Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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retrogradazioni e delle stazioni de' pianeti. I pianeti inferiori, Mercurio e Venere, girano intorno al Sole più rapidamente che la Terra; quindi essi devono apparirci diretti nelle loro congiunzioni superiori e retrogradi nelle inferiori. Sia TB (fig. 5659) l'orbita della Terra e AMOO quella di Venere o di Mercurio. Trovandosi la Terra in B e Venere in M, nella congiunzioue superiore vale a dire al di là del Sole, ella sembra camminare, come realmente cammina, d'occidente in oriente, da M verso D. Se trovandosi la Terra in B, avviata verso T, Venere è in 0, nella sua congiunzione inferiore, ellaFig 5659.
sembrerà camminare in senso inverso di quello in cui camminava nella parte superiore, esseudo dotata di un movimento angolare maggiore che la Terra; quindi Venere sarà in apparenza retrograda nella sua congiunzione inferiore; infatti, sebbene ella cammini realmente nel medesimo verso cbe quando trovavasi in M, ella cammina per rapporto a noi in senso opposto, ed apparentemente contro l'ordine de' segni. Questo fenomeno deriva da ciò, che noi paragoniamo e riferiamo i pianeti a punti della sfera stellata, i quali sono più lontaui da noi cbe l'orbita del pianeta cousiderato, trovandoci noi fuori dell'orbita stessa.
Tra il movimento diretto ed il movimento retrogrado avvi necessariamente un istante che forma il passaggio dall'uno all'altro, vale a dire un tempo in cui il pianeta sembra stazionario. Il pianeta cessa allora d'essere diretto, e sta per diventare retrogrado; ma non è nè l'un nè l'altro, trovandosi nel punto di riunione de' due archi di direzione e di retrogradazione. Per conoscere l'ampiezza di quest'ultima è necessario determinare con precisione un tal punto. Se la Terra fosse immobile in B, Venere ci apparirebbe stazionaria allorché si troverebbe sulla tangente BC- condotta alla sua orbita dal centro della Terra. Infatti avvi nel punto C un piccolo arco dell'orbita, il quale si confonde colla tangente BC; e mentre Venere percorre questo piccolo arco, resta per noi sulla medesima linea visuale, e corrisponde a) medesimo punto del cielo, supponendo la Terra immobile in B. Ma avendo questa un movimento da B verso T, ciò basta perchè il pianeta inferiore C sembri muoversi in senso contrario, cosicché in quell'istante eBSo apparirà ancor diretto. Ma qualche tempo dopo i movimenti del pianeta saranno tali che i raggi visuali condotti da questa a quello saranno paralleli per qual-
che tratto, ed allora appuuto il pianeta apparirà stazionario. Il movimento reale di Venere non essendo che di un sesto maggiore di quello della Terra, è necessario cbe gli archi descritti da questa e da quella nel tempo della stazione siano quasi paralleli, il che ha luogo tre settimane avanti la sua congiunzione inferiore.
Lo stesso raziocinio può applicarsi ai pianeti superiori, considerando la Terra per pianeta inferiore relativamente ad essi. Infatti, ogni volta che un pianeta vede un altro mutare di direzione, lo stesso avviene di questo rispetto al primo. Per determinare la quantità della direzione e della retrogradazione de' pianeti, bisogna conoscere l'istante ed il punto in cui sono stazionarii. Questo problema è difficile quando si vogliamo considerare le ineguaglianze del pianeta e della Terra; ma con-tentansi generalmente gli astronomi di prendere le effemeridi in cui le longitudini de' pianeti sono calcolate per ciascun giorno dell'anno, e si cercano i punti in cui la longitudine si è trovata eguale due giorni di seguito. L'intervallo tra questi due punti, o il tempo che li separa, divide la rivoluzione in due parti che sono rispettivamente le durate della direzione e della retrogradazione. Esse variano grandemente secondo le distanze de' pianeti. Si possono consultare le soluzioni di questo nroblema delle retrogradazioni, che si trovano nelle Memorie dell'Accademia di Pietfoborgo, in quelle della Società Italiana e ne' grandi trattati di astronomia, come è quello di Lalande.
RETROGUARDIA (art. mil.) — Ultima parte dell'armata, che marcia alla coda di essa, o ch'è all'estremità della testa del campo. I suoi attacchi richiedono molta vigilanza ed arditezza; più esecuzione che consigli in presenza dell'inimico, ed un grand'ordine si nel combattimento che nella marcia. Bisogna aver riguardo a' tempi ed ai luoghi ; poiché quelli che si fanno nelle pianure sono diffìcili e pericolosi. Quando si attacca una retroguardia nella pianura, e che si è spinta questa fino ad uno stretto, bisogna conoscere anticipatamente i luoghi per riportarne vantaggio. Un generale comandante un'armata, avveduto ed intelligente, deve aver cura d'informarsi di quanto si passa nell'armata nemica, e dal momeuto che ha egli deciso di attaccarla nella sua marcia, deve nascondere il suo disegno in guisa da non darne veruu sospetto; quindi dev'egli attendere l'occasione favorevole che gli procura la marcia di essa, per attaccare la sua retroguardia e per impegnare una parte soltanto delle proprie forze, se la debolezza di esse non gli permetta altrimeute. D'altronde il terrore che può egli spargere nell'armata nemica per lo improvviso attacco è sempre un vantaggio sulla stessa. Uu'ar-mata che si vede tribolata da uu'altra, e che tema per la sua retroguardia, non è mai così sicura come quella che attacca, e ch'è quasi certa di riportare vantaggi su dell'altra. La retroguardia è il posto più onorevole dell'esercito quaudo si marcia in ritirata. e che si è inseguito da' nemici.
RETZSGH Federico Augusto Maurizio (biogr.). — Pittore ed incisore tedesco, nato il 9 dicembre 1779 a Dresda, morto nei dintorni di quella città l'I 1 luglio 1857, apparteneva ad una famiglia originariat^ooQle
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