Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      battere la più funesta delle disuguaglianze, quella cbe trascina tutte le altre, [a disuguaglianza dei talenti e dei lumi nelle differenti classi della società. Dee sempre tendere a preservare la classe inferiore dai vizi dell'ignoranza e della miseria, e la classe opulenta da quelli dell'insolenza e del falso sapere: deve ravvicinarle entrambe alla classe di mezzo, ove regna naturalmente lo spirito d'ordine, di lavoro, di giustizia e di ragione, dappoiché la sua posizione e il suo interesse fanno si che debba essere egualmente lontana da tutti gli eccessi. Ma se le leggi dell'educazione debbono essere relative al principio del governo, vi debbono del pari essere relative le leggi cbe dà il legislatore, poiché l'educazione dura per tutta la vita, e le leggi sono l'educazione degli uomini fatti. Non avvi verità di qualunque specie, che non ispiri alcuni sentimenti e non allontani da alcuni altri, che non spinga ad alcune azioni e non distorni da quelle che loro sono opposte. Con esse le leggi a lungo andare formano i costumi e le abitudini.
      Vediamo dunque quali sieno le favorevoli o contrarie al governo repubblicano. Montesquieu fa talmente consistere la virtù politica in questo go verno nella rinunzia a se stesso e a tutti i sentimenti naturali, che dà per modello le regole degli ordini monastici; e tra queste sceglie le più austere e proprie ad estirpare negl'individui ogni sentimento umano. Per giungere a questo scopo, approva senza restrizione che si prendano le misure più violente, come quella di dividere tutta la terra egualmente , di non permettere che un sol uomo riunisca due porzioni, di obbligare il padre a lasciare la sua porzione ad uno de'suoi figli ed a far adottare gli altri dai cittadini senza figliuoli, di non dare che una debolissima dote alle figlie, e quando sono ereditiere, di costringerle a sposare il loro più vicino parente, ecc. A tutto queste aggiunge il più grande rispetto per tutto ciò che è antico, per la censura più rigorosa e dispotica, per l'autorità patema più illimitata, fino a comprendervi il diritto di vita o di morte, ed anche fino al punto di permettere che un uopo abbia il diritto di correggere i figli degli altri senza spiegare per qual mezzo. 11 governo repubblicano non ha bisogno alcuno di reprimere i sentimenti e di violentare le volontà, né di creare passioni fattizie e interessi rivali, o illusioni seduttrici. Esso al contrario deve lasciare un libero corso a tutte le inclinazioni che non sono depravate, ed a tutte le industrie che non sono contrarie al buon ordine. Esso è conforme alla natura; altro non deve fare che lasciar agire. Esso tende all'eguaglianza : ma non tenterà di stabilirla con misure violente, le quali non hanno che un effetto momentaneo, e che sono di più ingiuste e addoloranti. Si occuperà a diminuire, per quanto è possibile, la più funesta delle disuguaglianze, quella dei lumi, a sviluppare tutti i talenti, a dare a tutti una eguale libertà di esercitarsi, e ad aprire a ciascuno egualmente tutti i sentieri alla fortuna e alla gloria. Esso ha grande interesse che le ricchezze accumulate non si perpetuino nelle medesime mani, ma tosto si disperdano e rientrino nella massa generale. Intanto non cercherà di ottenere quest'effetto direttamente e per forza, per-
      ché questo sarebbe opprimere ; e neppure vorrà produrlo con eccitare alla dissipazione, perchè questo sarebbe corrompere. Si contenterà solo di non permettere maggioraschi, nè sostituzioni, nè privilegi, invenzioni tutte della vanità. Stabilirà l'eguaglianza nelle successioni; restringerà la facoltà di testare; e circa il rimanente bì rimetterà all'effetto lento ma sicuro dell'incuria dei ricchi e dell'attività dei poveri. Esso desidera che lo spirito di fatica, di ordine e di economia regni nella nazione. Non andrà, come nelle antiche repubbliche, a domandar minuto conto agl'individui sopra le loro azioni e i loro mezzi, o a molestarli nella scelta delle loro occupazioni. Non li tormenterà con leggi suntuarie, le quali non fanno altro che inasprire le passioni, e che sono attentati infruttuosi alla libertà ed alla proprietà. Gli basterà non isviare gli uomini da quei gusti saggi e idee vere, di non somministrare alimento alla vanità, di non far che il fasto sia mezzo di fortuna, che il disordine delle finanze non sia un'occasione frequente di fortune rapide, che l'infamia di una bancarotta non sia una sentenza di morte civile. Con queste sole precauzioni le virtù domestiche si troveranno ben presto in tutte le famiglie. Per le medosime ragioni, questo governo, che ha bisogno urgente che tutte le idee giuste si diffondano, e che tutti gli errori svaniscano , non vorrà giungere a questo intento col pagare scrittori, col far parlare predicatori, collo assegnare libri elementari, col far comporre catechismi, col moltiplicare le ispezioni, i regolamenti, le censure per proteggere ciò che crederà la verità. Esso lascierà godere a ciascuno del bel diritto di dire e di scrivere ciò cbe pensa, sicuro che quando le opinioni sono libere, è impossibile che la verità non trionfi. Esso non avrà a temere di questo risultamento , perchè , fondato sulla retta ragione, professa di essere sempre pronto a sotto-porvisi, del pari che alla volontà generale. Neppur deve adottare la venalità delle cariche; non domanda alla Provvidenza di creare sciocchi, ma cittadini illuminati; non ha classi che voglia impoverire , perchè non ne ba di quelle che voglia inalzare. Altronde è nella sua natura che la maggior parte delle cariche pubbliche sieno conferite con la libera elezione dei cittadini, e le altre mediante scelta illuminata dei governanti ; che quasi tutte sieno temporanee , e che nessuna dia luogo a grandissimi profitti, nè a privilegi permanenti; quindi non v'ha ragione di comprarle nè di venderle.
      Nel governo repubblicano il popolo è in certi momenti monarca, in certi altri è suddito. Egli, per mezzo de'suoi rappresentanti, fa le leggi, crea i magistrati, elegge i giudici ; ma egli quindi deve ubbidire, anche non volendo, a queste leggi , e debb'essere condannato o assoluto, anche non volendo, da questi magistrati, da questi giudici. Le leggi dunque che debbono dirigerlo in questi due aspetti, sarebbero inutili nelle monarchie, dove il popolo non è che suddito. Siccome nella repubblica il potere supremo è tra le mani della nazione intera ; siccome dove il popolo regna, se non da sé, per mezzo dei suoi rappresentanti, ogni cittadino è nulla da per sè solo, ma è tutto unito agli altri: non vi vuol molto a vedere come il primo oggettot^ooQle


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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Provvidenza Qle Montesquieu