Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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diverse hanuo questo di comune, cioè che possouo essere sempre modificate, od anche cessare, appena la nazione lo vuole, e nessuno ha diritto di opporsi alla volontà generale manifestata secondo le forme stabilite. Ora, questa circostanza essenziale è bastante a far riguardare tutte cotesto forme di ordinamenti politici come una sola specie di governo. Le suddette forme o esistono, o possono esistere, e tutti i corpi politici, subito che esistono, hanno diritto alla loro conservazione. Ora quali sono le leggi che tendono alla conservazione dei governi? Montesquieu discute i principii di ciascun governo; ma avrebbe fatto meglio a parlare delle conseguenze della natura dei governi. Che cosa, infatti, egli si propone ? Egli cerca quali sieno i sentimenti di cui bisogna che i membri della società vengano animati, acciò il governo stabilito sussista. Ora in quelli si ha il principio conservatore, ma non già il principio motore: questo risiede sempre in qualche magistratura che provoca l'azione del potere. La causa di conservazione di una società di commercio è l'interesse e lo zelo dei suoi membri ; ma il suo principio di azione è l'agente o gli agenti, ch'essa ha incaricati di condurre i suoi affari, di renderne conto e di provocare le sue determinazioni. Lo stesso ha luogo in ogni società, a meno che non si voglia dire che il principio generale di ogni azione siano l'interesse e il bisogno. Questa è una verità, ma essa è tanto generale, che non ci serve a dar ragione di ciascun caso particolare.
Cbe che ne sia, certa cosa è che i diversi sentimenti, che Montesquieu chiama il principio che fa agire ogni governo, debbono essere analoghi alla natura del governo stabilito, altrimente essi lo rovescerebbero. Ma è poi al tutto vero, come egli dice, che la virtù sia il principio del governo repubblicano? Che cosa è mai questa virtù unicamente propria delle repubbliche? Cerchiamo di appurare le idee dell'illustre pubblicista, seguendo la classificazione dei governi che chiamammo nazionali, ossia di quelli che sono fondati sopra la massima, che tutti i diritti e tutti i poteri appartengono sempre al corpo intero della nazione, diciamo che tra le diverse forme che questi governi possono rivestire, la democrazia pura è quasi impossibile. Essa non può esistere per qualche tempo se non presso le orde di selvaggi, o tra le nazioni un poco più incivilite, e in qualche angolo di terra isolato o rimoto, dove i legami di società non sono stretti meglio che presso i selvaggi. Ovunque poi le relazioni sociali sono più strette e più moltiplicate, essa non può avere che brevissima durata, e finisce prontamente in anarchia, la quale, pel bisogno della quiete, si converte in aristocrazia o in tirannia. La storia di tutti i tempi fa fede di questa verità, e soprattutto la storia della Grecia. Le democrazie greche, che tanto si vantano, non hanno mai esistito da se stesse, ma soltanto per effetto del legame federativo che le univa. Hanno avuto brevissima durata, e non erano altro che aristocrazie riconcentratissime, avuto riguardo al numero totale degli abitanti, dappoiché eravi una folla prodigiosa di schiavi che non avevano alcuna parte nel governo. Altronde la democrazia assoluta non può trovar luogo che sopra una piccolissimaestensione di territorio. Se lo Stato s'ingrandisce, se dopo essere stato una città, diventa una nazione, allora o bisogna interamente mutare la costituzione, o bisogna ricorrere al sistema rappresentativo. Ciascheduna città, ciaschedun villaggio nominerà i suoi rappresentanti, i quali eserciteranno il potere legislativo in nome del popolo, che non potrebbe più unirsi come prima. Laonde, dopo la democrazia, forma acconcia all'infanzia della società, viene il governo rappresentativo puro, al quale solo conviene oramai dare il nome di repubblica, quello cioè, in cui, secondo le forme espresse in un atto consentito liberamente e chiamato costituzione, tutti gli associati, chiamati cittadini, concorrono egualmente a scegliere i loro differenti delegati ed a rattenerli nei limiti del loro rispettivo mandato. Questa è la democrazia possibile per un lungo tempo e per un grande spazio. La democrazia è lo stato della natura bruta; la rappresentanza, ossia la repubblica è quello della natura perfezionata, che non è nè sviata nè alterata, e non procede nè per sistemi nò per espedienti. Si può riguardare il governo rappresentativo puro, nel senso da noi attribuito a questa espressione, come una nuova invenzione non ancora conosciuta nei principii del secolo decimottavo. Essa non poteva aver luogo prima dell'invenzione della stampa, che rende più complete e più facili le comunicazioni tra gli associati, ed il rendimento di conti dei delegati, e che soprattutto preserva gli Stati dalle rivoluzioni subitanee, eccitate dalla eloquenza verbale. Non fa maraviglia cbe non sia stata immaginata se non circa tre secoli dopo lo scoprimento di quest'arte, che ha mutato l'aspetto dell'universo. Bisogna che la stampa avesse già operati molti graudi effetti prima che avesse potuto far nascere una tale idea. È pur manifesto che il principio conservatore di questo governo sia l'amore degl'individui per la libertà e per l'eguaglianza, ossia per la pace e per la tranquillità. Occorre che i cittadini sieno più occupati a conservare e ad impiegare a loro talento ciò che hanno, che ad acquistare ciò che non posseggono; o almeno, che non ne conoscano altri mezzi all'in-fuori dello sviluppamelo delle loro facoltà personali, e che non cercbiuo di otteuere dall'autor
ità il possesso d
ei diritti di qualche altro individuo, od una porzione della fortuna pubblica ; cbe in conseguenza del loro attaccamento a tutto ciò che loro legittimamente appartiene, essi siano tocchi dall'ingiustizia cbe venisse fatta ai loro vicini per mezzo della forza pubblica, come da un pericolo cbe li minacci direttamente, e che non possano essere consolati con qualunque favore che loro sia personale, perchè se venissero una sola volta a preferire tali vantaggi alla sicurezza di quelli che posseggono, sarebbero subito portati a mettere i governanti in istato di disporre di tutto a loro talento, a fine di esserne favoriti. La semplicità, l'abitudine al lavoro, il disprezzo della vanità, l'amore dell'indipendenza sì inerente ad ogni essere dotato di volontà, dispongono naturalmente a tali sentimenti. Se consistesse in questo ciò che Montesquieu chiama virtù repubblicana, sarebbe facilissimo acquistarla. Ma si vedrà in appresso ch'egli fa consistere questa virtù nella rinunzia ai proprii interessi. Ora nessun
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