Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
218 RETTOURETRALE TRIANGOLO - RETZ (EG1DTO DI LAVAL, SIGNORE DI)
a disporre i mezzi di persuadere che l'invenzione fornisce. La natura, come scrive Cicerone, c'insegnò a disporre la materia onde si tratta, a dividerla, se troppo vasta, a narrare i fatti la cui notizia è necessaria, a provare con ragionamenti, distruggere quelli degli avversarli, e finalmente a mettere una conclusione. La disposizione dà precetti su tutte le parti che può avere un discorso, sull'esordio, sulla proposizione, la partizione, la narrazione, la confermazione, la confutazione e la perorazione. L'elocuzione fondandosi sul priucipio che per lo più le cose che si dicono, colpiscono meno che la maniera onde vengono dette, eutra in molte particolarità intorno all'espressione dei pensieri per mezzo della parola: essa tratta perciò dello stile, delle sue generali qualità, la chiarezza, la perspicuità, l'armonia, la naturalezza, la varietà, ecc. ecc.,delle sue qualità particolari, la precisione, la semplicità, l'ingenuità, la delicatezza, la finezza, l'eleganza, le ricchezze, la forza, la sublimità, ecc. Parlando della nobiltà ed eleganza dello stile, molti retori, presi dallo splendore di certe figure o modi particolari di parlare che altri voglia dire, si diffusero soverchiamente intorno a questi ornamenti, la cui bellezza rieulta per contro dalla convenienza, dalla giustezza e più dalla parsimonia colla quale si usano. E tanto insistettero su questo prediletto tema, che alcuni dei professori di rettorica, no-jati, a' di nostri, della facile pedanteria, credono fuggire quest'eccesso dando nell'opposto, cioè trascurando in silenzio tropi e figure. Però chi vuol avere uua giusta idea del linguaggio e delle sue relazioni col pensiero, dee badare alle figure, che se sono una particolare espressione, e spesso la più giusta e efficace: tra la pedantesca scrupolosità e la convenienza filosofica, ci corre.
La quarta ed ultima parte della rettorica è l'azione definita da Cicerone actio et quasi sermo corporis: essa tratta della voce, del gesto, della memoria. Savii maestri ai precetti aggiungono consigli intorno alla natura dei modelli, la composizione e Y imitazione Ai sovra esposti cenni arrecauo pien compimento parecchi articoli sparsi per entro la nostra Enciclopedia sì generali, come Eloquenza, Elocuzione, ecc., cbe particolari riguardanti le figure ed i tropi.
11 lettore consulterà utilmente le opere seguenti : Quintiliano, De institutione oratoria ex recensione G. L. Spaldingii (1824 26, Pomba, 7 voi.) - Cicerone, De oratore ; Rhetorica (ivi 1823)— Retho-rica ad Herennium (ivi) — Costa, Della elocuzione
— Colombo, Lezioni sulle doti di una colta favella
— Bair, Lezioni di rettorica e belle lettere, volgarizz. dal P. Soave — Ferri, De Véloquence et des ora-teurs anciens et modernes (Parigi 1805, in-8°) — 1 Landié, Histoire morale de Véloquence, ou dévelop-pements historiques sur Vintelligence et le goùt par rapport à Véloquence (ivi 1814, in-8°) — Amar, Cours complet de rhétorique (ivi 1811 — Féuélon, l Dialogues sur Véloquence (ivi 1718 e 1840, in-12°)
— Corticelli, Della toscana eloquenza, discorsi cento %n dieci giornate (Bologua 1752, in-4°) — Prandi, Dissert. intorno al sublime (Parma 1793, in-4°).
RETTOURETRALE TRIANGOLO (
collocata fra l'ano e l'uretra, e nel quale si lavora durante l'operazione della pietra per arrivare alla parte membranosa dell'uretra.
RETZ Egidio DI LAVAL, signore di) (biogrX — Troppo famoso sotto il nome di maresciallo di Retz, nato verso l'anno 1396, fu il maggiore dei figli di Guido di Lavai , secondo di tal nome , signore di Retz, cadetto della casa di Lavai, e di Maria di Craon di La Suze. Perdè suo padre nel 1416; militò dapprima pel duca di Bretagna. Essendo passato agli stipeudii del re di Francia Carlo VII, prese d'assalto nel 1427 il castello di Lude, del quale uccise il comandante. Ritolse inoltre agl'Inglesi la fortezza di Reunefort ed il castello di Ma-licorne , nel Maine. Nel 1429 fu uno dei primarii capitani che aiutarono Giovanna d'Arco (V.) ad introdurre viveri in Orléans e si segnalò nella presa di Gergeau. Egli era, come anche suo fratello Re-uato, sire di Lavai, uno dei duci dell'esercito che accompagnò il re a Reims, in quell'anuo, per esservi cou8ecrato. Il sire di Lavai fu fatto conte in tale occasione, ed è probabile che il sire di Retz fosse creato del pari maresciallo di Francia. Egli era decorato del prefato titolo nella cousecrazione di Carlo VII, e portò la sacra ampolla dall'abbazia di San Remigio fino alla chiesa metropolitaua. Nel 1433 comandava, col maresciallo di Rieux, la vanguardia dell'esercito francese, sotto gli ordini del contestabile di Richemout; essendo l'esercito arrivato diuanzi a Sillò nel Maiue a fronte degl'Inglesi, le due parti si separarono senza combattere.
Erede a veut'auni di uu patrimonio cousidera-bile, ed ammogliatosi quattro anui dopo a Caterina di Thouar, che recate gli aveva parecchie terre iu dote, era divenuto uno dei più ricchi Bignori del reguo, nel 1432, per la morte del suo avo materno Giovanni di Craon, signore di La Suze, di Clian-tocé , d'Ingraude. Ma presto dissipò la maggior parte del suo avere per matte prodigalità, per fasto e per dissolutezze. Ebbe dapprima una guardia di ducento uomiui a cavallo, spesa cui sostener potevano appena i più grandi principi a quei tempi, e traeva inoltre al suo seguito più di cinquauta individui, cappellani, ragazzi di coro, musici, paggi, servi, ecc., agenti i più o complici delle sue dissolutezze. La sua cappella era ornata di drappo d'oro e di seta. Gli ornamenti, i vasi sacri erauo d'oro con gemme. Aveva altresì un organo, cui faceva sempre recarsi dinanzi. 1 suoi cappellani, vestiti di scarlatto foderato di ermellino, assumevano i titoli di decano, di cantore, di arcidiacono ed auche di vescovo; ed egli aveva inoltre richiesto il papa per ottenere la permissione di farsi precedere da un crocifero. Dava con grandi spese delle rappresentazioni di misteri. Nel 1434 vendè a Giovanni V, duca di Bretagna, le città di Mauléou, Saint-Etienne de Malemort, Loroux Bottereau, Pornic e Chantocé. La sua famiglia, sgomentata, ottenne un decreto dal Parlamento di Parigi, che proibiva al maresciallo di alienare le sue possessioni. Non avendo il re voluto approvare le vendite già fatte, il duca di Bretagna si oppose alla pubblicazione di tali proibizioni, e ricusò di darne delle simili ne' suoi Stati. I parenti del maresciallo, irritati per tale rifiuto, procurarono di conservare le suddette città
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