che se dovesse ricercarle si richiederebbe molto tempo e fatica, ed anche una capacità o attitudine che da tutti non si possiede. 11 repertorio apparecchia i materiali per lo svolgimento di qualche soggetto, offre un modo facile per illuminare le menti nelle consulte di qualche fatto o punto di scienza, ed è comodo per ogni riscontro o paragone. Onde l'autore del repertorio deve essere foruito di molta estensione e chiarezza di mente, e di quella facoltà sintetica che abbraccia le idee, le connette e le forinola con lucida esattezza. Ordinariamente sono parecchi i compilatori di queste opere , e vi ha d'uopo di molti acciocché il lavoro sia più perfetto, e trattato in tutte le sue parti. Un direttore però deve presiedere all'unità, ed all'armonia di tutte le materie.
      Si chiama anche repertorio il catalogo delle opere che sogliono gli attori recitare in teatro. Ogni compagnia ha il suo repertorio secondo il gusto del Erettore, le qualità dei recitanti, e i bisogni degli spettatori. Quel direttore o capo-comico che tende a far molto lucro senza curarsi della perfezione dall'arte, sceglie commedie, tragedie, drammi e tkrse che allettino l'immaginazione del vulgare , che siano spettacolose per lo sfarzo delle scene e dei vestiarii, per il rimbombo delle parlate e la tenitura straordinaria delle azioni. 1 suoi attori avranno qualità corrispondenti a questa scelta di opere. Se però il capocomico deve ricreare un pubblico abbastanza colto a cui non manca la cognizione del cuore umano e del modo di rappresentare convenientemente le passioni e gli affetti, è necessario che la sua compagnia sia composta di buoni attori, studiosi della uatura e del bello, e che il suo repertorio racchiuda lavori drammatici Nuova Encicl. Ital. Voi.
      di molto pregio. La valentia del capocomico consiste appunto nel giudicar bene il pubblico, esaminandone le inclinazioni ed il gusto, e nello scegliere attori ed opere proporzionati alle circostanze.
      I repertorii si rinnovano amano a mano e cangiano secondo i tempi, e la storia dei loro cangiamenti sarebbe degna di curiosità per argomentar da quella i costumi del pubblico in epoche diverse. Alcune opere rimangono vive e si vanno recitando ad onta che il tempo sia diverso da quello in cui furono scritte, come sarebbero in Francia le commedie di Molière e fra noi quelle di Goldoni. Il più gran trionfo d'uno scrittore drammatico è che il suo lavoro resti nel repertorio, come si dice dai commedianti: è un pegno di durata per la sua riputazione. Sovente di molte opere di uno stesso autore alcune, ed anche una sola gode di quel privilegio. Il quale dipende dalla bontà dell'opera e dalle condizioni del pubblico e della compagnia. Si recitano volentieri dagli attori quelle opere che fanno risaltare la loro abilità, che scuotono gli spettatori e destano molti applausi. Ma questo genere di opere rare volte è buono, perchè il bello è sacrificato a ciò che si dice volgarmente spolvero delle scene. L'opera che è più duratura in teatro e nella memoria degli uomini è quella cbe adempie a tutte le condizioni dell'arte, e che interprete della natura è sentita da tutti i cuori, e produce un effetto generale per tutti i tempi e in tutti gli uomini. Possono variare le forme della sceneggiatura e del modo di recitare; ma la sostauza rimane la stessa, e conserva le sue naturali attrattive. Un buon repertorio è fornito di opere antiche e moderne, che facciano testimonianza dell'arte drammatica secondo le nazioni e i tempi, onde il pubblico, mentre si ricrea colla rappresentazione degli umani affetti, apprenda nel tempo istesso la storia dei costumi degli uomini come venue attuata sulle scene. Ma per quanto un repertorio sia perfetto, ha bisogno d'essere sempre in parte rinnovato, poiché il pubblico è generalmente avido di novità, e vi sono opere che, per quanto siano belle, quando son troppo ripetute cessano di dar diletto.
      II capocomico prenderà per norma il suo giudizio e la pubblica opinione. 1 nostri repertorii sono forniti di poche cose lodevoli nostrali, mentre abbondano le pessime traduzioni dal francese ; ma giova sperare che l'Italia, ora che ha acquistata la sua autonomia, possederà un teatro uaziouale. Nei repertorii francesi si trovano pochissimi lavori stranieri. Le tragedie di Shakspeare furono ridotte dal Pucis. La commedia del Goldoni Le bourru bien-faisant fu scritta pel teatro francese, ed è rimasta qual monumento della gloria di quell'autore. Alfieri, Goldoni, Nota, Pellico, Ventiguano, ed altri, per non parlare dei viventi, somministrano tesori al teatro se i capocomici vogliono profittarne per ammaestramento degl'Italiani.
      REPETTI Emmanuele (biogr.). Nato in Carrara il 3 ottobre 1776, morto il 24 ottobre 1852, passò la gioventù fra gli studii letterarii con molto profitto, ma la sua vocazione il traeva maggiormente agli studii naturali. Recatosi verso il 1801 a Firenze, ebbe licenza di esercitare la farmacia e si allogò nella farmacia dei Padri Carmelitani di san Paolino, XIX. 11
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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