Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      vermiglio cbe assume il sangue nel suo passaggio pel polmone non sia dovuto all'assorbimento dell'ossigeno dell'aria ed alla di lui combinazione colla ematosina. Si sa diffatti cbe agitando del sangue venoso in un'atmosfera di ossigeno, il medesimo prende tosto la tinta caratteristica del sangue arterioso ; cosi pure, agitando del sangue arterioso in un'atmosfera di acido carbonico, esso diventa di un color carico proprio del sangue venoso. Quantunque poi non ci sia dato di assistere ai fenomeni chimici che si passano per entro al sistema capillare generale, come lo possiamo per quelli che hanno luogo nel polmone mediante la fisiologia sperimentale, da quanto precede è però lecito dedurre che se il sangue nel sortire dai vasi capillari generali è ridivenuto venoso, vale a dire rosso nero, ciò dipende dall'aver esso perduto dell'ossigeno in seguito alle combustioni dell'atto di nutrizione. Detta colorazione in rosso essendo intimamente connessa colla specie di gas tenuti in dissoluzione, ne consegue che si debbono riscontrare delle differenze tra il sangue arterioso ed il venoso, relativamente alle proporzioni di gas cbe i medesimi contengono, ed è ciò che risulta dagli esperimenti di Magnus. confermati da Magendie. Tanto nell'un sangue come nell'altro trovasi dell'ossigeno, dell'acido carbonico e dell'azoto ; però nel sistema venoso la proporzione d'acido carbonico paragonata con quella dell'ossigeno è relativamente maggiore cbe nel sangue arterioso.
      Secondo i succitati esperimenti, questo contiene all'incirca 38 parti d'ossigeno per 100 di acido carbonico, mentre il sangue venoso non ha che 25 parti di ossigeno su 100 di acido carbonico. Riguardo all'azoto esistente nelle due qualità di sangue, le di lui proporzioni non presentano nulla di costante: trovasi però sempre in minor quantità degli altri due gas; d'altronde pare non doverglisi assegnare altro còmpito nella funzione respiratoria, che quello di rendere meno attiva l'azione ossidante dell'ossigeno.
      Considerati dunque nel loro carattere più essenziale , i fenomeni fisico-chimici della respirazione consistono in un continuo ricambio di fluidi. L'ossigeno dell'aria atmosferica messo in contatto della membrana mucosa del polmone entra nel torrente sanguigno, intanto che per l'altro verso l'acido carbonico in dissoluzione nel sangue ne esce attraversando la medesima membrana. Questo fenomeno di assorbimento e di esalazione gassosa, di cui sono sede i polmoni, viene determinato dalla tendenza che hanno i differenti gas a mescolarsi, anche allorquando sono separati da una membrana animale, ed ha una grande analogia coi fenomeni di endosmosi delle sostanze liquide.
      III. Teoriche della respirazione. — La scoperta dell'esalazione d'acido carbonico per via dei poi moni, e del consumo di una parte d'ossigeno dell'aria atmosferica nell'atto della respirazione, tenne dietro di poco a quella della composizione dell'aria stessa. In sullo scorcio del secolo scorso Lavoisier, paragonando la funzione del respiro ad una combustione, formolò nel modo più esplicito la dottrina del calore animale. Quantunque i fenomeni di combustione che susseguono all' introduzione deli ossigeno nel sangue non siano, rigorosamenteparlando, fenomeni di respirazione, e debbano ritenersi di più speciale pertinenza dell'atto nutritivo, avendo i medesimi luogo in tutto l'organismo, non è però men vero che il suddetto autore pose le vere basi del problema del calore animale, ed aprì alla scienza un nuovo orizzonte, fecondo dei più utili ritrovati.
      Nella memoria resa di pubblica ragione alcuni anni dopo dal Lavoisier e da Séguin veniva dichiarato che l'ossigeno dell'aria abbrucia l'idrogeno ed il carbonio del sangue per entro al polmone, e che il calore sviluppatosi in tale combustione si comunica al sangue che attraversa il viscere, diffonden-dendosi poscia col sangue stesso in tutta la macchina animale; donde altresì la formazione e la esalazione dell'acido carbonico e dell'acqua. I fisiologi , ammettendo per vero il fatto fondamentale annunciato da Lavoisier, furono poi più riservati per quel che risguarda il luogo dove si opera la combustione: essi diffatti rimarcarono che la temperatura del polmone non era punto superiore a quella degli altri organi, come dovrebbe appunto succedere se ivi avesse luogo la produzione dell'intiero calore animale, che va in seguito a distribuirsi per le altre parti del corpo. Lagrangia, colpito da simile difficoltà, emise l'opinione, secondo cui la combinazione dell'ossigeno dell'aria colle materie carbonose e coll'idrogeno del sangue succederebbe in ogni parte ove circola il sangue, il quale nel suo passaggio per entro al polmone altro non fa che assorbire l'ossigeno inspirato. Tale supposizione del Lagrangia venne pienamente confermata dagli esperimenti di Spallanzani dapprima, quindi di Edwards, di Mùller, Bischoff ed altri, intrapresi sulle rane; secondo i quali, era comprovato che il gas acido carbonico non proveniva semplicemente da una combinazione istantanea effettuatasi nel polmone, dappoiché tali animali, posti in un'atmosfera d'idrogeno o di azoto, continuavano ad esalare acido carbonico, il quale pro-ducevasi a spese dell'ossigeno introdotto nel sangue per le respirazioni precedenti. Per tal modo il còmpito del polmone nella funzione respiratoria viene limitato, come abbiam già detto, all'operazione del ricambio dei gas attraverso le sottili pareti delle innumerevoli ramificazioni vascolari circolanti nelle pareti delle vescichette polmonari.
      Secondo alcuni fisiologi, l'acido carbonico della espirazione deriverebbe, in parte almeno, dai carbonati alcalini contenuti nello siero. Il medesimo verrebbe spostato dalle sue combinazioni alcaline da acidi a più potente affinità, come sarebbe l'acido lattico o l'acetico, sia che provengano direttamente dagli assorbiti prodotti della digestione degli alimenti fecolenti e zuccherini, ovvero dalle metamorfosi cui soggiace lo zucchero assorbito in natura, o separato dal fegato , in seguito ajla di lui ossidazione per mezzo dell'ossigeno atmosferico, oppur anche dalla trasformazione di altre materie contenute nel sangue. Egli è vero che i carbonati neutri a base alcalina posti in contatto coll'acido carbonico ne prendono un secondo equivalente e passano allo stato di bicarbonati, e che i bicarbonati alcalini sono quanto mai instabili di loro natura : ed è perciò probabile che una parte del-
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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