Nuova Enciclopedia Italiana - Volume di Gerolamo Boccardo

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      dall'avarizia di Paolo II. Caterina sua moglie gli portò in dote la contea di Bosco e la protezione di Galeazzo Sforza padre suo ; e il cardinal Riario, fratel suo, gli comperò per 40,000 ducati d'oro la città e il principato d'Imola, nonostante i negoziati appiccati da Lorenzo dei Medici. Memico dichiarato di quest'ultimo, si oppose del continuo al suo disegno d'invadere i picoli Stati della Romagna, entrò nel 1478 nella congiura dei Pazzi, e gli dichiarò poscia la guerra ad istigazione del papa. Mediante le truppe pontificie che stavano sotto i suoi ordini, sorprese Forlì, proprietà degli Orde-laffi da ben cinquantanni, e se ne fece dare l'investitura nel 1480. Egli strinse alleanza con la Repubblica di Venezia contro Ercole I duca di Ferrara, di cui ambiva gli Stati, e sconfisse a Campo Morto, nel 1482, il duca di Calabria che andava in ajuto d'Ercole d'Este. Cambiando a un tratto condotta, strinse alleanza, il 12 dicembre 1482, col duca di Ferrara e dichiarò guerra ai Veneziani, cbe furono scomunicati dal papa per costringerli a por giù le armi. Riusciti vani i suoi tentativi per impadronirsi di Rimini e Pesaro, s'ingrandì alle spese dei Colonna e li cacciò da Marino della Cava e da molte altre fortezze. La morte dello zio (1484) lo privò del suo più valido appoggio. I feudi dei Colonna si ribellarono; il Castel Sant'Augelo, di cui era depositario, fu consegnato dalla sua moglie ai cardinali per una grossa somma, ed egli stesso, dopo l'elezione d'Innocenzo Vili, si ritirò nel suo principato di Forlì. I Medici e suoi molti nemici lo fecero assassinare dalle sue proprie guardie. Ei lasciò un figliuolo, Ottaviano, che andò debitore della conservazione del suo principato alla fermezza della madre Caterina Sforza.
      RIARIO Pietro (biogr.). — Cardinale, fratello del precedente, nato nel 1445 a Savona, morto il 5 gennajo 1474 a Roma, fu dallo zio Francesco della Rovere, francescano, chiamato a Siena a studiare, e divenne lettore di filosofia nel convento di San Niccolò in Venezia. Quando il Della Rovere divenne papa nel 1471 sotto il nome di Sisto IV, lo nominò subito vescovo di Treviso, ove fece rifabbricare la cattedrale e lo fece poi cardinale di San Sisto, trasferendolo nel 1473 all'arcivescovato di Firenze. Insignito della legazione di Perugia e quindi di tutta Italia, si portò a Milano, a Padova e Venezia, riscuotendo da per tutto grandi onori. Teneva una corte di 500 persone e si trattava con magnificenza principesca nella mensa, nell'abitazione, nei letti, negli abiti e nelle scuderie. Furono memorabili la cena che imbandì agli ambasciatori di Francia e la pompa sontuosa onde accolse Eleonora, figlia del re di Napoli, che andava sposa ad Ercole I d'Este. Nei due anni del suo cardinalato, abusando delle rendite ecclesiastiche, si fa ragione spendesse circa 1,500,000 lire nella sola tavola. Morì non senza sospetto di veleno, propinatogli da persone che mal potendo tollerare la sua sfrenata ambizione, per cui disponeva a suo talento del pontificato, lo tolsero di mezzo provvedendo alla sicurezza di Sisto IV, di cui vuoisi che il cardinale disegnasse sbrigarsi per cingere egli stesso il triregno.
      RIARIO Raffaele (biogr.). — Cardinale, nato il di 3 maggio 1451 a Savona, morto il 7 luglio 1521 aNapoli, era nipote del precedente, di cui raccolse l'eredità, e fu fatto da Sisto IV cardinale diacono di San Giorgio in età di 17 anni, con numerosi benefizi ecclesiastici, di che manteneva numeroso corteo, in cui annoveravansi persino 16 vescovi. Ebbe parte nella congiura dei Pazzi contro i Medici, e quando Cesare Borgia tolse Forlì ai Riarii, fuggi in Savona. Fu vescovo di Cuenca, Osma, ecc., suburbicario di Porto e di Ostia e Velletri, di cui ricostruì le cattedrali. Ebbe anche le abbazie di Monte Cassino, Cava, Chiaravalle, Pavia in cielo aureo, di Sassovivo ed altre, oltre il protettorato degli Agostiniani e la vice-reggenza delle provincie di Bari e Capitanata. Divenuto titolare della chiesa di San Lorenzo in Damaso, la rifabbricò, e proseguì e compì il contiguo sontuoso palazzo detto di Sau Giorgio, incominciato dal cardinal Mezzarola col l'architettura del Bramante. Accusato come complice della congiura del cardinale Petrucci contro Leone X, per poco non fu dannato a morte, e fu spogliato in concistoro della dignità cardinalizia e privato di tutti i vescovati e benefizi pinguissimi Ma interpostosi il Sacro Collegio, venne multato di cento mila scudi e gli fu confiscato il palazzo di San Lorenzo in Damaso, assegnato ai vice-cancel-lieri di Santa Chiesa, di che s'ebbe in perpetuo il nome di Palazzo della Cancelleria Apostolica. Nei quattr'anni che sopravvisse alla sua sventura, il cardinale Riario, con tutto che reintegrato nelle dignità e benefizi ecclesiastici, contrasse profonda malinconia congiunta ad estrema debolezza di testa, e la morte troncò i suoi patimenti a Napoli. 11 suo cadavere fu trasferito a Roma e sepolto nel presbiterio della chiesa dei Santi Apostoli.
      RIARIO Alessandro (biogr.). — Cardinale bolognese, dei marchesi di Castelletto, della nobile famiglia dei precedenti, fu ascritto nel 1562 nel numero de'pre-lati e nel 1565 ottenne la carica di Uditore generale della Camera e quindi da Pio V il titolo di patriarca di Alessandria. Andò col cardinale Bonelli legato a latere in Francia, Spagna e Portogallo per stringere quei sovrani in lega contro il Turco, finchò Gregorio XIII lo creò cardinale prete di Santa Maria d'Araceli. Nel 1580 andò legato a latere a Filippo II per la successione al trono di Portogallo, e lo coronò re. Reduce in Italia nel 1581, gli fu affidata la legazione dell'Umbria e di Perugia, la prefettura della segnatura di giustizia, ecc. Intervenne al conclave di Sisto V e morì in Roma il 18 loglio 1585, d'anni 42 non compiti, nel suo palazzo presso porta Settimiana.
      Vedi: Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (voi. lvii) — Panvinio, Vita di Sisto IVStef. Iufessura, Diario rom.
      RIAS (patol.). — Scolo continuo di lacrime, cagionato da atrofia o da mancanza della caruncola lacrimale.
      RIASSICURAZIONE (dir. comm.). — Se l'assicuratore volesse esonerarsi dei rischi cbe si è accollati, non potrebbe rescindere il contratto senza il consenso dell'assicurato; come, del pari, quest'ultimo, temendo di aver fatto una cattiva scelta, non può rompere la convenzione. E nondimeno era necessario fornire ad entrambi un mezzo per soddisfare a questo desiderio di sicurezza. Un tal messo,
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Nuova Enciclopedia Italiana - Volume XIX (parte 1)
Dizionario generale di scienze lettere industrie ecc.
di Gerolamo Boccardo
Utet Torino
1885 pagine 1280

   

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