Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      le sorgenti di tutti quasi gli alpini fiumi irriganti il N. dell'Italia, quali sono l'Addua (oggi Adda), il Serio (Serius), l'Óllio (Ollius, oggi Òglio), il Clusio (Clusius, oggi Chiese) ed il Mincio (Mincius), ecc.; ma i fiumi principali della Rezia stessa erano l'A-tesi (.Athesis, oggi Adige) col suo tributario II argo (llargus, oggi lller), ed il summentovato Eno. Le magnifiche valli formate da cotesti fiumi erano ubertose e ben adatte agli agricoli lavori, ma quei valligiani preferivano meglio l'allevamento delle loro mandre e greggi. Il prodotto principale delle medesime valli era il vino, che non era inferiore per nulla a quello d'Italia, di guisa che Augusto aveva per esso una particolare predilezione. La Rezia pro-duceva inoltre cera, miele, pece e formaggio in gran copia, e ne faceva considerevole commercio (Strab., iv, p. 206) ; Plin., xiv, 3, 5, 8; Virg, Georg., u, 96; Colum., in,2; Martial, xiv, 100: Svet.,4«0., 77).
      Gli antichi abitanti della Rezia furono oggetto ai nostri tempi di accurate indagini per la supposta loro affinità cogli antichi Etruschi ; e prima di ogni altro ne avea di già parlato Polibio (xxxiv, 10, raffrontato con Strab., iv, p. 204; vii, p. 292, 3J3). Giusta la tradizione, i Reti furono quegli Etruschi che avevano preso stanza in origine sulle pianure della Lombardia, ma furono poscia costretti dagli invasori Galli ad abbandonare l'occupata regione e rifugiarsi fra le Alpi, e con ciò vennero segregati dagli altri della loro schiatta che rimasero in Italia, e stabilironsi finalmente nell'Etruria (Justin., xx, 5; Plin., ni, 24; Steph. B., s. v. 'Pat™'). Viene cotesta supposizione avvalorata in qualche guisa dal fatto ricordato da Dionigi di Alicariiasso (i, 24), che gli Etruschi chiamavano se stessi , nell' Etru-ria, Raseni, che ritiensi essere l'unica altra forma del nome Reti. Il decidere simile questione ò tanto più difficile, in quanto che all'epoca della romana conquista fatta della Rezia, la massa della popolazione era celtica, e nel volgere di pochi secoli perfettamente si romanizzò. Ma ammettendo pur anco cbe i Reti siano stati un ramo della gente etrusca, non è molto probabile cbe all'invasione dell'Italia fatta dai Galli, essi sieno ritornati alle Alpi, che avevano varcate per discendere in Italia ; ma sembra assai più probabile il supporre che gli Etruschi delle Alpi fossero un rimasuglio della gente lasciata indietro ivi al tempo in cui gli Etruschi avevano emigrato in origine nell' Italia. Ma comunque possa ciò essere, gli ò certo che l'ansietà nei moderni indagatori di rinvenire alfine la chiave della lingua misteriosa degli Etruschi indusse i medesimi a ricercarla nelle montagne e valli dell'antica Rezia, avendo ragionevolmente stabilito che, sebbene all'età di Augusto il grande corpo della popolazione constasse di Celti, i quali subito dopo di essere stati soggiogati avevano adottato la lingua dei conquistatori , vi potessero nondimeno esistere ancora parecchie tracce dei primitivi suoi abitanti nei nomi dei luoghi, ed anche nel parlar familiare. In que' distretti, in cui la nazione si era conservata più pura da estranei miscugli, come nella valle dell'Engadina (V.) e nella valle di Gardena (Gródnerthal, celebre per l'industria de' suoi abitanti, intagliatori in legno, nel T'irolo italiano, circolo di Bolzano), la lingua che parlasi tuttodì
      è il romanzo, romancio o rumando retico, corruzione del latino, mescolato con elementi celtici e germanici, e con alquanti vocaboli nè celtici, nè germanici , nò latini, ma estruschi , secondo l'opinione più accreditata. Il primo ad intraprendere una completa disamina di cotesti punti, dopo lo spaccio delle più vaghe ed infondate asserzioni da parte di molti eruditi, si fu il tedesco Steub, che pubblicò i risultati de'suoi studii in un'opera sugli abitanti primitivi della Rezia, e loro affinità cogli Etruschi ( Ueber die Urbewohner Ree-tiens undihren Zusammenhang mit der Etruskern. Monaco 1843, in-8°). Pochi anni più tardi, un altro valente filologo tedesco, Guglielmo Freund, raccolse, durante la sua dimora nella Rezia, gran copia di fatti, che spargono non poca luce sull'oscuro argomento, e confermano le induzioni del suo predecessore. E in questi studii fu recata nuova luce dall'opera del dotto Giovanelli Sui Rezii e sulla origine dei popoli d'Italia. Per quello risguarda la storia degli autichi Reti, fu di già avvertito che si resero noti ai Romani nel secolo il avanti Cristo nella loro qualità di tribù montanare , selvagge, astute e rapaci, che si abbandonavano agli istinti del furto e della rapina, anche al tempo in cui erano soggetti a Roma, e quando i loro dominatori avevano compiuto di già una grande marcia per il Norico, attraversando il paese da essi abitato. Al pari di tutti i montanari, erano della libertà tenacissimi, e combatterono contro i Romani con disperato furore, come rilevasi da Floro, il quale afferma che le retiche donne, pugnanti anch'esse accanto agli uomini, consumate le frecce, scagliavano contrò i Romani i loro stessi bambini. Ciò non ostante, furono costretti a cedere, e nel 15 av. C. furono finalmente soggiogati e la loro regione diventò una delle tante provincie romane. Durante l'ultimo periodo dell'Impero, il loro territorio fu quasi intieramente devastato, ma migliorò nn poco quando gli Ostrogoti, capitanati da Teodorico, se ne impadronirono, e vi posero al governo un duca. Morto Teodorico, i Boi si sparsero per la Rezia e per il Norico, ed il fiume Lieo diventò il confine tra gli Allemanni nella Vindelicia ed i Boi nella Rezia (Egin., Vit. Carol. M.y 11 ; Cassiodor., Far., iv, 4; Eugypp., Vit. S. Severini, 29; Fior., iv, 2; Hor., Carm.t iv, 14, 15; Dion. Cass., liv, 22).
      Le più considerevoli fra le varie tribù della Re-zia erano le seguenti:
      1° Leponzii (Lepontii, Ar^óvnot) nelle valli del lato S. delle Alpi, verso l'estremità dei due grandi laghi che diconsi oggi Lago di Como e Lago Mag-j giore. Strabene afferma che si erano inoltrati un ! tempo, al pari di molte altre minori tribù alpine, sulle terre italiche , ma che furono poco a poco , respinti alle natie montagne (Strab., iv, 204-206). Non è facile determinare la posizione ed i limiti del loro territorio, asserendo Cesare che il Reno aveva le sue scaturigini nel paese dei Leponzii, mentre Plinio attesta che gli Uberi o Viberi, ramo dei Leponzii, occupava le sorgenti del Rodano; e Tolomeo, in opposizione a tutte le altre testimonianze, li pone sulle Alpi Cozie, a dispetto di Stra-i bone, che li congiunge coi Reti. Incontrasene il


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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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