Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
RRTISTBATENE - RETORI GRECt
205
atra, che si ripiglia nei recipienti ; è detta materia grassa.
Rettificando più Tolte il così detto olio fisso si ha nn liquido che bolle a 238°, della densità di 0,90, e che macchia la carta come farebbe nn olio grasso.
La sua forinola sarebbe CMH39.
Liquidò di consistenza oleosa, insipido, quasi inodoro, inattaccabile dagli alcali. Condensa e scioglie molti gas, in ispecie V acido solforoso ; scioglie a caldo il solfo e il jodio. È alterato rapidamente dal cloro e dall'acido nitrico. È combustibile e arde di bella fiamma luminosa.
RETISTEATENE (chim.). — È la materia grassa che distilla, parte col retinolo, e parte dopo, nella scomppsizione della colofonia. Fu ancbe detto metano ftalina.
Spremuto su carta bibula, sciolto e fatto cristallizzare più volte nell'alcoole, cristallizza in lami-nelle perlacee, lucide, untuose, insipide, di lieve odore di cera. Si fonde a 70°, e bolle a 325°. È insolubile nell'acqua, solubile, ma poco, nell'alcoole bollente. È sciolto dall'etere, dagli idrocarburi liquidi, dal petrolio, ecc. È incarbonito a caldo dall'acido solforico. È un idrocarburo. Il suo equivalente non fu per anco determinato.
RETISTERENE (chim.). — Corpo che trovasi sciolto nel prodotto oleoso di distillazione delle resine, bianco, cristallino, inodoro, fonde a 67°, bolle a 325°. insolubile nell'acqua, solubile nell'alcoole.
RETIZITE (miner.). — Varietà di spato distenoprismatico.
RET0RBID0 (geogr.). — Comune nel circondario dì Voghera, provincia di Pavia, con 1456 abitanti.
RETORI GRECI (stor. lett.). — L'eloquenza era giganteggiata in Grecia colla* libertà; e come si trovò facilmente chi ne fu 1'istrumento di demagogia e di ambizione, così altri ne fecero campo di guadagno col darne precetti e lezioni. Zenone d'Elea aveva introdotto nella filosofia la dialettica, e a questa appoggiaronsi i maestri per trovare argomenti e insegnare a disporli, e così supplire alla vera eloquenza , e a sostenersi indipendentemente dalla verità e dalla persuasione. Chiamaronsi retori, come retorica l'arte loro, da parlo; e il primo che la professasse in Atene fu Corace da Siracusa. Seguì con assai maggior fama e profitto Gorgia, anch'egli siciliano da Leonzio (n. 485 av. Cr.), che lusingò le orecchie, supplendo alla sterilità dei sentimenti con periodi e traslati armoniosi, barbaglio di frivoli contrapposti e ardimenti di figure, e riponendo l'arte quasi unicamente nel parallelismo o nell'antitesi di parole e di pensieri ; laonde forma i periodi di due membri, nel secoudo dei quali le parole corrispondono a quelle del primo per quantità, misura, collocazione, suono. Nell'orazione funebre per gli Ateniesi morti in difesa della patria, diceva : t Qual mancava a questi eroi di quelle cose cbe devono gli eroi possedere, e qual possedevauo di quelle cbe non devonsi avere ? (tì y^p JvSpaTourot? 5v Sci ovSpaai irpoffttvai ; ti Sè xott itpoffrv wv ou Set *po*eìvai; Scoi, di Ermogcne). E appresso: ebreTv Su vatjxijv St powXofxat, PAoi{xt)v Sè & Se?: dire io possa quelche voglio, e voglia quel che conviene »..... Essi
possedevano divina virtù, e di umano solo la mor-
talità (oZtoi yip ixixTTjvro £v6eov [xèv tJ,v dprrijv, ivOpwui-vov Sè tò 3v£tov). Estinti son essi, ma non estinto il loro ardore per la virtù : perchè questo è immortale, ne' corpi incorporei vive di questi non viventi (tot-
Y«pouv aurwv i-jroOotvóurwv 6 ixùOcx; où auvonriOavev, àXX' Ì6ava-
toc Av è» dWOfAÒtTCXC (TOfXOWt ou £u>vtwv.
