Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      fatto, massime quando si pratica il tamponamento dopo un'operazione.
      La prognosi varia secondo la causa dell'emorragia e lo stato generale dell'infermo.
      La cura è subordinata interamente alla causa della rettorragia. Contro la rettorragia per pletora il rimedio più efficace è il salasso generale; la emorragia passiva va combattuta coi marziali, coi tonici, colla china; a far cessare l'emorragia prodotta dalle alterazioni delle pareti del retto è necessario esportare i tumori emorroidali, il cancro, ecc. Ma in alcuni casi è necessario dirigere la cura contro l'emorragia stessa, astrazione fatta dalla causa cbe la produce. A tale oggetto i rimedii più efficaci consistono nei clisteri freddi, astringenti, nelle applicazioni della stessa natura all'ipogastrio, alle coscie, al perineo, nelle supposte di ghiaccio. 11 tamponamento, l'introduzione di un grosso stuello valgono talora ad arrestare emorragie gravissime. Quando il flusso sanguigno proviene da causa traumatica, quasi sempre è necessario di praticare la allacciatura dei vasi feriti e le cauterizzazioni col ferro rovente.
      EETTO e OBLIQUO ORDINE {art. mil). — Sono due differenti maniere di disporre e collocare le schiere sul campo di battaglia. L'ordine retto, ordre direct dei Francesi, dicesi qufllo con che i soldati vengono schierati sopra uua linea retta, o quasi retta, e continua. L'ordine obliquo, ordre oblique, quello nel quale una delle ali dell'esercito è più lontana dell'altra dal fronte dell'esercito nemico. Cotesto ordine è dei migliori, se non l'ottimo, degli ordini di battaglia, quando un esercito assalga un nemico maggiore di numero e di forze. Epaminonda a Leut-traed a Mantinea, Alessandro ad Arbela e Federico nella giornata di Leuthen usarono con molto acume di quest'ordine, con quale riuscita a niuno, anco mezzanamente versato nella storia, è ignoto.
      Vedi Carbone, Dizionario militare (Torino 1863).
      RETTORICA (^-rwpixii, da io dico, e rr/v^, arte) (leti.). — Viene cosi definita dal suo sommo e primo maestro Aristotele: La rettorica è una facoltà di considerare in qualunque soggetto ciò che per avventura vi si trova da poter persuadere; perciocché quest'ufficio non può fare veruna delle altre arti. La rettorica raccoglie dunque i precetti di quest'arte e li fonda sopra le sue osservazioni sulla natura umana. Molti ne hanno fatto una cosa sola coll'eloquenza; alcuni la confusero persino colla grammatica; altri le fecero abbracciare, insieme coll'oratoria, la poetica. Infiniti scritti in ogni secolo trattarono di questa materia, segnatamente in Italia. Nel medio evo regnava sovrano delle scuole Aristotele, quindi i suoi libri sulla rettorica, sulla poetica, erano il testo di tutte le Università, le dispute di tutti i dotti. I costui insegnamenti dedotti da una profonda cognizione del cuore umano e dalla pratica dei negozi civili furono soggetto di studii varii e serii: dapprima fatti da uomini d'alto ingegno e di molta sagacia filosofica dotati ; poi divenuti alle mani dei mediocri, d'infimi, mi-serabil trastullo di scuola. L'arte oratoria, i precetti della rettorica furono arte di abbagliare colla pompa di frasi sonore, di sottili ragionamenti quando una turba di retori facendosi belli dell'avvilito nomedi sofisti, pretendenti all'universalità delle cognizioni, fecero mestiere l'improvvisare su qualunque soggetto, il sostenere indifferentemente il prò ed il contra, e formare nelle loro scuole artefici di parole, non ragionatori. Allora l'arte fu screditata, allora retore e parolajo furono presso la maggior parte una cosa sola, e il mal uso dura puranco. Dicesi cbe ogni artifizio oratorio è indegno dell'uomo dabbene, che la verità trova naturalmente le sue espressioni calzanti senza lo studio dei precetti. Marmontel, pieno della lettura degli antichi e forte delle proprie osservazioni, afferma che la naturale eloquenza basta ai giornalieri dibattimenti della società e cbe ogni uomo passionato o vivamente commosso è indubitatamente facondo, quando l'oggetto sia di natura semplice e non di materia contenziosa. « Ma, soggiunge egli, se la causa della verità, dell'innocenza, della giustizia si presenta, come spesso, ingombra di difficoltà, cinta di nubi, s'ella è arida, spinosa, senza incentivi per la curiosità, per l'attenzione ; se parlasi ad un giudice o distratto o prevenuto sia da contrarie affezioni, sia da false apparenze, od anche da uno scaltro avversario, armato di tutte le attrattive di una eloquenza artificiosa, sarà egli prudente fidarsi alla facoltà naturale e comune di parlare anche di cose ben note e vivamente Bentite? ». Certo cbe no, e la parola ba troppa potenza sullo spirito dell'uomo, perch'ei trascuri il mezzo di far trionfare per essa la causa della verità e della ragione. Esiste, non v'ha dubbio, una cotal rettorica nella mente di colui che medita ciò che sta per dire, ma per appunto i principii, le regole tramandateci dagli antichi maestri, sono fondati su questa disposizione della mente: loro ufficio è svilupparle, dirigerle, rischiararle, afforzarle. Ciò fanno i precetti della rettorica, in quanto sono naturali deduzioni di principii morali applicati alle possibili occorrenze della vita. Lungo catalogo di nomi d'ogni nazione farebbe chi solo registrasse i nomi dei molti scrittori dell'arte rettorica : ma i più notevoli fra essi sono quei cbe meno si scostarono da Aristotele. Cicerone stesso nel suo libro de Oratore non fa che imitarlo, come Io imita Quintiliano nelle sue Istituzioni. Sicché, saputi i precetti aristotelici, non solamente conoscete quelli degli altri tutti, ma ciò che v'ha di vero, di più utile nella materia.
      Dalla definizione posta in principio si vede che alto grado assegna il filosofo greco all'arte comunemente detta del ben dire. Conformi alla definizione sono i precetti, poggiati sull'intima natura del raziocinio. Sono tre generi principali intorno ai quali si occupa l'arte rettorica, dimostrativo, deliberativo e giudiziale. A ciascuno si richieggono particolari argomenti e prove; come e dove desumerle indica il filosofo nel suo trattato. E questa è la parte vitale. Vengono le altre, l'Invenzione, la Disposizione, l'Elocuzione e l'Azione (V.). L'invenzione è quella parte dei precetti che ajuta a trovare la materia del discorso. Prove, costumi e passioni sono il buo corredo. Le prove trattano degli argomenti di luoghi intrinseci ed estrinseci : i costumi, delle virtù necessarie all'oratore e delle convenienze che dee serbare: le passioni, del patetico e del modo di usarne. La disposizione tratta dell'ordine con cui si hanno


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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