Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo
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222 RETTOURETRALE TRIANGOLO - RETZ (EG1DTO DI LAVAL, SIGNORE DI)
rilassamento dopo l'estrema tensione del Richelien; mancandovi ogni unità d'azione, ogni proposito ben determinato: sicché, in cinque anni di scompigli più che di lotta, non di passioni forti ma di inette ambizioni, mai non brillò un'idea di vera libertà, benché volesse imitarsi la rivoluzione contemporanea dell'Inghilterra; scalzavasi il ministro, rispet-tavasi il re; s'attaccava tutto senza distruggere nulla ; lasciavasi ciascuno al suo posto, talché nessuna persona decadde, nessuna vanità restò lesa, onde la società potè facilmente ricomporsi sotto Luigi XIV, quando dal rider di tutto si passò a tutto ammirare. Non è da questo luogo il descriverne l'andamento e gli effetti, solo diremo come in questa situazione di cose primeggiasse Gian Paolo de' Gondi di Retz, nato a Montmirail (Seine-et-Marne) l'ottobre 1614. Da fanciullo destinato alla Chiesa sebbene < avesse l'anima meno ecclesiastica del mondo », fu caricato di benefìzi, ma per vanità egli prese il titolo paterno di abate di Retz. Varii suoi antenati erano stati vescovi e arcivescovi di Parigi: ragione a sperarlo anch'esso. Vivendo alla Corte, cominciò come Talleyrand ai giorni nostri , dall'intima beffa di tutte le cose , e si rese celebre per vita licenziosa e frequenti duelli, e con impudenza racconta egli stesso, nelle attraenti quauto sfacciate sue Memorie, le numerose avventure, e le tante signore che amò, sedusse, deluse. Al tempo stesso applicossi agli studii, e agli storici principalmente, fra' quali Sallustio, da cui apprese il fare e le massime repubblicane, e il gusto per le cospirazioni. Invaghito cosi degli eroi micidiali di Roma, su quel modello, a dioiott'anni pubblica la Congiura di Fieschi, esaltandola come un magnanimo tentativo: ma se gl'ingegnosi ammiravano l'originale arditezza e una certa eloquenza, Riche-lieu esclamò: t È un talento pericoloso ». In fatto egli amava esser detto il piccolo Catilina: lasciavasi sporger di tasca il pugnale : diceva richiedersi minori qualità ad imperar sull'universo che a capitanare una fazione, e a ciò egli si accingeva non con vasti intenti, bensì con spedienti a dovizia, e colla prontezza a vedere quel che convenisse fare o sfuggire. Cercò fama dal pubblico , ma fra gli applausi universali Richelieu diceva: c Non bisogna giudicar le cose dall'esito: egli è un temerario ». Pertanto Retz fu sempre avverso a Richelieu, mai non volle essergli presentato, e quando ottenne la laurea dedicò le sue tesi a varii santi per non dedicarle a grandi. Persuaso a uscir di Francia, seminò avventure a Venezia e in Francia: ottenne rispetto a Roma; poi rimpatriato cospirò col conte di Sois-sons per assassinare il Richelieu. c lo abbracciai (scrive) un delitto che mi pareva consacrato da grandi esempi, giustificato e onorato dal gran pericolo ». Benché fidente nell'intelligenza propria, più che colla forza amasse capitanare un partito coll'abilità, pure, fallito il colpo, tentò un'insurrezione, sperandola uu mezzo poco onesto, ma illustre d'uscir dallo stato ecclesiastico; e fattasi amica la plebaglia, voleva sollevar Parigi, ma la morte del conte di Soissons lo legò per sempre allo stato ecclesiastico. Allora accolse in casa quanti ingegni migliori v'aveva, quasi a una specie d'accademia; fin le persone savie diceano che non aveva bastantepietà, ma non era troppo lontano dal regno di Dio, e presto fu coadjatore dell'arcivescovo di Parigi suo zio, col titolo di arcivescovo di Corinto.
Aveva trent'anoi quando cominciò la Reggenza, e imparentato colle prime famiglie, alla moda fra i cortigiani, stimàto dal clero, popolare in Parigi, vero arcivescovo sotto l'inetto zio, smaniato di rivoluzione e d'esser capo partito, figurò subito con importanza. Meutre faceva prediche, visite, ordinazioni, riforme ecclesiastiche, e con San Vincenzo di Paola dirigeva la coscienza della reggente, bef-favasi dell'inettitudine della fazione che cbiamossi degli Importanti, e si posava avverso al cardinale Mazarino, il quale viepiù Io prese in sospetto dacché seppe che, rimproverato di prodigalità, aveva risposto: c Ho calcolato che, alla mia età, Cesare aveva sei volte più debiti di me ».
Fra quella lepida rivoluzione primeggiò; e senza convinzioni serie, malgrado le massime sonore di cui ingemma le sue Memorie, non ingordo di danari, d'onori, nemmanco di potere, beusl di parlare, d'intrigare, di lanciare arguzie e opuscoli, di dirigere i personaggi di quel dramma semiserio. La Fionda è la storia personale di lui ; in tutte le giornate figurò, presto fu capo di partito, titolo che aveva appreso ad onorare iu Plutarco: nel raccontarla esagera la propria influenza, ma in fatto, se riuscì ad umiliare Mazarino, non potè mai soppiantarlo. Per mezzo delle prediche in chiesa e delle arriughe agitava il pòpolo, intanto che dirigeva il principe di Conti, la Lougueville, il duca di Beau-fort, gli altri capi di quel cinico esercito, e rimescolava il Parlamento; mancava però sempre dell'autorità cbe è data da una piena couvinzione, dall'eloquenza popolare, dall'audacia ch'è prima qualità dei capi di parte. Quindi restava esposto agli epigrammi, arma di quel tempo, e soccombeva ' all'onesta franchezza del presidente Molé: che se sfoggiò di generosità coi nemici, non si può dimeu-j ticare che cercò l'alleanza degli Spagnuoli ; venuta la pace, non stipulò nulla per sé, neppure l'amni-I stia, mentre gli altri facevansi pagare la loro defezione.
1 Neppur dopo la pace di Rueil (1649) si incurvò 1 al Mazarino; si uni a tutti i nemici di questo, aizzò tutte le trame, innaspò trattati fra la vecchia Fionda e una nuovamente formatasi ; e di tutti i mali fomentatore, ingannator di tutti, sostenne processi ; ma poi si avvicinò alla Corte, con quell'imbarazzo di chi opera diverso da quel che scrisse. Fatto cardinale, aspirò a maggior importanza nel governo, potè vedere Mazarino esigliato, ma ben presto soccombette, e si ritirò dal mondo col pretesto della settimana santa. Ma ben tosto riprese parte nella guerra civile che scoppiò fra i principi del sangue e la reggente Anua d'Austria (1652); e quando Luigi XIV ebbe vinto le resistenze, esso gli andò incontro a domandar la pace iu nome della Chiesa, nel tempo stesso che cospirava, fiuchè il re diede l'ordine < d'arrestarlo vivo o morto ». Non potendo di meno, egli stesso si consegnò, ma la città non sollevo8si come egli sperava ; nè l'Università nè il clero nè la famiglia ottennero nulla coi reclami, e Retz si trovò condannato al supplizio per lui peggiore, l'indifferenza e la dimenticanza; dopo sediciv^ooQle
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