Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
REPOSIANO - REPUBBLICAriera delle armi. Alla battaglia d'Austerlitz, in cai comandava uno dei reggimenti della guardia imperiale, fu fatto prigioniero dal generale Rapp. Nel 1809 fu ambasciatore alla Corte di Vestfalia. Nel 1812 e 1813 comandava la cavalleria sotto gli ordini del principe Wittgenstein. Quando il vecchio re di Sassonia fu fatto prigioniero dagli alleati il principe Repnin-Wolkonski fu nominato governatore della Sassonia fino al momento che essa passò sotto l'amministrazione prussiana. Egli assistè poi al Congresso degli alleati in Parigi. Nel 1816 fu nominato governatore di Pultava, finché mori nel 1845.
REPOSIANO (stor. leti). — Nome prefisso ad un poema pubblicato per la prima volta da Burmann, in 182 esametri, sotto il titolo di Concubitus Martis et Veneris. Rispetto all'autore nulla è noto. Salvo alcune inesattezze nel metro ed alcune specialità, nella fraseologia, che possono attribuirsi ad un testo corrotto, dobbiamo conchiudere ch'esso appartiene ad un'epoca posteriore; ma il poema è riboccante di grazie e di brio, e porge una serie di brillanti pitture. Wernsdorf opina che invece di Reposiano abbiasi a leggere Nepoeiano, semplicemente perchè il primo nome non ricorre altrove ; ma questa con-gbiettura non essendo corroborata da alcuna autorità, deesi accettare curn grano salis. Il poema trovasi in Burmann, Anthol. lat. (i, 72), Wernsdorf, PoH. lat. min. (voi. iv* pp. 52, 319).
REPUBBLICA (polii). — L'etimologia di questa parola comprova che in Roma non le si dava il significato ristretto che le si attribuisce oggigiorno. Res publica non significava una certa forma politica, ma la società stessa, la cosa pubblica. Le idee false che gli storici moderni propagarono sino al termine del secolo decimottavo intorno all'odio tradizionale dei Greci contro i tiranni, e dei Romani coutro i re, fecero scambiare le città aristocratiche di Roma e della Grecia in altrettanti Stati democratici, auguste sedi della libertà e della eguaglianza. Di qui veune la confusione tra le parole repubblica e democrazia; la parola repubblica usata in opposizione a quella di monarchia, è diventata parola di partito. In tutti gli scritti filosofici del secolo decimottavo, e specialmente nel Contratto sociale, essa esprime il governo elettivo, il governo di tutti ; essa fu come una promessa di rigenerazione che si sperava nell'avvenire. Oud'è che quando in Francia, la vecchia monarchia, dopo aver compiuta la sua opera, cadde, il nome repubblica fu il simbolo del nuovo governo. Ma al modo stesso, in conseguenza delle idee false che correvano allora intorno agli Stati dell'antichità, i repubblicani si crearono un tipo ideale, desunto dai loro libri classici, e tentarono risuscitare alla fiue del secolo decimottavo gli eroi di Roma e di Sparta. Nondimeno quest'errore non poteva essere nè pericoloso nè durevole ; esso aveva anche il suo buon lato, imperocché, prestando agli autichi molte virtù cbe non avevano, eccitava gli animi ad imitarli ancbe in quello che nelle dette virtù eravi d'immaginario, e attribuendo qualità ideali a coloro che si toglievano a modelli, si cercava di mostrarsi non inferiori ai medesimi. E bisogna pur confessarlo, quelle tradizioni storiche, che dominavano gli spiriti, esercitarono grande influenza negli audaci concepimeutidi quell'epoca ; e se il pericoloso esempio di Bruto trascinò qualche volta troppo lungi nella idea del sacrifizio, la rimembranza del Senato di Roma che metteva all'incanto il terreno dove Annibale era accampato, operò potentemente contro le invasioni dello straniero. Oggidì, quantunque si abbiano idee più esatte intorno alle forme perfettamente aristocratiche degli Stati antichi, si è adottato il significato dato alla parola repubblica dai pubblicisti del secolo decimottavo. Oramai l'uso ha consacrato questa locuzione come l'espressione del governo puramente elettivo, sebbene gioverebbe meglio adoperare la parola democrazia il cui significato meglio definito non farebbe nascere equivoci. Il partito avverso ai principii monarchici accetta indifferentemente le due espressioni. Intorno a questo avvi molta confusione, che cercheremo far scomparire entrando nei particolari del nostro argomento. Sotto nome di repubblica si comprende una moltitudine di governi gli uni differenti dagli altri, dalla placida democrazia di Schwitz e dalla democrazia turbolenta di Atene fino all'aristocrazia concentrata di Berna ed alla oligarchia di Venezia. Parimente, siccome non sempre la parola repubblica fu adoperata in opposizione all'altra di monarchia, essendovi alcuni Stati cbe anche con quel nome si reggevano sotto un capo unico o presidente, così non si poterono evitare gli errori nel definire i governi repubblicani, e una tale denominazione fu data ai governi che nel fatto erano tra loro non solo diversi ma opposti. Avendo unicamente riguardo al principio fondamentale della società politica, obliando le sue diverse forme, e non biasimandone alcuna, noi possiamo collocare la repubblica nella classe dei governi chiamati nazionali o di diritto comune, cioè in quelli nei quali si tiene per principio che tutti i diritti e tutti i poteri s
i appartengano al
corpo intero della nazione, in esso riseggano e ne emanino, e non esistano che per mezzo e pel vantaggio di esso; in quelli finalmente che professano altamente e senza restrizione la massima pronunziata nell'assemblea delle Camere del Parlamento di Parigi, nel 1788, da uno dei suoi membri, che i magistrati come magistrati non hanno altro che doveri; i soli cittadini hanno diritti. E s'intenda per magistrati tutti coloro che sono incaricali di una funzione pubblica qualunque. Si vede che questi governi, chiamati nazionali, possono prendere qualunque sorta di forme, poiché la nazione può a tutto rigore esercitare da sé tutti i poteri ; allora il governo è una democrazia assoluta. Può al contrario delegarli tutti a funzionarli da essa scelti per un tempo, e rinnovar continuamente: allora il governo è puramente rappresentativo. Essa può parimente abbandonarlo in tutto o in parte a collezioni d'uomini, od a corpi, sia a vita, sia con successione ereditaria, sia con la facoltà di nominare i loro colleghi in caso di vacanza: da ciò risultano differenti aristocrazie. Essa può ancora affidare tutti i suoi poteri, o soltanto il potere esecutivo ad un sol uomo sia a vita, sia ere-diariamente: e ciò produce una monarchia più o meuo limitata, od auche senza limite alcuno. Ma fino a che il principio foudamentale rimane intatto I e non è rivogato in dubbio, tutte le forme cotanto
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