Dopo di lui l'eloquenza divenne un poter nuovo in Atene, e s'intralciò alla politica e alle spade. Antifonte di Ramno, capitano della guerra del Peloponneso, componeva orazioni pe' rei che dovevano difendersi da se stessi, ed è il primo di cui rimanessero lavori. Molta fama ebbe Iseo, che si tenne lontano dai pubblici maneggi, insegnando e difendendo cause private. Di Licurgo fu detto cbe scriveva le sue arringhe col sangue anziché coli' inchiostro: Accusator vehemens et molestus, come lo chiama Cicerone, e che usque ad sanguinem incitare solet odfum aut levium Grcècorum, aut immanium barbarorum. Ce ne rimane solo qualche frammento, e nn mirabile discorso contro Leocrate, ov' è questo periodo, che ne rivela la fierezza.
« Sarebbe a desiderarsi che, a differenza degli altri giudizi, fosse dalle leggi ordinato che, in quelli di fellonia, i giudici, nell'atto di dar sentenza, si facessero seder accanto i figlioletti e la moglie. Costume sacrosanto a parer mio, acciocché avendo sott'occhio quanti erano nel pericolo involti, e sovvenendosi quanto la loro sorte in'tutti gli animi destasse compassione e cordoglio , si armassero contro il reo di adequata e inflessibile severità ».
Qualche retore si presentava disposto a trattare all'improvviso qualunque fosse argomento; altri insegnava a cavillare il prò e il contro, laonde furono spesso coufusi coi sofisti. Antifone da Corinto avea scritto sulla sua porta: « Qui si consolano gli sventurati, perocché si dà ingegno a chi non he ha ».
I primi oratori parlavano posato, nè faceano movimenti , che , al dir di Eschine, sarebbero parsi audacia (Sparò ti) ; ma i retori presero a declamare, gesticolare, piangere, ridere, smaniarsi e meritare gli applausi della turba.
Alcuni fra easi mostravano vero ingegno. Tale Lisia (n. 459 av. C.) che in una vita agitatissima compose 230 arringhe, e spesso mostrasi pensato e conciso, e non afletta le antitesi e l'arguzia come i suoi pari. 11 discorso contro Eratostene finiva: «X7)xóotT*, £to>paxOare, e'/£Tt, Sixa^erc. D'Isocrate fu più durevole la fama (n. 436 av. C.). Avendo dato compimento alle regole dell'eloquenza, seppe degnamente adoperare quella lingua armoniosissima, contornò i periodi, ricercò il ritmo e la cadenza; ma teuendo a farsi ammirare più che a riuscire, scapitava di forza e di movimento; più riflessivo che ispirato, trastullavasi in cercare rapporti fra le parole, perdendo di vista quelli fra le cose; e le incessanti sue antitesi nuociono a quella spontaneità, in cui la mente si compiace. Consumò dieci anui a forbire il suo Panegirico. La gloria sua maggiore è l'essere stato maestro di Demostene.
Altri disputarono nella decadenza della libertà greca, e spesso consigliavano ad acchetarsi nella servitù. Principalmente Demade voleva impinguarsi adulando Filippo e Alessandro, e quando gli Ate-
ooQle
| |
Tolte Voghera Pavia Grecia Elea Atene Corace Siracusa Gorgia Leonzio Ateniesi JvSpa Tourot Sci Spaai Set Scoi Ermogcne Tv Su Xofxat Aoi Ztoi TTjvro Opwui-vov Sè Ootvóurwv Ocx Oavev WOfAÒtTCXC TOfXOWt Atene Ramno Peloponneso Iseo Licurgo Accusator Cicerone Grcècorum Leocrate Corinto Eschine Sparò Lisia Eratostene Oare Sixa Isocrate Panegirico Demostene Demade Filippo Alessandro Ate- Qle
|